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Il clandestino può osservare senza essere visto …

16.11.2013, Articolo di Giovanni Nigro (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2013, Anno VII, n.5)

C’è chi dice …

… che l’Italia degli inciuci, delle raccomandazioni e delle false offerte di lavoro non potrebbe mai ospitare nessuno. Nessuno vorrebbe mai venire a vivere in Italia e nessuno vorrebbe mai lasciare il proprio paese per arrivare soprattutto nel Sud dello stivale. Sicuramente se un italiano vive all’estero vedendo questi anni di crisi, non solo economici, ma anche di identità, non sognerebbe un ritorno nemmeno da morto.

Eppure c’è chi in questi momenti vede l’Italia come una promessa e come una rinascita personale. Gli immigrati, che sono uomini ed essendo tali avrebbero dei diritti che sono quelli di un normale cittadino, fanno di tutto per entrare in Italia senza sapere che chi ci sta dentro e chi ci vive è il primo ad odiare la sua terra. Il vecchio sistema dell’italiano emigrante nel resto del mondo ormai non va più di moda. L’italiano ormai è colui che accoglie, e per fortuna lo fa. Perché chi scappa da una guerra o da una calamità naturale, come la tirannia o la dittatura, ha il diritto di vivere. Per vivere si intende: la possibilità di cambiare il futuro.

Quindi l’italiano, non solo quello di Lampedusa, deve cercare di dare a questi “clandestini”, ma pur sempre uomini, donne e soprattutto bambini una via di speranza. Il criterio italiano prevalentemente poco umano impone agli stranieri una vita senza pretese; cioè chi arriva non deve essere privilegiato anche se nel suo paese non esiste un domani. Il domani si chiama Italia, che da anni cerca in tutto il mondo di accrescere la sua fama di amore per il prossimo.

Del resto l’Italia ospita il capo della Chiesa cattolica sulla terra ed i principi cattolici hanno sempre indetto di aiutare il prossimo e di amarlo come si ama la propria persona. Il senso della politica dovrebbe essere anche questo: aiutare il prossimo e cioè il cittadino a vivere una vita serena. Non permettere di fare la vita da “straccione” e poi vedere il politico o l’amministratore che privatizza tutto. Chissà se i clandestini sanno che al Sud, in Campania, nell’entroterra irpino e più precisamente a Bagnoli Irpino non potrà vivere tranquillo. Questo perché in questo luogo, rimasto ancora “sacro” con la vecchietta che porta il sacco in testa e il lutto addosso, non troverà ciò per cui è scappato dalla “zona di guerra”.

Troverà anche qui la poca democrazia che lo ha fatto scappare, troverà anche qui il potente che al comune va per arricchirsi e troverà anche chi da anni cerca di privatizzare personalmente le feste. Forse però si accontenterà di questo perché almeno potrà respirare un’area buona e di tutto rispetto. Non avrà certo voglia di andare in altri posti dove la gente muore non per le guerre, non per incidente, ma per il tumore ai polmoni, al fegato. Dalle zone di guerra non si può scappare per andare nelle “terre di fuoco”, dove la camorra inietta nel terreno coltivato il rifiuto tossico che compra dal Nord Europa.Non si può cercare di lasciarsi attirare dai soldi facili per poter vivere.

In questo paesino irpino però c’è anche chi critica una raccolta differenziata, su cui vorrebbe apportare delle modifiche. Allora se il clandestino ascoltasse un po’ il popolo bagnolese, gli verrebbe voglia di tornarsene da dove è venuto. Però prima dovrebbe salire sull’Altopiano Laceno e respirare l’area di cambiamento; dovrebbe pensare al futuro degli impianti di risalita delle seggiovie, che sembrano appesi ad un filo perché qualcuno ha sbloccato i fondi da poco oppure penserebbe, sempre il clandestino, che il paese non sa che sono e le vuole abbandonare. Essendo uno straniero non si pone nemmeno il dubbio di chi c’è dietro tutto questo.

La politica quindi ha il dovere di spiegargli qualcosa, di rispondere alle sue domande e ha il dovere di ascoltarlo; perché il bello di essere clandestino è che puoi osservare senza essere visto. Questa politica non viene dal nulla non si tratta più di destra o di sinistra, non c’è più chi si commuove alle feste popolari è vero però non si deve pensare di abbandonare la nave proprio sul più bello.

Una nota positiva però lo straniero la deve vedere in questa Italia martoriata dalla pubblica amministrazione; potrebbe passare davanti ad una scuola e vedere i giovani scioperare, non per non andare più a scuola, ma per avere anche loro più diritti e meno spese. Allora può darsi che si unisca a loro, tanto i giovani non pensano alle razze, ma al futuro; proprio come lui.

Il film sembra finito e potrebbe avere un titolo strano come: “la barca del futuro” oppure “Irpinia clandestina”, ma in fondo la domanda è: non è che il bagnolese è clandestino d’origine?

                                                                                                       

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