Laceno: tutto o nulla
20.02.2014, Articolo di Federico Lenzi
C’era la trama, c’erano due star di Hollywood e c’era il set: Laceno. Questo è bastato due mesi fa ad infiammare le menti dei bagnolesi. Persino “Il Mattino” di Napoli ha creduto alla falsa notizia messa in circolazione da un sito straniero e rimbalzata di sito in sito. “Aiutati che Dio t’aiuta!”, questa è la morale della vicenda: se non c’adoperiamo noi a promuovere il nostro territorio, di certo non verrà un salvatore della patria dall’America o da qualsiasi altro posto. Se non s’impegnano i bagnolesi non saranno neanche gli enti per la promozione territoriale a livello provinciale o regionale a farlo: vedi per esempio la Comunità Montana o il Parco Regionale dei Monti Picentini. Quest’ultimo con sede a Nusco, paese ricco di montagne (!?!), potrebbe davvero fare moltissimo per il territorio, ma non risponde neanche alle mail inviategli dai cittadini (chiesi un’intervista, ma non hanno mai risposto alla mia mail). Un ente che neanche risponde ai cittadini che pagano le tasse per sovvenzionarlo non merita di esistere, cos’è uno “stipendificio”? Oramai credo che solo la cooperazione dei singoli comuni irpini per valorizzare eccellenze gastronomiche e territorio all’Expo 2015 potrà attirare investimenti.
Nelle ultime settimane, tema di scottante attualità è quello delle seggiovie. Nonostante siano lente (la domenica si creano code), i cannoni non funzionano al meglio (quando c’è poca neve sugli ultimi tratti capita di trovare pietre che affiorano); è l’unica cosa capace di tenere in vita la località. Chiuderle significherebbe staccare la spina a un malato terminale rinunciando a un suo possibile risveglio. Accade ciò perchè i bagnolesi, come dice la stessa parola, abitano a Bagnoli e hanno una concezione arretrata della montagna (risorsa di legna e terre per agricoltura ed allevamento).
Finché esisterà questa concezione il turismo sarà possibile solamente se pilotato da investimenti pubblici. Tornando alle seggiovie nelle ultime settimane c’è stato un tutti contro tutti: maggioranza, opposizioni, Casa Pound (?), cittadini, Consorzio Laceno e concessionari. Tra comizi e contro-comizi, denuncie e contro-denuncie gli unici a guadagnare sono stati i giornalisti dei quotidiani provinciali impegnati a stendere le cronache di quest’infinita battaglia. Senza piste già Monte-Vergine sarebbe turisticamente più funzionale del Laceno! Tolte le seggiovie tutte le attività che sono sorte non avrebbero lunga vita. In questa triste storia la gran parte della colpa non è però dei politici locali, ma bensì della regione che ha bloccato per anni i fondi. Ma cosa aspettarci da una regione che si ricorda dell’Irpinia solo per fare tagli? Chiudono le ferrovie, tagliano le corse dei pullman, chiudono i finanziamenti a seggiovie e funicolari, non consegnano a tempo debito i fondi europei, non investono per lo sviluppo delle aree più povere e nel febbraio 2012 quando affondavamo nella neve il presidente Caldoro diceva che non c’era alcuna emergenza neve… solo un pò di neve sui monti? Per loro esistono solamente le aree densamente urbanizzate da Caserta a Salerno passando per Napoli. Il resto non conta, perchè la maggioranza degli elettori vive lì e non abita su queste montagne! E’ questa la verità!
Oggi sembra che se si riuscirà a ristrutturare gli attuali impianti per la prossima stagione e a scongiurarne la chiusura sarà già un gran risultato. Bagnoli non ha nulla da invidiare ai paesi della zona, quindi sarebbe ora di dedicarsi alla sola gestione del Laceno praticando l’ordinaria amministrazione/gestione del paese. Dividendosi tra Laceno e Bagnoli si finisce per voler fare tutto e poi si fanno solo mezze cose. Ad esempio si è costruito l’ingresso delle grotte del Caliendo e il costone sovrastante è instabile, si è fatto solo un tratto della monorotaia, si è messo in sicurezza l’hostel ed è rimasta una struttura incompleta… L’hostel, per quanto pericolante fosse, con il suo aspetto lugubre era un simbolo del Laceno, ma quel coso grezzo che è rimasto dopo i lavori è davvero orrendo! Servirebbe per una volta non la politica che promette di tutto alle elezioni e poi si rende conto che è tecnicamente impossibile, ma l’accordo tra tutte le parti per un piano di sviluppo graduale e realista. Una politica che faccia poche cose complete e non tante cose incomplete, in quanto i partiti di Bagnoli che si alternano al potere si schifano a vicenda. Si potrebbe procedere ad ammodernare in primis gli attuali impianti sciistici, poi a costruirne degli altri per ampliare l’offerta del comprensorio e solo in seguito bisognerebbe lavorare alla valorizzazione di lago e grotte. Infine si può pensare di fare un restyling urbanistico al villaggio (penalizzato dal fatto che di villaggio non ha nulla: non è raccolto, ma si disperde in lunghezza per alcuni km.), di valorizzare i percorsi per il trekking e di promuovere altri sport. Senza un cuore che pompa il sangue, come si può sperare che arrivi anche negli organi periferici? Senza tre solide fondamenta: piste, grotte e lago; non si potrà costruire un vero turismo.
Come scrissi in un commento sotto uno dei tanti articoli sulle piste, l’importanza di un comprensorio sciistico si misura spesso dalla sua estensione. Come evidenziai Laceno non compare neanche nei primi siti che escono cercando località sciistiche sugli Appennini. Questo perchè ha soli ventuno miseri km di piste; comprensori come Roccaraso, Campitello Matese, Campo Imperatore, Pescasseroli, Monte Terminillo hanno un’estensione doppia o addirittura tripla o quadrupla rispetto al Laceno. Persino l’Etna ha un’area sciabile maggiore della nostra. Se si vuole il salto e si ambisce a divenire un’affermata località sciistica bisogna creare un secondo comprensorio, bisogna quantomeno raddoppiare l’estensione delle piste per essere considerati come un polo sciistico di una certa importanza. Non siamo più negli anni 50′ e oggi non occorrono giornate e giornate di escursioni e fotografie aeree per conoscere le nostre montagne, basta Google Earth ed abbiamo una ricostruzione 3d del Laceno sul cellulare. La famosa terza seggiovia di cui tanto si parla non basterebbe ad ampliare in modo sensibile il comprensorio. Due quindi possono essere le vie o costruire sul Cervialto o sul rilievo tra il Rajamagra e il Raja della Scannella, quella montagna che domina Valle d’Acera (1321mt) nei pressi della zona denominata “La sgarrupata”. Costruire sul Cervialto significherebbe eliminare un grande percorso per il trekking, edificare un qualcosa di grande impatto ambientale e molto lontano dalle attuali piste. Nella seconda ipotesi si dovrebbe estendere il comprensorio lungo tutta la cresta del Rajamagra ed edificare la terza seggiovia facendola arrivare a Valle d’Acera (lungo l’esistente via d’esbosco) e di lì costruirne un’altra che salga sul rilievo sovrastante la valle alto 1519mt. Le altre valli collegate a valle d’Acera (come Piana Pugliese) che confluiscono nel Vallone dell’Acera permetterebbero di realizzare molti km di piste grazie alle pendenze che si affacciano su questo avvallamento tra le montagne (tutte al di sotto dei 1519mt dove dovrebbe arrivare la seggiovia). Più piste per Laceno significano più importanza e più turismo. Lo snowboard è uno sport che si sta diffondendo sempre più, quindi uno snow-park potrebbe attirare molta più gente che un museo del territorio. Si consideri anche che città come Roma e Napoli hanno un ice-park, anche ad Avellino nel periodo natalizio allestiscono una pista sul ghiaccio, quindi di fianco alle piste non stonerebbe una struttura con piste di pattinaggio e pista per slittino. D’estate basterebbe sostituire i pattini per il ghiaccio con quelli a rotelle ed allestire uno skate-park nella pista per avere una costruzione sempre in funzione. Interventi del genere amplierebbero l’offerta del Laceno più di altre strutture che meglio si addicono a una città.
In questo 2014 si decideranno le sorti del Laceno, si potrà avere tutto o nulla. Le piste sono un segno di speranza affinchè il sistema vada avanti, la loro chiusura ne comporterebbe il collasso. Inoltre, una loro dismissione implicherebbe oltre alle ben note problematiche economiche anche problematiche ambientali su una montagna che è stata profondamente modificata dall’uomo e rimarrebbe abbandonata! Sarò forse un profeta di sventura, ma espressi le stesse idee e gli stessi dubbi sulla loro realizzazione giusto un anno fa… quando tutti facevano mille progetti e annunci, ma la data di pubblicazione del bando slittava di mese in mese. La montagna non è del comune e né dei concessionari, è di chi la ama e sono sicuro che se dovessero chiudere le seggiovie queste poche persone che veramente sanno viverla continueranno ad armarsi di bastone, fotocamera e zaino per perdersi nei suoi più selvaggi e remoti angoli. Per assaporare quel bello che le persone delle tre discese in tutta fretta la domenica mattina non potranno mai capire. Il cemento è solo buissnes, la montagna è un’altra cosa. Mantenere l’equilibrio tra questi due fattori è il compito di chi deve amministrare questa terra. Speriamo che l’Immacolata ce la mandi buona!
A FEDERICO LENZI :
un articolo ben strutturato e capillare nella descrizione, merita un plauso, chi ha scritto penetra nel cuore della questione con coerenza ed esattezza , critica i litigi inutili e dannosi sorti tra i contendenti in questi mesi , mostra un totale impegno nel decrivere la situazione attuale ed il da farsi , penetra nel cuore della questione con posizioni di interesse ed indiscutibili,ED ANCORA, con un finale di speranza ricercata nella fede , bravissimo !!!