Volti del tempo che fu (I)
23.09.2013, Articolo di Aniello Russo
Il momento storico degli episodi di cui sono protagonisti alcune persone di Bagnoli portatrici di una identità irrepetibile, potrebbe essere una sola giornata di un mese qualsiasi di quaranta / cinquanta anni addietro. Brevi dediche, che sono come epitaffi scolpiti sulle loro tombe. Scampoli di vita di figure umane che premono dentro di me, e reclamano di vivere ancora. Sono il frutto di emozioni che in tanti anni, come una fiammella tenace, non sono riuscito a spegnere. Diamo inizio alla galleria delle figure con i bagnolesi che nella vita hanno covato nel segreto del cuore il desiderio di realizzare un sogno.
1. RiccardoTrillo
Riccardo era un bagnolese distinto, una persona dabbene, un uomo di altri tempi. Aveva due passioni: la foto e la poesia. Con il pretesto dell’una e dell’altra percorreva i sentieri di campagna sulla sua bicicletta; andava per i viottoli di Patierno o di San Lorenzo, in cerca di fiori e di uccelli, forse anche di umanità.
Amava l’autunno: – E’ la stagione dei poeti! – così ebbe ad affermare una mattina di ottobre nel caffè di Carlone, dopo aver sorbito un caffè corretto con l’anice. Ci incrociammo sulla soglia: mi cedette il passo con garbo. Chi sa quanti l’avranno giudicato bizzarro, se non un po’ toccato! Forse nel suo animo puro sognava di fermare in una foto o in una poesia il volo di un uccello e l’inesorabile trascorrere del tempo.
2. Donato Gatta
Camminava borbottando un’aria di musica lirica; gonfiava le gote e rispondeva talora con un cenno del capo al saluto di quanti incontrava lungo il percorso da San Rocco, dove abitava, fino alla biblioteca del Casale. Un giorno all’anno aveva il suo momento di prestigio e di gloria cittadina. Levato su una sedia in piazza, in mezzo alla folla dei fedeli e sotto lo sguardo sorridente della Madonna alta sul carro, mentre la folla ammutoliva, dava l’avvio all’esecuzione del canto delle verginelle. Le sue mani si muovevano nell’aria leggere come le note della melodia che si spandevano intorno nel silenzio della Piazza. L’applauso finale interrompeva le tensione: quello era il suo momento di estasi interiore.
Alla fine degli anni ’80, un giorno, forse paventando la sua fine, in biblioteca, (a quel tempo ne ero il direttore), all’impensata mi allungò la partitura musicale dell’Inno all’Immacolata, dicendomi: “Affido a te lo spartito originale. Chi erediterà questo compito potrebbe alterarne la musica!”
“Caro Donato” gli risposi allontanando lo spartito, “dirigerai le Verginelle per molti anni ancora!”
“Beh, comunque io lo metto nel cassetto” concluse aggiungendolo ad altri effetti personali.
Donà, di lì a poco il cielo ti concesse di vivere l’ultimo scorcio degli anni immerso come nell’incanto di un sogno cullato da melodie eterne. Dolce il tuo tragitto all’altra vita, serenamente passando da un sogno a un altro sogno.
3. Antonio Nigro (Totonnu r’ Bèccu)
Un medaglione ovale pure in ricordo di Totonno, che parlava solo in versi creati alla buona nell’antica parlata di Bagnoli; versi musicali, a volte con rima, spesso con assonanze:
La chiazza r’ Vagnulu è ffatta accussì bbella:
ogni amministrazione cangia re mmattunèlle.
Metteva in versi tutto il mondo paesano, seguendo il chiacchierio della gente; talora dava voce ai deboli, talora gridava al non fatto dell’assessore; più spesso denunziava il falso moralismo della collettività:
“Mamma mamma, me sentu prèna.”
“Figlia figlia, tu nun te piglià pena
si a mprenàrti è statu unu riccu!”
Salace e ironico, mai rancoroso, creava improvvisando sul palcoscenico della Piazza; per questo non ha mai messo in scritto i suoi versi, che prendevano ispirazione dalle ricorrenze festive come il Carnevale, ultimo retaggio del rito carnevalesco della lettura di strofette improvvisate:
Tanti atturnéine l’assessore Russu,
spérene tutti r’ s’alleccà lu mussu!
L’ultima volta che ci vedemmo, Anto’, fu in un angolo della Piazza: portavi sul volto una ferita mortale. Mi versasti l’animo nelle mani in un sussurro di sofferenza: “M’è morta miglièrema.” Non trovasti la rima per una sventura che ti aveva profondamente offeso. Non molto tempo dopo, ahimè, ti ho rivisto. Eri al camposanto in una foto, riunito a tua moglie per l’eternità.
Prof. Russo,
Grazie per questa galleria di …. figure di bagnolesi che nella vita hanno covato nel segreto del cuore il desiderio di realizzare un sogno…
Spero che(e aspetto con ansia) in un futuro prossimo ne aggiungerete tante altre!
In ogni modo, tempo fa pubblicai su Youtube un video che feci nel 1992 di mio zio Totònnu r’ Béccu in cui recitava “‘mpizz’à lu Vucculu” qualche sua composizione tra cui …La chiazza r’ Vagnulu… – la si potrà visionare al seguente indirizzo web:
https://www.youtube.com/watch?v=ROwon7HSEFg
Per di piú, ecco il legame che porta alla famosa partizione del grande Maestro Donato Gatta, grande amico di mio padre e del sottoscritto. Questo è un secondo manoscritto originale, che gentilmente trascrisse a mia richiesta e che mi fece parvenire nel 1979. Una copia elettronica la inviai tempo fa al sito dell’Associazione e la si puó visionare al seguente indirizzo web:
http://www.palazzotenta39.it/public/?p=14536
Con quel documento inviai anche una foto che lo ritraeva mentre dirigeva il coro e che invió con dedica a mio padre.
Per di piú ecco il link alla versione dell’Inno diretto dall’Illustre Maestro, che mi fu registrata nel 1977 e che ho pubblicato su Youtube:
(http://www.youtube.com/watch?v=F69vD42Xdbw)
Grazie ancora per tutto quello che state facendo per interpretare e preservare i nostri valori, le nostre tradizioni, i nostri usi e costumi.
Giovanni Labbiento