Quel PRONTO SOCCORSO lontano
di Antonio Cella (tratto da “Ottopagine” del 06.10.2010)
E’ la prima volta che condivido, sia pure con piglio montanelliano, l’invito rivolto all’on.le Ciriaco De Mita da parte di un esponente del PdL, il quale intima al parlamentare nuscano di “non intromettersi nelle decisioni che riguardano la conduzione amministrativa di Palazzo S.Lucia e, in particolare, sulle nomine dei Commissari ASL” (vedasi articolo di mercoledì 11/08/10 pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno).
Fulvio Martusciello non ha capito, evidentemente, che De Mita ha più voce di lui in quel capitolo, essendo rappresentato in quel consesso dal suo successore che, prima ancora che Bossi indicasse quale suo delfino ( o “trota” come da sua definizione) il figlio Renzo , il Signore di Nusco aveva già fatto testamento politico in direzione del nipote Giuseppe, attuale Vice Presidente della Giunta Regionale della Campania.
Ho sempre ammirato l’intelligenza dell’ottuagenario nuscano, pur mantenendomi politicamente lontano dal suo raggio d’azione, dal suo filo capestro, che aveva ed ha tuttora la forza di attrarre a sé moltitudine di gente. Del nipote, conosco ben poco. Non ho ancora capito dove conducano i suoi itinerari politici. Ciriachino, come affettuosamente viene chiamato dai Bagnolesi, astuto più di una volpe, ha avuto la forza di mantenere per dieci anni in serie “A” l’Avellino Calcio e di trattare a tu per tu con l’Avvocato Agnelli le (sue) condizioni per l’insediamento degli stabilimenti Fiat a Grottaminarda. Fu in quell’occasione che il patron della Fiat lo definì, con malcelata ipocrisia: “l’intellettuale della Magna Grecia”.
Tutti sappiamo che, fino a quando Ciriaco ha la forza di articolare l’indice della sua lunga mano, le ASL campane resteranno sempre suo feudo elettorale. Lui, in quanto a Potere, è ancora “vigente” e, facendo il confronto con Berlusconi, considerando, cioè, la massa degli elettori e le dimensioni del territorio su cui esercita il suo appeal politico, credo che, in percentuale, il suo consenso sia più alto di quello che a livello nazionale riscuote il Presidente del Consiglio, quando è nelle grazie dei suoi sostenitori.
Lui, però, non si è mai preoccupato di dare uno sguardo retrospettivo sull’operato dei suoi sodali, che operano in banche, ospedali, comunità montane, ministeri e quant’altri. Per Lui contano solamente i VOTI. E’ anche colpa loro se la sanità in Campania e nel Lazio ha accumulato debiti in misura strato sferica. La quota del ticket sui farmaci raggiunge, a volte, più del 50% del costo dei farmaci stessi e il tiket per il “codice bianco” ha toccato i 50 €. Ed è arduo potersi curare, anche per chi vive senza eccessive preoccupazioni finanziarie la propria esistenza.
I disservizi all’interno dei nosocomi sono diffusissimi: incontrollati e incontrollabili. E nessuno smuove una sillaba in segno di protesta. Stiamo vivendo, credo, il medioevo di ritorno.
Giorni fa ho trasportato mia nipote di due anni al pronto soccorso pediatrico facente capo all’Ospedale G.Moscati di Avellino. Struttura nuovissima situata alla periferia della città, nei pressi del campo sportivo. Varcando il cancello, a notte fonda, ho dovuto suonare il clacson per imbattermi in qualcuno che potesse darmi delle informazioni sul dove andare. Eravamo calati in un’atmosfera surreale: ampi corridoi poco illuminati, scarsa segnaletica e, all’ansia che bombardava i palpiti nel petto, nelle tempie e nelle orecchie, si accompagnava un senso di smarrimento dovuto alla irraggiungibilità della struttura del pronto soccorso . L’uomo assonnato che ci aveva ricevuto era stato, tuttavia, molto chiaro: “andate dritto per il corridoio (circa 200 metri), girate a sinistra (altri 200 metri) e prendete l’ascensore che troverete sulla destra. Una volta giunti al secondo piano dell’edificio, percorrete il corridoio (altri 300 metri) e poi, ancora a destra, c ’è l’ ingresso del pronto soccorso. Basta bussare per essere ricevuti”.
Roba da terzo mondo!
Vi pare una cosa assennata allocare al secondo piano di quell’edificio, dopo una moltitudine di corridoi, il servizio di Pronto Soccorso? Vi pare giusto che una povera madre, già debilitata dall’ansia e dal dolore per il malanno accorso alla propria creatura, debba trascinarsi, esausta, verso l’ improbabile aiuto , senza l’ausilio di una scarda di barella che le desse sollievo fisico? Forse (e sottolineo forse) il Direttore Sanitario dell’Ospedale di cui trattasi non si è ancora reso conto dell’assurdità che stiamo vivendo sulla nostra pelle. Oppure è un temporeggiatore: uno di quelli che, magari, pianifica pure le cose, ma poi prende tempi lunghi per realizzarle (sono circa tre anni che la struttura opera in quel piano dell’edificio). E’ uno, insomma, che affronta le soluzioni spalmandole comodamente sul futuro. Si sono succeduti diversi Direttori e Commissari straordinari in quel nosocomio e nella stessa ASL. Gente che militava, in attesa di incarichi, nell’entourage di Amelia Corstese Ardias, illuminata assessore regionale, che certamente non brillavano per intelligenza.
I risultati sono dalla mia parte: mi danno ragione. C’è un proverbio del mio paese che recita: “rorm lu canu, rorm lu padronu, rorm la pucurella int ‘a la reta”. Svegliatevi, per favore!.
Ma un elogio a Ciriaco De Mita lo voglio comunque fare: i medici e gli infermieri di quel pronto soccorso sono veramente all’altezza della situazione.
E’ la politica che ha le sue falle.
La replica di Giuseppe Rosato, Diriettore Generale A. O. “Moscati”
(tratto da Ottopagine del 07.10.2010)
Gentilissimo Direttore, in riferimento all’intervento a firma del sig. Antonio Cella pubblicato sul quotidiano da Lei diretto, in data mercoledì 6 ottobre 2010, alla pagina 23 e titolato “Quel Pronto Soccorso lontano”, mi corre l’obbligo di fornire alcune spiegazioni, dal momento che l’autore dell’articolo-lettera, tra l’altro, muove critiche relative all’organizzazione logistica del Pronto Soccorso pediatrico della Città Ospedaliera. Innanzitutto, va precisato che la definitiva sistemazione del Pronto Soccorso del Dipartimento Materno – Infantile è programmata per il prossimo mese di dicembre, quando sarà ultimata la Città Ospedaliera di Avellino.
Detto Pronto Soccorso sarà accorpato a quello che dovrà servire le emergenze dell’ intero complesso e collocato in una posizione che terrà conto delle esigenze dell’utenza e dei diversi percorsi interni. Indubbiamente, l’attuale sistemazione provvisoria del Pronto Soccorso pediatrico ha potuto provocare qualche disagio. La Direzione dell’Azienda “Moscati”, però, all’ epoca in cui fu chiuso il plesso di via Ferriera ( il cosiddetto o spedale “Capo ne” ), ritenne opportuno assicurare comunque un percorso di emergenza riservato ai casi più urgenti. Il signor Cella, nel suo intervento, evidenzia che, al di là del disagio di dover percorrere alcuni metri per far giungere a destinazione la piccola paziente da lui accompagnata, ha poi dovuto riconoscere che l’assistenza prestata da medici e infermieri è stata adeguata, o , come egli stesso scrive, “all’altezza della situazione”. Ciò detto, non mi resta che dover con un certo rammarico constatare che quella che, tra due mesi, sarà battezzata come una delle più importanti opere del Mezzogiorno venga irresponsabilmente denigrata e, per di più, proprio da un cittadino irpino, che dovrebbe andare fiero di poter usufruire di una struttura sanitaria così all’ avanguardia da ogni punto di vista: professionale, tecnologico e architettonico. In quello che era stato ampiamente annunciato come un periodo di transizione, in attesa della consegna definitiva della città Ospedaliera all’Azienda “Moscati” e all’ intera comunità avellinese e irpina, forse era eccessivo aspettarsi, da parte di tutti i cittadini, una partecipazione maggiore all’evento e, quindi, la giustificazione di quelle che potevano essere alcune temporanee disfunzioni nei servizi. Il mio essere un avellinese mi fa restare in ogni caso convinto che apprezzamenti come quelli del sig. Cella, che arriva a definire la sua esperienza “roba da terzo mondo” senza dare il giusto riconoscimento a quanto di efficace ed efficiente e, perché no, di esteticamente gradevole ha riscontrato entrando nel nostro e nel suo ospedale, resti solo uno dei pochi esempi di ingenerosa critica fine a se stessa. Anche perché – e ritengo sia la cosa più importante – la paziente è stata curata in maniera impeccabile.
http://www.irpinianews.it/Attualita/news/?news=123352