E tu quanto vuoi bene alla tua Italia?
28.12.2013, Articolo di Ernesto Di Mauro (da “Fuori dalla Rete” – Dicembre 2013, Anno VII, n.6)
Perché non siamo onesti con lo Stato. Esso impone le tasse, il 30% di noi evade. Lo Stato ci chiede di fatturare. La crisi finanziaria che ha colpito il nostro Paese, come tutta l’Europa del resto, ha aumentato povertà, disagio, per non dire miseria. Questo è un dato di fatto. Ma noi, Italiani, dobbiamo ritenerci vittime o complici della crisi?
Secondo il mio modesto parere, siamo entrambi. Siamo vittime perché abbiamo subito gli effetti di questa catastrofe finanziaria, ma siamo anche, in qualche modo, complici. Vi chiederete perché complici? nostri guadagni e noi fatturiamo, certo. Una volta sì e tre no. Lo Stato ci chiede di costruire in un certo modo e noi abusiamo, poi arrivano le catastrofi naturali, e la colpa è dello Stato. Potrei stare qui e divulgarmi ancora, ma il concetto è chiaro: per noi Italiani la colpa è sempre di chi comanda e noi siamo vittime delle loro trame. Sbagliato, perché chi evade, abusa o non fattura, siamo noi, il popolo.
Grillo ha fondato la sua fortuna elettorale sulla protesta contro il sistema, contro la politica, su una fantomatica rivoluzione che avrebbe dovuto farci tornare indietro di 20 anni. Fatto sta che indietro non possiamo tornare e dobbiamo aggiustare le cose ora, per cercare di andare avanti. Il movimento cinque stelle ha avuto la possibilità di andare al governo con Bersani, nel 2013, ha avuto la possibilità di cambiare davvero le cose, come il suo comico- leader prometteva da sopra i palcoscenici di tutt’Italia. Non l’ha fatto. Perchè sennò Grillo contro chi avrebbe ingiuriato più? La sua logica politica, chiusa e contraria a tutto,non avrebbe avuto più senso. Un grande gesto di coerenza, hanno detto alcuni, invece è stata una scelta del tutto controproducente. Per me, in quel momento, ha segnato per sempre la sua esistenza, politica chiaramente. Come dire, tutto fumo e niente arrosto.Oddio, questo non è del tutto vero, perché i ‘’grillini’’ senza Grillo, qualche proposta seria in parlamento l’hanno fatta.
Ecco, questo esempio sotto gli occhi di tutti, era per dire che se la protesta non è accompagnata dai fatti, è nulla, superflua, ridicola. La società, con un po’ di fantasia, la si può intendere come una grande industria, con una classe dirigente, il governo, e gli operai, noi semplici cittadini, impegnati nel mandare avanti la baracca. Se la dirigenza non funziona bene e gli operai svolgono bene il proprio lavoro, allora si, si può protestare. Ma se allo stesso modo della dirigenza, gli operai non si comportano come devono, allora no, protestare è inutile. E una grande fetta di noi italiani, questo ”lavoro” di cittadino onesto non lo sa fare.
Prima di ingiuriare contro chi abbiamo eletto, c’è bisogno che ognuno di noi si passi una mano sulla coscienza, faccia fortuna dei propri errori e si comporti in modo onesto nei confronti dei propri compaesani, nei confronti del proprio territorio, nei confronti del proprio Paese. Solo così possiamo attuare una rivoluzione civile di cui questo Paese ha veramente bisogno.
Questo, per me, significa voler bene all’Italia: collaborare per la crescita economica e per il progresso.