Castanicoltura, appello al Governo
16.10.2013, Il Corriere
«La crisi di questo prodotto sta devastando l’economia dei nostri territori»
Preoccupa la situazione della castanicoltura a Serino e non solo. Sta letteralmente devastando l’economia dei nostri territori – osserva il presidente del Unione dei Comuni Serinesi, Alessandro Gioia. C’è poco da aggiungere, bisogna quindi necessariamente evitare la morte sociale. Porsi delle domande forti e porle a chi ci governa a livello nazionale, passando necessariamente per l’ambito regionale.
I responsabili del ramo Agricolo regionale e provinciale devono portare avanti istanze forti e far sentire la propria voce a Roma. Ma questo può accadere attraverso una attenta analisi locale, il territorio serinese e gli altri territori colpiti da questo oggettivo disastro devono confrontarsi senza nessuna logica di divisione, prima di raggiungere il culmine e lo sbando assoluto.
Nelle aule parlamentari deve giungere forte la voce del profondo disagio che stiamo affrontando, non solo gli operai e l’intero indotto, ma persino gli imprenditori sono in difficoltà, non essendoci il prodotto il profitto aziendale sarà destinato a calare, ed è adesso che bisogna iniziare muoversi. Una interrogazione parlamentare per trovare soluzioni condivise, attraverso un documento che parta dalla base territoriale.
Presentare al Ministro delle Politiche Agricole una richiesta di azione è nostro dovere, dovere di chi fa politico e di chi governa i territori. Al di là se gruppi o movimenti politici appartengano o meno al consesso comunale. Bisogna sollecitare altresì i maggiori esponenti di Partito, dal centro-destra al centro-sinistra, passando per il Movimento Cinque Stelle. Coinvolgere le istituzioni europee, consci che la tematica è complessa, non sarà facile, ma bisogna parlarne e spesso.
L’obiettivo dei presenti articoli, per quello che può servire, si pone proprio questa linea. La presenza della problematica non scompare non affrontandola, quindi l’unico modo è scriverne. Già in passato sono state presentate richieste di interrogazioni che necessariamente avrebbero bisogno di una continuità. C’è un Parlamento che deve decidere, prima che sia troppo tardi»