Impressioni d’ottobre
15.11.2013, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2013, Anno VII, n.5)
Di quest’ottobre così mite e misero di frutti, ricorderemo soprattutto la sagra, e le tasche piene come atto concreto di questa felicità. Il bagnolese, essere avido e ingordo di natura, mediocre per scelta, diviene ingegnoso ed operoso, a tratti persino arguto. Per la propria collezione di pecunia egli è disposto a tutto, a vendere acqua passandola per vino, ceci per castagne, chiodini per porcini.Questo soggetto, così disonesto e affarista, è di solito un benestante molto facoltoso, che ha l’hobby del piagnisteo.
L’ economia locale, e non solo, è stata messa in ginocchio dall’ incedere deciso del parassita maledetto, una tragedia immane. Ma poi mi sovviene un detto stupido degli anziani, secondo il quale Dio si vendica per la cattiveria delle persone, responsabili quindi del disastro, meritato per la condotta non propriamente lodevole. In un paese dove sfugge qualsiasi logica, dove chi è incapace di imparare si è messo ad insegnare, dove l’invidia e la maldicenza sono patrimonio della comunità, dove è stata buttata nel cesso la fortuna di aver ereditato tanta bellezza dalla natura contribuendo alla sua distruzione, io dico che il vero parassita alberga nei cervelli dei bagnolesi, bacati e sopiti, che si rinsaviscono al primo tintinnio di monete, alla prima possibilità di fare soldi, per poi ripiombare in letargo per occuparsi del riflesso della loro immagine pubblica.
Il lato positivo lo riesco a cogliere anche nelle tragedie, allora bene, voi che date solo importanza alla ricchezza materiale e al prestigio riconosciuto attraverso titoli ed etichette, io godo della vostra siffatta natura, così cinica e concreta. La tragedia di un uomo si consuma in questo modo, quando si resta impantanati fino al collo in una fanghiglia di materialismo e conformismo, così noi guardiamo il cielo, ma non per lasciarci andare, ma solo per scorgere se piove.
L’ arte e la cultura hanno fatto le valigie, Bagnoli Irpino sembra perso, disinteressato e piacevolmente distratto da altro, così non esiste più una figura con delega alla cultura, così facciamo le serate letterarie a Montella mentre i ragazzi attempati di Bagnoli festeggiano in maschera Halloween da Titoff, non opponendosi mai a eventi preconfezionati e predigeriti calati dall’alto, esempio alto di come mascherare l’individualità e accettare il conformismo in ogni sua forma.
La noncuranza è confermata dalla chiusura della biblioteca comunale, quella porta oramai sempre chiusa è il simbolo di un paese che volontariamente ripiega e si arrende ad una mesta e rapida involuzione. Comprendo che per gli amministratori e per chi ci sta dietro che tali questioni sono insignificanti, ci mancherebbe, ma non è così per tutti, così vi diamo la nostra disponibilità per salvare il laboratorio del sapere, gratuitamente e volontariamente vogliamo che quella porta si apra di nuovo, perchè la porta della conoscenza edifica una comunità rendendola più degna e proba.
Non viviamo di sola aria e di castagne o sagra, la cultura permette di distinguere tra il bene e il male, di giudicare chi ci governa, la cultura ci salva. Ogni paese ha gli abitanti che si merita, gli abitanti hanno gli amministratori che si meritano e le castagne che riescono a raccogliere.
Mese di ottobre, il castagneto è diventato un luogo spettrale, un tempo era un carosello di automezzi che scorazzavano e di persone che si incontravano, di risate, urla e berci, di suoni soliti quali tonfi di castagne nei secchi o di sacchi rotolanti, di musiche o telecronache all’aperto delle partite della domenica, di pranzi all’aperto e odori intensi dell’autunno, dei ripari dagli scrosci di un temporale in un essiccatoio intorno ad un fuoco scoppiettante con una manciata di caldarroste sul fuoco, e la speranza che la pioggia duri abbastanza per riposarci ancora un po’.
Tutti si fermano alle perdite economiche, e nessuno alle emozioni dissipate: queste vengono soddisfatte però dopo un affare come la sagra, tutti sorridenti e più ricchi, e in realtà sempre più miseri e ciechi. Tutti eroi solitari di un week-end per un pugno di euro.
Quoto quest’articolo. Condivido ogni singola parola e mi complimento con l’autore.
Come sempre un ottimo articolo, complimenti. Invito alla lettura ascoltando ZYG (Crescita Zero), Area.
Il coraggio appartiene a pochi, e non dipende da quanti anni si hanno.
La sensibilità è di molti, ma non tutti la sanno esprimere, non tutti sanno che guardarsi intorno, ascoltare, può servire a capire moltissime cose…
Perciò, grazie per il tuo sguardo schietto su questo malconcio piccolo universo che è Bagnoli, grazie per il coraggio di dirci ogni volta la verità…
“Fatti non foste per viver come bruti,
ma per seguir virtude e canoscenza”.
Questo monito per il nostro Alejandro sembra scritto apposta per la comunità bagnolese.
La fonte del sapere alla quale egli avidamente si abbevera, per i bagnolesi è in secca (povera sete di sapere costretta a vivere nel deserto).
Pur condividendo molto di quello che scrivi, credo però che tu sia molto ingeneroso con i bagnolesi.
Palazzo Tenta, il ritrovo la “Macelleria”, l’associazione “Vincenzo Nigro” pur rappresentando delle oasi nel deserto dell’indifferenza, sono pur sempre delle realtà a Bagnoli Irpino.
Pur condividendo la ormai povertà d’animo delle poche persone rimaste in questo paese, vorrei ricordarti come senza i soldi della sagra, delle castagne e di qualsiasi altra cosa che porta al tuo odiato “materialismo” sono vitali e unica fonte di sostentamento in questa povera economia, mi verrebbe da dirti che forse se le tue tasche non fossero rimpinguate da qualche altra persona (genitori, nonni, ecc.) forse anche tu avresti il bisogno di avvicinarti al “materiale”, avendo meno tempo per dispensare critiche a chi con testa bassa cerca di mandare avanti le proprie famiglie!
Zorro 1985, innanzitutto io quando parlo ci metto la faccia e quando scrivo mi firmo, mentre tu come vedo non solo non ti identifichi ma adoperi addirittura il nome di un personaggio mascherato! Comunque, ti comunico che io faccio lo stand alla sagra ogni anno e che ogni anno raccolgo castagne in un castagneto abbastanza grande, più di tre ettari, quasi da solo! La mia critica non l’hai colta, e mi dispiace, e nemmeno mi va di spiegartela perché l’articolo è chiuso. Il lettore deve sforzarsi di capire e di andare incontro all’opera, non viceversa.
Utilizzo questo nickname su tutti i siti, ma metto la faccia in tutto ciò che faccio, mi chiamo Giulio Tammaro, via De Rogatis 159, e non sono il redattore del giornalino di questo sito. Onestamente non mi interessa una tua ulteriore risposta, da ragazzo che lavora duramente ogni anno le castagne, con 10-15 ettari a seconda dell’anno, e da standista, visto che mi occupo delle castagne flambè, ti ripeto che pur cogliendo le sottigliezze del tuo articolo in linea generale, mi sento offeso perchè “il pugno di euro” è vitale per vivere, per pagarmi gli studi, e in generale perchè la mia famiglia arrivi a fine mese. Vedo quindi una certa contraddittorietà nelle tue parole, sei anche tu un essere avido, ingordo, mediocre, visto che raccogli le castegne e fai lo stand??? Prima di nasconderci dietro linguaggi forbiti, facciamo un esame introspettivo e poi se davvero puliti possiamo sputare sentenze sulle persone che ci circondano!
zorro 1985, quello nella foto che imbraccia il fucile sono io, anno 2006, sagra della castagna, facevo lo stand per un pugno di euro! Ora, già l’immagine doveva render chiaro che nella critica metto anche me stesso, ma poi, quando dico “tutti”, che significa secondo te in italiano? allora, io non devo fare attenzione a come scrivo, ma tu a come leggi e a come comprendi. Il senso spicciolo è questo: ci ingegniamo e diveniamo operosi solo quando c’è un profitto o un ritorno personale, se mettessimo in campo le stesse energie e risorse anche per questioni non legate al profitto personale, ma al bene comune, della collettività (ho fatto l’esempio della cultura, che sta evaporando) sarebbe un paese migliore, ma la nostra indole umana è egoista e pigra, sempre non molto predisposta ad aiutare o fare qualcosa per un altro senza ottenere nulla in cambio. Eroi solitari di un week-end, potremmo essere eroi uniti tutto l’anno, collaborando e attivandoci non solo tre giorni l’anno ma di più, e senza fermarci sempre a preoccuparci “che ci guadagno?”, ci guadagna il paese! Poi, oltre ai beni materiali, e alla ricchezza monetaria, c’è di più, molto di più, e le descrivo come emozioni. A quanto pare in questo paese si devono pagare anche le giornate verde, mai visto! Io non sono stato chiamato, anche se sono di Bagnoli, perchè appartenente alla lista numero 1 (così amministrano questi!), ma non avrei accettato compensi per ripulire il verde sporcato da noi! Vabbè, non mi far divagare, ma ora ti ho posto le mie idee espresse nell’articolo in maniera elementare, più di così non posso fare! Quindi, la prossima volta, prima di dire che “ho il tempo per criticare perchè genitori o nonni mi mettono i soldi in tasca” sforzati di comprendere meglio l’articolo, e poi critichi! Il tempo per pensare a quello che devo scrivere lo trovo proprio mentre lavoro, non è che se lavori non hai tempo per pensare e quindi scrivere, per fortuna riusciamo a fare più di una cosa alla volta!!!
Succo del discorso: “Sono responsabile di ciò che dico, non di ciò che capisci”. Ancora complimenti, Alejandro. Ah…”Evaporazione”, Area.
Il senso dell’articolo l’avevo ben compreso già nel primo commento, quando ho esordito dicendo che condividevo quanto scritto in merito alla natura dei bagnolesi, e sono ancora d’accordo quando dici che questa operosità si potrebbe riflettere in modo più duraturo e proficuo durante l’anno. Ciò non toglie che il più delle persone si danno da fare per la propria sopravvivenza e non per la collezione di pecunia, quindi il generalizzare è un errore molto grave.
P.s. almeno io, quando lavoro o studio, sono abbastanza concentrato da non pensare ad altro, sarà indole o un mio limite mentale…