“Antonio Manganelli, un esempio di legalità”
10.12.2013, L’iniziativa
Il Circolo socio-culturale “Palazzo Tenta 39” organizza una conferenza sul tema della legalità. L’appuntamento è per sabato 14 dicembre 2013 ore 18:00 pressso la Sala Consiliare in Via Roma a Bagnoli Irpino. Verrà presentato il libro “Il sangue non sbaglia” di Antonio Manganelli e rivelato l’esito del Concorso a tema “La legalità”, con premiazione degli alunni delle classe terze dell’Istituto Superiore di primo grado “Michele Lenzi”.
Interverranno: il dott. Antonio Guerriero, procuratore della Repubblica; il dott. Rocco Rafaniello, vice questore della Polizia. di Stato, il dott. Generoso Picone, direttore de “IImattino” di Avellino; il prof. Luciano Arciuolo, Dirigente Scolastico dell’ “Istituto Comprensivo Michele Lenzi”; la prof.ssa Maria Varricchio, docente dell’ “Istituto Comprensivo Michele Lenzi”; Michele Gatta, presidente dell’Associazione socio-culturale “Palazzo Tenta 39”; Giulio Tammaro, direttore del giornalino “Fuori dalla rete”; Federico Lenzi, coordinatore del convegno.
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15.12.2013, Il Mattino (Giulio D’Andrea)
Il libro scritto dal compianto Capo della Polizia presentato dall’associazione Palazzo Tenta39
L’Associazione Palazzo Tenta39 di Bagnoli Irpino ha ricordato la figura di Antonio Manganelli tra aneddoti, legami, attualità e cultura. Il Capo della Polizia, nato ad Avellino e di madre bagnolese, vive anche tra le pagine di un libro: «Il sangue non sbaglia».
Il ricordo del nipote, Federico Lenzi, arriva dalla sala consiliare. «Zio Antonio, una persona legatissima a Bagnoli. Prima che diventasse Capo della Polizia non mancavano mai le visite dai nostri parenti, spesso durante sagre e altre iniziative».
LucianoArciuolo, dirigente scolastico, parla di Manganelli attraverso il libro. Un lavoro che il Prefetto scrisse durante i mesi della malattia. A Houston per le cure oncologiche, aveva inizialmente pensato ad un’autobiografia. Poi si spinse subito oltre, in una nottata cambiò idea. Fino a mettere su carta 260 pagine di un romanzo giallo corposo e profondo, edito da Rizzoli.
«Dall’opera – commenta Arciuolo – traspare non solo il poliziotto, ma una persona di grandi valori etici e civili. I personaggi del romanzo conducono alla figura di un poliziotto concreto e deciso, Manganelli stesso, che aspira ad un mondo migliore. Questo è il compito principale per ogni funzionario dello Stato e di ogni cittadino».
Spazio anche per un vivace dibattito. Arciuolo, riferendosi all’attualità del movimento dei forconi, è più che convinto: «Il Prefetto Antonio Manganelli non avrebbe mai tolto il casco. Quando le forze dell’ordine si sono unite alle proteste le conseguenze non sono sempre state positive. Anzi. Lo Stato – ha osservato l’ ex assessore alla Cultura – deve fare lo Stato».
Il vice questore Rocco Rafaniello, commissario di Polizia a Sant’Angelo dei Lombardi, invita a non generalizzare: «La gestione dell’ordine pubblico è molto difficile. A volte i segnali distensivi servono a evitare conseguenze potenzialmente drammatiche». Sempre da Rafaniello il ricordo dell’uomo. Poliziotto della gente, Manganelli. Anche quando arrivò a coprire i prestigiosi incarichi prima al Dipartimento di Pubblica Sicurezza poi ai vertici della Polizia.
Si torna ai temi stretti della legalità, affrontati dagli studenti guidati dalla professoressa Maria Varricchio. Nei disegni e nelle parole dei ragazzi c’è l’esigenza di un ambiente senza veleni. A Bagnoli la montagna, la natura, è vita. Michele Gatta, presidente di PalazzoTenta39, ha concluso insieme a Giulio Tammaro: «L’appuntamento con il libro di Antonio Manganelli arriva a conclusione delle nostre attività del2013. Il modo migliore era quello di parlare di un grande uomo che tra l’altro ha conosciuto Bagnoli e i bagnolesi». In sala altri parenti del Prefetto, come Elvira Lenzi.
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15.12.2013, Il Corriere
Il circolo socio-culturale “Palazzo Tenta 39” ha organizzato un convegno per elogiare il suo compaesano Antonio Manganelli: alta carica della polizia Italiana sempre al servizio del popolo italiano. Con una presentazione del libro di Manganelli la giornata ha fatto il suo corso all’insegna della propaganda letterana. Infatti, “Il sangue non sbaglia’: un giallo che racchiude le esperienze del commissario di polizia della gente e per la gente.
A moderare Giulio D’Andrea, il vice questore Rocco Rafaniello che aveva collaborato con il Manganelli nella sua carriera. «Nonostante la sua alta carica istituzionale, Antonio non ha mai dimenticato la sua terra d’origine -esordisce il vice questore- e il suo motto era sostanzialmente essere “vicini alla gente”».
Accurate osservazioni del libro che poi si riversano nel quotidiano del poliziotto di strada. L’iniziativa e stata organizzata insieme all’Istituto Comprensivo Lenzi. Folta la partecipazione di giovani all’iniziativa.
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16.12.2013, Articolo di Alberto De Rogatis (dal sito www.dentrosalerno.it)
Bagnoli Irpino: incontro su Antonio Manganelli
Si è svolto ieri nella sala consiliare del comune di Bagnoli Irpino l’incontro “Antonio Manganelli, un esempio di legalita’” organizzato dal locale circolo culturale Palazzo Tenta 39 con la fattiva collaborazione del presidente Michele Gatta e dei giovani Federico Lenzi e Giulio Tammaro. L’evento è stato voluto per ricordare il capo della polizia Manganelli scomparso prematuramente, di origini bagnolesi e molto legato alla sua terra, e lanciare ai più giovani, attraverso il suo nome e la sua straordinaria opera trentennale al servizio dello Stato e dei cittadini, un importante messaggio sui valori della legalità e della sicurezza.
Tra il pubblico presente numerosi studenti dell’Istituto Superiore di primo grado “Michele Lenzi” che hanno svolto temi e realizzato disegni sulla legalità. Sono intervenuti il giornalista Giulio D’Andrea che ha commentato il libro di Antonio Manganelli “Il sangue non sbaglia” edito da Rizzoli e scritto durante il periodo della convalescenza; D’Andrea ne ha sottolineato la modernità, un romanzo che è atto di amore verso un mestiere, con le vicissitudini del protagonista ispettore Galasso nella sua vita da sbirro, sempre sostenuto da alti valori etici nello svolgimento di un mestiere non certo facile, fatto tra la gente e per la gente.
Quindi il vice-questore di Polizia dott. Rocco Rafaniello ha ripercorso la vita professionale del prefetto Manganelli, investigatore a 360° che ha ricoperto più ruoli delicati nel corso della carriera, una persona estremamente concreta che andava subito al cuore delle cose così come delle persone, e che ha segnato importanti linee guida da seguire per migliorare sempre di più il lavoro del poliziotto ed il suo rapporto con la gente.
Il prof. Luciano Arciuolo, preside dell’istituto Michele Lenzi ha ringraziato gli studenti coinvolti per la passione e la dedizione profuse nello svolgimento dei loro temi, ricordando che uno degli obiettivi primari della scuola è costituito dall’essere palestra di legalità e rispetto delle regole.
A conclusione dell’incontro la docente Maria Varricchio ha letto con i ragazzi alcuni brani significativi dei loro lavori. Un incontro semplice ma molto sentito dai presenti, e gli studenti di terza media protagonisti con la voglia di dire la loro per migliorare la nostra società. Manganelli avrebbe senz’altro apprezzato il loro cimentarsi nello scrivere di legalità e rispetto verso il prossimo. Solo tre anni fa, a Benevento, egli donò un pianoforte a Luciana Canonico studentessa dodicenne non vedente dotata di grande bravura nel suonare il piano ma la cui famiglia non era in grado di soddisfarne il sogno di possederlo.
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15.12.2013, Articolo di Giovanni Nigro (da www.mocapress.com)
Bagnoli, la legalità nel ricordo del “compaesano” Manganelli
Il circolo socio-culturale “Palazzo Tenta 39” ha organizzato un convegno per elogiare il suo compaesano Antonio Manganelli: alta carica della polizia italiana sempre al servizio del popolo italiano. Con una presentazione del libro di Manganelli la giornata ha fatto il suo corso all’insegna del rispetto e della propaganda letteraria.
Infatti, “Il sangue non sbaglia”: un giallo che racchiude le esperienze del commissario di polizia della gente e per la gente. A moderare la giornata il giornalista del mattino, Giulio d’Andrea. «Un libro moderno, anche per i giovani -afferma il giornalista- che racchiude in se la verde Irpinia di cui faceva parte Antonio manganelli».
La parola passa al vice questore Rocco Rafaniello che aveva collaborato con il Manganelli nella sua carriera. «Nonostante la sua alta carica istituzionale, Antonio non ha mai dimenticato la sua terra d’origine -esordisce il vice questore- e il suo motto era sostanzialmente essere “vicini alla gente”». Accurate osservazioni del libro che poi si riversano nel quotidiano del poliziotto di strada. Anche perché Manganelli era quello che aveva istituito il “poliziotto di quartiere” per combattere gli atti criminali della gente con la gente stessa.
Il circolo ha deciso di collaborare per questa importante iniziativa con l’”Istituto Comprensivo Michele Lenzi” e il suo preside, Luciano Arciuolo. «Come scuola abbiamo abbracciato l’idea per far conoscere il nostro “compaesano” –afferma Arciuolo- e anche perché la scuola deve essere la palestra della legalità e del rispetto delle regole». La scuola è il posto in cui cresce la classe dirigente del futuro. Appunto, i giovani e la legalità da cui scaturire una voglia di portare avanti la voglia di Antonio Manganelli: capo della polizia, ma anche uomo che dalla Campania interna ha realizzato il proprio sogno di arrivare ad aiutare la giustizia e l’Italia.
Arriva il momento delle giovani promesse: la professoressa Maria Varricchio dell’Istituto Comprensivo “Michele Lenzi” ha fatto partecipare i suoi alunni di terza media ad un progetto, “la legalità”. Il progetto ha scaturito grande successo e gli alunni con disegni e temi hanno realizzato veri e propri capolavori. Hanno s piegato cosa vuol dire per loro legalità, incentrando nel discorso le figure di Antonio Manganelli (la legge) e quella di Giancarlo Siani (la denuncia). I ragazzi hanno sviluppato l’argomento e sono stati anche premiati dal circolo “Palazzo tenta 39”. Temi forti e quasi oscuri a dei ragazzi di terza media che, lavorando con le professoresse di lettere, sono riusciti ad estrapolare il sunto della Legalità.
La giornata dedicata al compaesano Manganelli continua con gli interventi dei due ideatori e fautori di questa giornata: Giulio Tammaro, direttore del giornalino del circolo “Fuori dalla rete” e un parente di Antonio Manganelli, Federico Lenzi. I due hanno parlato della loro voglia di fare questa giornata e di rimanere nel ricordo di “Zio Antonio”, come dice Federico. Dal libro: giallo e quasi realistico, il ricordo di Manganelli potrebbe non essere abbandonato. Irpino doc che ha passato tutta la vita ad affermare la legalità come un Falcone o un Borsellino.
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15.12.2013, L’intervento di Federico Lenzi
Antonio Manganelli, portatore di grandi valori e grandi virtù
Buonasera a tutti e grazie per essere venuti!
Innanzitutto ci tengo a complimentarmi con i ragazzi delle medie per la loro spontaneità che coglie nel segno. Questa spontaneità negli adulti viene spesso sostituita dall’ipocrisia..
Quella di zio Antonio è una figura che mi ha sempre affascinato, anche se ho avuto il piacere d’incontrarlo una sola volta di persona: tre anni fa proprio qui a Bagnoli. Sua mamma era originaria del nostro paese e quindi lui spesso veniva a Bagnoli per la sagra o la festa dell’Immacolata. Quindi quando Giulio Tammaro mi ha proposto di organizzare un evento legato alla sua personalità ho subito accettato e con il suo aiuto abbiamo organizzato questa manifestazione. All’inizio sembrava impossibile, eppure nonostante tutto questa sera siamo qui!
Io vorrei iniziare con la lettura di un passo del suo libro:”Questo libro è una storia d’amore. La storia d’amore con un mondo, con un mestiere, con un modo di vivere, con una grande famiglia. Una storia d’amore nasce ogni giorno e va oltre la vita”. Così l’autore definisce il suo libro: una storia d’amore per il suo lavoro. Un amore che trasuda da queste pagine di facile lettura, ma allo stesso tempo molto intense. Amore per un mestiere che era diventato la sua vita e che ha svolto fino all’ultimo giorno, una passione per la Polizia che è rimasta immutata nonostante la grave malattia da cui era affetto. Questo libro è stato scritto in uno dei momenti più bui della sua vita. Un momento che tutti dovremo affrontare prima o poi. Un momento in cui ci troveremo a tu per tu con la nostra coscienza e ci sfileranno davanti tutti i fotogrammi della nostra esistenza. Da qui, parte un viaggio nel passato per raccontare al mondo chi era: i suoi pensieri, i suoi ideali, le sue emozioni, le sue paure e la sua vita. Non vuole raccontare la sua splendida carriera, le imprese, gli onori e i riconoscimenti. Rifiuta queste effimere formalità per parlare invece dell’essenza della sua personalità. Questo dimostra l’umiltà di una persona che nonostante fosse arrivata al vertice, non aveva dimenticato le sue origini, non aveva dimenticato di essere partita da zero e con impegno e dedizione era riuscita a coronare il sogno che aveva sin da bambino. Lui, in questo sogno ci ha sempre creduto e contro tutto e tutti è riuscito a realizzarlo. Spesso a questa età capita che la vita ci scivoli addosso, che ci si soffermi su cose insignificanti tralasciando ciò che più conta. Ognuno di noi sente la forza di combattere per qualcosa, per un ideale. Ognuno combatte la sua guerra e questo qualcosa per cui combattere zio Antonio l’aveva trovato nella legalità, nel lottare per la giustizia, nel lottare per la Patria, a difesa dei più deboli. Nessuna battaglia però è facile e molto spesso nel corso degli anni questo slancio idealistico va esaurendosi. Ma in Manganelli no! Lui stesso confessa nel libro che è un lavoro durissimo quello del poliziotto: un lavoro che ti ruba anima e corpo, che ti costringe a sacrificare famiglia ed amici, a passare notti insonni e spesso non è neanche apprezzato. Eppure zio Antonio si considera un albero che ogni anno ringiovanisce, ritrovando le energie per non cedere alle difficoltà anche quando il cammino per la verità si fa ripido e tortuoso. E’ un eroe contemporaneo che fa il dovere per il dovere, con un grande senso di giustizia, che sacrifica e rischia la propria vita ogni giorno, ma resta nell’ombra. L’autobiografia a suo parere era pura presunzione. Era un gesto che preludeva la morte a cui non voleva arrendersi, perché amava la vita! Anche se la sua era particolarmente dura è sempre stata una persona allegra e gioviale, sempre pronta a regalare un sorriso.
La sua vita irrompe spesso nel racconto delle indagini sul delitto De Capraris. Spesso i flash-back di una vita spesa nella Polizia di Stato, nella lotta alla mafia, hanno il sopravvento e la narrazione si fa più profonda e personale. Manganelli ritorna molto spesso col pensiero agli anni 90’, al periodo stragista della mafia, a Palermo: città difficile, a cui è rimasto profondamente legato. Gli anni più intensi della sua carriera si sono svolti proprio qui, dove ha collaborato con Falcone e Borsellino e dove poi si è ritrovato come questore a lottare contro un nemico di un indescrivibile efferatezza. Non può far a meno di ricordare gli odori, i sapori, i colori del capoluogo siciliano; ma sono rimaste impresse nella sua memoria anche le intimidazioni per aver indagato su un potente locale in affari con i mafiosi e la bomba fatta esplodere nel cuore della notte da un nemico che non avrebbe risparmiato neanche le persone a lui più care. Dopo aver raccontato quest’episodio, un senso di delusione pervade Manganelli: costretto a lasciare la città per l’incolumità di chi gli stava accanto. Delusione per uno Stato che in seguito ha persino trattato e fatto affari con i suoi nemici. Questa è la vera storia di Antonio Manganelli, un uomo che come Falcone e Borsellino ha speso la sua vita nella lotta alle mafie. Una lotta che impegnava tutto se stesso. Come Manganelli ci sono tanti altri uomini senza volto e senza nome che ogni giorno combattono una silenziosa guerra per un’Italia migliore! Eroi senza gloria e senza grandi riconoscimenti! Perché quello del poliziotto, come dice il prefetto Manganelli, è un lavoro al servizio di tutti e servo di nessuno. Questi sono i veri eroi dell’antimafia, non coloro che si vantano e spesso, come dimostra la cronaca di questi giorni, si rivelano dei veri e propri criminali. Il libro svela anche il lato più umano di zio Antonio: il grande amore per la moglie identificabile nel personaggio di Sabina a cui dedica molte pagine, i rapporti con i veri pentiti e l’affetto per i colleghi. “Il sangue non sbaglia” insegna anche un metodo d’indagine certosino e scrupoloso che lo porta ad indagare su tutte le piste possibili e persino a sporcarsi le mani per frugare nell’immondizia di un sospettato! Singolare è il suo rapporto umano e sincero con un mafioso siciliano realmente pentito, che in Manganelli trovava un amico sincero sempre pronto ad ascoltarlo (nonostante la carica che ricopriva). Da questo episodio traspare la bontà d’animo, di una delle poche persone veramente giuste che si possono incontrare su questa terra. Manganelli scrive di getto e le emozioni finiscono per travolgere lui ed il lettore nel raccontare il triste destino di un collega di lunga data ucciso durante una banale perquisizione alcuni giorni prima del Natale. A questo punto viene affrontato il tema della paura che per quanto si possa negarla resta una costante sempre presente nell’essere umano, ma di questo ci ha già parlato il vice questore Rafaniello.
A parole chi di noi non si farebbe portatore dei grandi valori e delle grandi virtù che troviamo nella figura di Antonio Manganelli? Tutti, almeno lo spero… eppure, nel mondo odierno regna l’ingiustizia e l’egoismo! Nella nostra stessa nazione è presente un’anomalia: continuiamo a chiamare onorevole gente strettamente legata alle mafie, gente che ha contribuito (in un ottica che prepone il valore del denaro a quello della vita umana) ad avvelenare le nostre terre, a rallentare la nostra economia, a far circolare la droga tra noi giovani, a uccidere gente innocente e a seminare il panico in intere città! Questa gente rappresenta noi e la nostra nazione, percepisce elevate retribuzioni, gode di svariati privilegi e per di più è chiamata onorevole! Ma quale onore? Onore per cosa? Quando lo stesso Manganelli fu persino accusato ingiustamente di corruzione, perché si voleva screditarlo per le compromettenti indagini che stava svolgendo! Si chiama onorevole chi è legato alla mafia e spesso si getta fango sull’operato di chi ha lottato contro le mafie! In Italia ci indigniamo per il parlamentare che compra il quotidiano con i soldi pubblici e non per il faccendiere che collabora con i mafiosi! Siamo noi cittadini quindi i primi responsabili andando a votare schieramenti che propongono personalità legate al cancro che distrugge la nostra nazione! Fino a quando il popolo non dirà no alla mafia e continuerà a lasciare che s’infiltri nel tessuto sociale grazie all’omertà, essa continuerà ad esistere. Se continuiamo a permettere ciò, a farci rappresentare da chi è amico dei mafiosi che cosa siamo venuti a fare qui stasera? A prenderci in giro? Legalità a Bagnoli significa rispettare la regole, come ad esempio: raccogliere legna, funghi e tartufi solo se si è autorizzati nel periodo e nelle quantità stabilite, non gettare rifiuti nei “monnezzari”, non evadere le tasse, non appropriarsi di suoli pubblici, non parcheggiare in seconda fila e tanto altro. La legalità si fa con tanti piccoli gesti quotidiani volti a rendere il mondo un posto migliore. La legalità parte da noi! Tralasciando le piccole cose poi nascono le grandi: la mafia. La mafia esiste ancora: proprio ieri sono state arrestate ben trenta persone per associazione mafiosa e il boss Riina dal carcere minaccia di morte l’attuale magistrato di Palermo Di Matteo. Bisogna dare il giusto peso alle cose e la legalità è una di quelle che più conta. Antonio Manganelli, il ragazzo di origini bagnolesi partito da Avellino con un sogno e giunto ai vertici, è un esempio di ciò, un esempio da seguire, un vero esempio di legalità!
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LE FOTO (a cura di Giovanni Nigro)