Reperto storico sannita a rischio per l’apertura di una nuova strada
17.09.2010, Ottopagine
La vicenda interessa i comuni di Bagnoli, Cassano, Montella e Nusco
L’apertura di una strada rischia di danneggiare un reperto storico, di epoca sannitica. La segnalazione arriva da Domenico Cambria, ispettore del Corpo forestale dello Stato che ha provveduto ad informare della questione i sindaci dei comuni interessati Nusco, Bagnoli, Montella e Cassano; nonché i presidenti della comunità montana Terminio Cervialto e del Parco dei monti Picentini.
Nella sua lettera, Cambria ha denunciato l’apertura di una strada all’interno di un castagneto privato al Montagnone di Nusco (Sierro degli Agli) e il conseguente danneggiamento di un sito di epoca sannitica che si trova in quella zona. «L’atto era dovuto – spiega – e non vuole nella maniera più assoluta perseguire il proprietario, ma sensibilizzare invece i sindaci, l’ente Montano e l’ente Parco a essere più attenti alla conservazione del proprio patrimonio storico e archeologico».
I reperti sono stati rinvenuti dalla costa che va da Acerno a Nusco, e sono migliaia, che certamente continuano anche verso Lioni e nei boschi di Calabritto e Senerchia. Dai reperti rinvenuti – aggiunge Cambia – è stato possibile accertare per la prima volta al mondo la provenienza dei Sanniti, almeno per quanto riguarda la tribù degli Hirpini, di quella tribù che verso il 1.000 a.C., partendo dalla Sabina, giunse alle sorgenti del Calore, e vi stazionò. E che con la tribù dei Pentri costituì successivamente la “lega” sannita, quindi il Sannio. I Pentri a nord, gli Hirpini a sud a dividersi al 50% l’intero territorio. I Caraceni e i Caudini non sono altro che due appendici di queste due tribù.
«I reperti rinvenuti – aggiunge – fanno parte di una civiltà dei megaliti che assolutamente non si riscontrano nell’Italia del sud, o forse in tutta Italia, incredibile a dirsi sui nostri monti. Un fatto unico, eccezionale, da rivoluzionare la storia sino ad ora scritta, quindi conosciuta. Questo non vuole dire che sui nostri monti esisteva una civiltà megalitica, ma che fu importata. I nostri reperti sono rimasti inalterati nel tempo perché sino a ieri non se ne conosceva l’esistenza. Di recente, qualcuno si era avvicinato nell’ipotizzare l’origine dei sanniti, ma non ne aveva le prove. Noi le abbiamo e dobbiamo preservarle».
Per questo motivo Cambria si appella ai sindaci interessati che, insieme alle altre autorità chiamate in causa, chiedano la collaborazione anche delle associazioni culturali locali. Cambria avanza subito anche la proposta di realizzare un museo della Civiltà Hirpina all’interno dell’alta valle del Calore.
«Per il momento – conclude – occorre ripristinare il sito del Montagnone che è stato distrutto. Come occorre portarlo alla luce per intero pulendolo dagli arbusti ne ricopre la parte posteriore. Quella visibile è solo una parte del “monumento” megalitico sacro dinanzi al quale ci troviamo. L’interezza del suo complesso ci è ancora precluso».
La lettera-segnalazione di Domenico Cambria agli Enti, 17.09.2010
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