Il Convegno: “Omaggio alla Piccola Firenze d’irpinia”
01.05.2014, L’iniziativa
L’appuntamento è per venerdì 2 maggio alle ore 18:00 presso la Sala Consiliare in Via Roma a Bagnoli Irpino.
L’Associazione Culturale Palazzo Tenta 39 presenta il Convegno “Omaggio alla Piccola Firenze d’irpinia” a proposito della pubblicazione del libro “La Storia della Poesia Irpina (dal Primo Novecento ai giorni nostri)”, Vol. 2, Delta 3 edizioni di Paolo Saggese. Introduzione di Ugo Piscopo. Modera: Aniello Russo, studioso e poeta.
Saluti: Giulio Tammaro e Federico Lenzi, rispettivamente presidente e responsabile eventi di Palazzo Tenta 39. Interventi: Silvio Sallicandro, Editore; Luciano Arciuolo, Dirigente scolastico e poeta; Agostino Arciuolo, poeta e scrittore; Ferdinando Rogata, poeta; Giuseppe Iuliano, Presidente CDPS; Paolo Saggese, Direttore artistico- scientifico del CDPS.
Con la partecipazione di Maria Varricchio e degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Michele Lenzi” di Bagnoli.
Nel corso della serata saranno lette poesie di Tommaso Aulisa, Agostino Arciuolo, Luciano Arciuolo, don Remigio Maria Jandoli, Aniello Russo, Ferdinando Rogata, Onorio Ruotolo.
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LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE
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La “Storia della Poesia Irpina” (2)
La “Storia della Poesia Irpina” (2), insieme al primo volume, è l’opera più completa mai scritta sulla poesia irpina, dopo le ricerche comunque encomiabili di Virginio Casale, Arturo Famiglietti, Pasquale Di Fronzo, e che molti componenti del Centro di Documentazione stanno continuando, tra cui Peppino Iuliano, Salvatore Salvatore, Alessandro Di Napoli, Franca Molinaro, Alfonso Nannariello, Claudia Iandolo, Alfonso Attilio Faia, Vincenzo D’Alessio, Antonietta Gnerre, Domenico Cipriano, Raffaele Barbieri, Francesco Di Sibio, Cosimo Caputo. Un primo profilo della storia della poesia irpina, d’altra parte, era stato già delineato da Saggese in “Operai di Sogni. Poeti irpini del ‘900” (2007).
Il lavoro ambizioso, che Paolo Saggese, Giuseppe Iuliano, Salvatore Salvatore, Alessandro Di Napoli, Franca Molinaro, insieme anche all’UPI guidata da Michele Ciasullo e Tonino Morgante, prevede la realizzazione di altri tre volumi: un altro di storia letteraria, due di antologia, per un numero complessivo di duecentosessanta autori, studiati in duemila pagine. Il progetto dovrebbe essere completato nel novembre 2017: la prossima tappa è giugno 2015, con la pubblicazione del terzo volume di Storia della poesia. Le due antologie, che seguiranno, completeranno il quadro.
Al proposito, nell’introduzione ha scritto Ugo Piscopo:
A monte di questo libro, come di tutta l’opera di Saggese intesa alla ricognizione della poesia e della cultura in Irpinia nell’età moderna e contemporanea, per poi contattare e interrogare, andando à rebours, le situazioni e gli autori del passato e i problemi generali, si colloca un lascito di idee che rinviano al realismo romantico e alla grande scuola storico-filologica che è a cavallo fra secondo Ottocento e primo Novecento. Di qua discende una suggestiva aura vivificante l’interesse a cercare i documenti, a ricostruire paesaggi complessivi e a dialogare con gli animatori di quegli ambienti e di quegli eventi, come alla ricerca degli etimi culturali specifici delle specifiche opzioni linguistiche, retorico-stilistiche, ideali.
Sulla sua formazione influiscono in maniera decisiva gli anni di studio universitario e postuniversitario di Firenze, dove egli ha avuto a punto fondamentale di riferimento, per il suo noviziato di studioso indagatore dei testi in maniera non estetizzante, ma rigorosamente costituita sull’attrezzatura mentale critico-filologica, l’insegnamento di Antonio La Penna, ispirato, come avviene anche per Sebastiano Timpanaro che è testimone e interprete di una vicenda culturale speculare e parallela, alla lezione rigorosa e lucidissima di Giorgio Pasquali costituita su cifre e griglie di alta filologia.
Da La Penna e dall’ambiente toscano, Saggese raccoglie fondamentali suggerimenti anche per la coniugazione militante della ricerca intellettuale con l’impegno a spendersi in maniera totale, ma non gregaria, sul versante delle battaglie etico-civili, per una nuova cultura, per una nuova società. Di qua, l’incontro con Gramsci innanzitutto e quindi con il meridionalismo di Dorso, di Manlio Rossi-Doria, di Carlo Muscetta, che adegua l’analisi e lo scandaglio intellettuale a campo di battaglia per idee e per scelte da calare nel concreto della società, per un avanzamento, anzi una rinascita del Sud e con il Sud di tutto il contesto nazionale.
[…]
E nel segno dell’inclusività e della difesa dell’identità, assolutamente immune da angustie localistiche, è l’operazione di Saggese. È da anni che si è rimboccate le maniche e si è messo a lavorare di buona lena, conseguendo consensi e risultati stimolanti e, insieme, generando aspettative di nuove e più aperte situazioni.
Non mancano, tuttavia, critiche, a cui accenna l’autore stesso nella nota iniziale qui allegata al testo.
Facendo riferimento a eccezioni sollevategli di scarsa selettività, egli rilascia a margine delle veloci glosse di molto buon senso. A integrazione e a potenziamento delle quali, qui se ne aggiungono altre.
Non selettivo, Saggese? Aperto a trattare di tutto? Bene, diciamo noi, perché la linea seguita era/è nelle sue premesse oltre che nella cultura che gli fa da griglia di sostegno. Egli vuole costruire includendo, non escludendo, è attento, secondo programma, coerentemente, a tutti i segni in movimento sul territorio di consapevolezza letteraria e di volontà di fare in direzione di un nuovo profilo dell’Irpinia. In realtà, qualcosa oggi si sta muovendo, in Irpinia, nel Sannio, nel Cilento, nel Sud e più generalmente nella realtà contemporanea, dettato da nuove istanze identitarie, ma anche novatrici, in consonanza con processi più generali di liberazione dell’immaginario. Con pazienza e umiltà muratoriane, Saggese si mette al loro servizio, proprio come il grande autore dei Rerum Italicarum scriptores guardava ai testi che veniva raccogliendo e inquisendo pensando a una nuova frontiera della civiltà e della vita nazionali. Inoltre, dalla stessa cultura di riferimento, Saggese è incoraggiato a procedere non unidirezionalmente, non in esecuzione di formule e di schemi coattivi, accademici, di supporto ai poteri degli autori consacrati dal successo e dei centri di formazione e di orientamento dell’opinione pubblica arroccati in difesa dei feticci e delle poltrone sinodali, ma prestando ascolto agli indizi di nuove situazioni in movimento, costruttivamente, con tutta serietà di offerta.
È qui il segreto della sua motivazione di ricerca, apparentemente facile, anzi, come potrebbe apparire, troppo facile, ma in sostanza rischiosa e scomoda, perché essa richiede una vigilanza a trecentosessanta gradi su tutto ciò che può insorgere o che sta lievitando sul territorio e attorno ad esso.
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03.05.2014, Note di Federico Lenzi
Presentato a Bagnoli il secondo volume di “Storia della poesia Irpina” di Paolo Saggese
Libro presentato nell’ambito del convegno “Omaggio alla piccola Firenze d’Irpinia”. Sette i poeti bagnolesi contemporanei nell’opera.
E’ stato un lungo pomeriggio di cultura e poesia quello di venerdì due maggio a Bagnoli Irpino. Pomeriggio iniziato nel ricordo dello sfortunato operaio morto nell’area industriale di Nusco: lo sgomento si è unito all’indignazione per le condizioni di lavoro in Italia ed in particolar modo nel nostro mezzogiorno. Paolo Saggese ospite della locale associazione culturale “Palazzo-Tenta39” ha presentato la sua ultima fatica letteraria: il secondo volume di “Storia della Poesia Irpina”, un’opera che annovera i poeti dal novecento fino ai giorni nostri. Il libro è stato proposto nel corso del convegno “Omaggio alla piccola Firenza d’Irpinia” che ha visto intervenire il prof.Aniello Russo, il preside dell’”Istituto Comprensivo Michele Lenzi” di Bagnoli Irpino Luciano Arciuolo e i suoi alunni coordinati dalla prof. Maria Varricchio.
Si è deciso di presentare il libro nella sala consiliare del comune altirpino, perché tra i principali autori irpini del novecento ben sette sono bagnolesi. Il comune irpino che vanta il maggior numero di autori è Bisaccia che è rappresentata da otto poeti, ma in rapporto alla popolazione presenta una densità poeti/abitanti minore rispetto alla location in cui si è svolto l’evento. I paesi confinanti, Nusco e Montella, vantano invece quattro poeti ciascuno. Sul perché di questa grande concentrazione di letterati in questo comune di tremila anime si è interrogato uno studioso avellinese, interpellato dal prof. Russo per lo studio del manoscritto di Bruni. La famiglia Bruni fu una delle più ricche e importanti nella comunità bagnolese del settecento e un suo rappresentante ha narrato sui suoi quaderni cento anni di storia d’Italia, del Regno di Napoli e di Bagnoli. Un racconto che il Bruni dedica ai posteri affinché mantengano viva la memoria. Ciò che è risaltato subito agli occhi degli studiosi è stata la strana coincidenza di un gran numero di artisti sin dal seicento. Alla fine delle ricerche si è concluso che i governi favorevoli, l’intraprendenza nello scrivere di questa gente e la scuola domenicana che offriva sin dal cinquecento istruzione gratuita, anche ai figli dei più poveri contadini, hanno creato un clima favorevole alle arti. Proprio per questa motivazione Onorio Ruotolo definisce questo paese:”la piccola Firenze d’Irpinia”.
Il prof. Aniello Russo, studioso dei dialetti e delle tradizioni irpine, insieme a Paolo Saggese del “Centro di documentazione sui Poeti del Sud” hanno tracciato il profilo dei vari poeti bagnolesi presenti nell’opera. Inoltre, gli alunni delle scuole medie hanno recitato alcuni versi di questi personaggi. Si è iniziato dal già citato Onorio Ruotolo vissuto a Bagnoli (madre bagnolese e papà di Cervinara). E’ stato ricordato per la sua intraprendenza e per l’amore per la sua terra. Famoso fu l’episodio del lionese John Alifano che grazie alla scuola per emigrati italiani fondata da Onorio (la “Leonardo Da Vinci School”) da analfabeta divenne un affermato dottore nella New York degli anni trenta. Si è continuato con don Remigio Maria Jandoli, il parroco natìo di Nola che con la sua sprezzante ironia ha per anni inveito contro i mal costumi dei bagnolesi. Eppure, risulta una figura ancora ricordata e amatissima nel paese. Simpatica la lettura della poesia in cui bersaglia le feste di S.Marco, S.Nesta e Ss.Pietà che si riducono solamente in una scampagnata con fini culinari. Si è ricordato anche l’ex sindaco Tommaso Aulisa(alla presenza dei familiari) con una poesia in cui evidenziava il profondo attaccamento al denaro di gente arricchitasi velocemente. Versi che hanno colpito i presenti; grazie all’ottima pronuncia dialettale dei ragazzi delle scuole medie per la gioia del prof.Russo e per la tristezza della loro docente d’italiano. E’ stato, poi, il turno di Ferdinando Rogata (presente all’evento) e della sua poesia progressiva nella speranza di cambiare il mondo degli anni ottanta, versi che cozzano con l’attuale presente dominato dalla rassegnazione. Saggese ha poi introdotto la lettura dei versi dello stesso Aniello Russo. Scrittore oggettivo e impersonale con i suoi studi ha delineato i duri profili della civiltà contadina irpina. Uno scrittore che va oltre la classica ironia bagnolese per mostrare le dure regole sociali e le non meno dure condizioni di vita di quei tempi. Nell’opera sono contenute anche rime della poetessa Angelica Pallante: insegnante in pensione che risiede a Firenze, ma condivide costantemente le sue opere con la sua comunità d’origine. Il tema della tristezza e della solitudine, ma anche gli eventi della vita quotidiana risaltano agli occhi di Pallante. Successivamente, è stata la volta della giovane Antonella Iuliano che, oltre ad aver pubblicato vari libri di narrativa, ha composto versi di grande profondità. Iuliano rappresenta con Pallante una presenza fissa della rubrica poetica portata avanti dall’associazione culturale di Bagnoli “Palazzo-Tenta39”. La poesia femminile nel borgo altirpino inizia ad affermarsi in questi anni, dopo essere nata con Faustina Grassi nel settecento. Raro caso di poetessa e di donna alfabetizzata nel regno di Napoli di quei tempi, i suoi versi furono bruciati dal vescovo di Nusco. Si è concluso con Luciano e Agostino Arciuolo, padre e figlio, poeti che sembrano una sola anima in poesia. Simbiosi che emerge nell’affrontare tematiche d’ingiustizia sociale.
Si è sottolineato come questa sia poesia di gran livello, ma su come sia tagliata fuori dai grandi giri di affari/pubblicazioni delle più blasonate case editrici. In un mondo sempre più capitalista anche la letteratura è divenuta commerciale e per gli artisti irpini non basta la qualità, ma occorrono sempre di più gli agganci giusti e il consenso dei grandi critici. A questo si aggiunge la determinazione dei passati governi nel cancellare dai programmi scolastici tutti gli autori contemporanei nati al di sotto di Roma. Contro questa situazione si adopera l’associazione dei “Poeti del Sud” che ormai da anni promuove la poesia irpina nelle scuole. Il convegno si è concluso con la speranza di una possibile revisione dei programmi scolastici nell’agosto venturo, per dare finalmente al sud la sua parte nella letteratura contemporanea. Una battaglia culturale che rientra nella questione meridionale e nell’importanza degli intellettuali in questa terra (come sosteneva Gramsci e ha ribadito il preside Arciuolo). Una manifestazione che ha coinvolto giovani e anziani tenuti insieme dalla vena poetica che continua a pulsare floridamente in quest’angolo d’Irpinia.