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La narrativa fantastica a Bagnoli

09.11.2013, Email di Grazia Russo

In un suo recente articolo l’autore, Di Giovanni, si chiede se siano state mai raccolte a Bagnoli delle storie di paura, narrate accanto al camino nelle lunghe sere invernali. Mio padre ha pubblicato diversi racconti fantastici rilevati a Bagnoli che sono disseminati nei suoi volumi. Ne cito alcuni di quelli che fanno parte del libro Fiabe e favole d’Irpinia:

– Il patto col diavolo

– Le anime del purgatorio

– Il braccio del morto ecc.

Molte altre di queste storie rilevate nel nostro paese appartengono alla raccolta da me curata “Racconti italiani del brivido e del mistero” (Editore Simone, Napoli 2008). Il volume è un testo  per le scuole medie. Ecco uno di questi racconti registrati dalla voce di Giulia Ciletti nel 1986.

La processione dei morti

Una volta a una povera vedova di Bagnoli morì l’unico figlio che aveva. Il poveretto rese l’anima a Dio così, tutt’a un tratto. A quei tempi, spesso si attraversava il confine della vita senza sapere perché. La madre, che l’aveva cresciuto nei fiori, non voleva rassegnarsi alla sua perdita: come se il figlio fosse ancora vivo, ogni mattina gli rifaceva il letto; ogni mezzogiorno gli apparecchiava la tavola per il pranzo; ogni sera gli preparava la cena. E quando non sbrigava le faccende, si sedeva accanto al caminetto, prendeva tra le mani il suo ritratto e giù a piangere e a piangere. Niente voleva più fare, niente voleva più vedere e sentire, niente voleva più godere senza il figlio. E così consumata dal dispiacere, giorno dopo giorno si lasciava morire.

Trascorsero i mesi, e furono giorni di pene e di pianti, fino a che venne la settimana di Pasqua. Il Venerdì santo, durante la processione di Cristo morto, lei stava al balcone che si affaccia sulla Piazza. Passò la statua di Gesù con accanto la Madonna Addolorata, e guardandola negli occhi la supplicò in lacrime: – Madre di Dio, tu che sai cos’è il dolore di una mamma, fa’ che riveda mio figlio solo per un attimo – cadde in ginocchio e restò così china, mentre in strada passava la folla rumorosa dei fedeli in preghiera, ognuno con una candela accesa in mano.

La Madonna, che è madre pietosa, a nessuno si nega. Dopo un bel po’, la poveretta solleva gli occhi. Strano, la processione non è ancora finita, anzi la fila si allunga fino in fondo al Casale. In coda ora avanza una folla muta di persone che reggono nella destra una candela spenta. E’ la processione dei morti, e lei riconosce tutta la gente del paese recentemente defunta.

“Tra loro ci deve essere pure la mia creatura” pensò, mentre scrutava uno per uno il popolo dei non viventi, “La Madonna ha voluto farmi la grazia!” si drizzò in piedi e si sporse sull’inferriata, sgranando gli occhi per cercarlo. Presa dall’ansietà di vedere il figlio, si precipitò giù, così come si trovava, scalza e col grembiule; a tutte le ombre con voce straziata chiedeva: – Mio figlio, avete visto mio figlio?

Le anime facevano un cenno del capo, per indicare dietro. Lei però volle andargli incontro. Corse in direzione opposta alla processione fino a che scorse in fondo al Casale, distaccato dagli altri, il figlio che si trascinava curvo sotto il peso di un grande fardello. Sentì come un urto al petto: – Cuore di mamma tua, perché?

– Mamma, – disse il figlio – vedi questo grosso otre? Sapessi quanto mi opprime! – e aggiunse – Io mi trascino dietro tutti gli altri perché porto addosso il peso delle tue lacrime! Più tu piangi, più quest’otre si riempie e mi schiaccia.

La poveretta sentì dentro di sé come una frana, e restò lì smarrita. Quando emerse dallo stato di sbalordimento, tutto era scomparso: la statua di Cristo morto con la Madonna, i fedeli con le candele accese, le anime del purgatorio con le candele spente. Era scomparso pure il figlio con l’otre colmo delle sue lacrime. Si guardò intorno desolata e poi si incamminò verso casa.

Dal quel giorno si impose di cambiare vita. Campò fino all’estrema vecchiezza in una sofferenza

Rassegnata, perché la perdita di un figlio è un dolore che dura tenace. Ma finché visse, trattenne le lacrime per timore di rendere ancora più grande la sofferenza della sua creatura.

Il libro: Racconti italiani del brivido e del mistero



                                                                                                       

1 Commento »

  • Alej scrive:

    Come pensavo, solo Aniello Russo poteva raccogliere tutto questo materiale, e come lui anche sua figlia (questo invece non lo immaginavo). Grazie per le preziose informazioni.

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