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La caduta degli Dei

23.08.2013, Articolo di Antonio Cella (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2013, Anno VII, n.4)

Cadono anche gli Dei, quando sbagliano.  E la causa è da ricercare nel climax di decadimento dei valori morali, nella conquista del potere, nell’intolleranza, nella denigrazione e nella trasgressione, nell’ambiguità e nel disprezzo della persona umana. L’insieme, inesorabilmente, conduce nel vortice della decadenza.

Ma ci sono Dei e dei!

I primi, quando cadono, smuovono soltanto un leggero strato di polvere, che li avvolge e li difende come il nero di seppia: una specie di maschera che nasconde, con l’oblio, le sembianze e annulla finanche la plasticità del corpo. I secondi, nella caduta, trascinano non soltanto se stessi ma anche gli affetti, le amicizie e il calore della famiglia. E, cosa assai più grave: pagano, pagano per tutti e si lasciano prendere, avvolgere da una sorta di “cupio dissolvi” che, tra l’altro, li predispone alla rinuncia in senso lato:  rinuncia alla lotta, rinuncia alla propria personalità e, oltre i limiti della logica, rinuncia alla vita come estrema conseguenza.

Leggevo giorni fa in un giornale locale, prestatomi da un amico, i motivi della sconfitta elettorale di Aniello Chieffo, Sindaco uscente di Bagnoli Irpino. Per lui non occorrono particolari ricerche per rendere leggibile, anche in assenza di luce, la sua figura di persona retta, colta, ecumenicamente altruista, anche se, per certi aspetti, incredibilmente ingenua. Lui appartiene sicuramente alla seconda categoria degli “dei” sopra menzionati, che soffre le infamie da cui si difende (non con la polvere) blandendo la storia, ossia: i documenti, quelli che all’occorrenza parlano, testimoniano e citano nome, cognome e date di persone fisiche e giuridiche che han vissuto nel tempo la nascita, se possibile, di un evento straordinario, la costruzione di un’opera di cui vantar fierezza, la solennità di un’onorificenza al gonfalone o un encomio solenne alla cittadinanza.

Lui è caduto sotto il peso dell’operatività. E se non ha colto di persona certe vittorie, è perché a impedirglielo è stata la lentezza della burocrazia, la scellerataggine della politica che ha affossato nelle proprie sabbie mobili l’assegnazione al Comune di provvidenze finanziarie da dedicare al futuro, che tuttora fan fatica ad emergere, e che han reso poco credibile all’occhio del cittadino la fattibilità di quei progetti, per la realizzazione dei quali ha peregrinato non poco portandosi per le scale dei palazzi del potere. Lui, però, non era entrato appieno nella psicologia dei bagnolesi, questo è vero; non ha saputo cogliere il messaggio di talune tendenze (che richiamano in ballo la menzionata venatura d’ingenuità) insite nella formazione mentale di chi si lascia convincere dall’apparente, innocuo, perbenismo delle persone con cui interloquisce, con cui interagisce, senza valutare opportunamente la fittizia cupidigia di servilismo che in essi alberga. Si è lasciato attrarre dagli orpelli. Non ha capito, inoltre, che il cittadino vuole tutto e subito! Che se ne frega delle carte e dei documenti! Che, per lui, essi valgono molto meno della carta igienica.

Questo ci fa pensare che l’acribia e l’avversione verso la sua figura non c’entrano un bel niente colla sconfitta. I voti raccolti dalla sua lista sono tutti suoi, frutto del suo fluido empatico ricambiato dalla maggioranza dei votanti  di centro sinistra. Di tanto, il meteorologo che ha azzardato l’analisi della sua caduta, che va letta col beneficio d’inventario e rispecchia, tra l’altro, pedissequamente previsioni spesso approssimative da lui azzardate, per mancanza di supporti scientifici, circa l’arrivo dell’anticiclone delle Azzorre e delle nevicate di Chianizzi, ne deve tener conto. Tenti, piuttosto, il buon Michele, di cercare le cause tra le persone che dal Sindaco pretendevano molto di più di quanto avessero già avuto.

Tenga conto, inoltre, di inserire tra le cause della sua “caduta” anche il comportamento di chi, pur avendo vissuto gli onori della “gloria”, improvvisamente e inspiegabilmente, almeno per chi scrive, sparisce dalla scena politica e gli spara addosso un  “consapevole”, micidiale, fuoco amico. Un attacco incredibile, surreale, fatto da persone per bene nella pura accezione del termine, verso cui non ha mosso un dito lasciando intatto il concetto stracarico di positività che si era fatto di loro ( gente al di sopra di ogni sospetto ) cui va ascritta anche l’accensione di una larga e illimitata apertura di credito a vario titolo, tanto che, al tramonto della campagna elettorale (che avrebbe dovuto iniziare a tempo debito), Lui, con commovente elogia, ha tentato inutilmente di riagganciarle al suo carro, convinto com’era dello spessore della loro fedeltà. Avrebbe dovuto osare di più il Sindaco-avvocato, e non sperare in una loro tardiva resipiscenza, anche perché i prodromi dell’ammutinamento li aveva già percepiti inequivocabilmente in varie occasioni, e mai aveva dato ospitalità nella sua sfera dei sentimenti al sospetto, al dubbio, che stuzzicassero certe sue certezze ritenute sicure e definitive.

Comunque la si veda, la defezione della sua gente più fidata è da ascrivere tra le cause che hanno provocato il patatrac. Lui non aveva capito che la sottrazione di settanta voti alla propria lista avrebbero potuto fare la differenza se sommati ad altrettanti, e forse più, non coltivati da parte di qualcuno che alla sua prima elezione aveva contribuito sostanzialmente. “Qualcuno” tuttora ai vertici del Sinedrio politico bagnolese, che covava solitario la sua vendetta;  che “non si era perso tra le chiacchiere di piazza” (sic!), come il sottoscritto, che non sa tacere su ciò che non si può dire, (come recita Witgenstein),  e a quelli che, forse, gli spin doctor, conduttori con patente logora, scaduta, della campagna elettorale ultima,  non hanno saputo rimaneggiare, congelare o, quantomeno, rendere inoffensivi.

Ecco, questi sono i motivi che hanno ingenerato il passaggio della fascia tricolore al sindaco in carica.

Se per il sindaco neo eletto potesse non presentare problematiche la raccolta di ramaglie, indipendentemente dalla secchezza e dalla propria posizione nella cute terrestre, per i cittadini, per una parte cospicua dei raccoglitori di questo combustibile tanto necessario all’economia stracciona di centinaia di famiglie autoctone, l’eventuale iniziativa sarebbe accolta, sicuramente, con maggiore soddisfazione dell’improbabile messa in funzione del nuovo impianto di risalita sulle coste del Raiamagra. Sono queste le cose che contano per loro, e non i verbali dei servitori della legge che incautamente sono caduti sulla loro testa, che nel prossimo futuro formeranno oggetto di condanne penali e pecuniarie presso i tribunali di competenza, a seguito della costituzione in giudizio come parte lesa del Comune. Un autogol che poteva essere evitato.

I carabinieri non c’entrano: hanno fatto il loro dovere! Forse erano stati chiamati in campo per arginare o addirittura mettere fine al taglio abusivo e indiscriminato di centinaia di piante di alto fusto.

Se i vigili urbani e le guardie forestali di stanza nel Comune esercitassero, con impegno, professionalità e onestà intellettuale, la loro opera di sorveglianza dei boschi demaniali, delle ville comunali e delle piazze del paese le cose andrebbero sicuramente meglio. Chiamare in causa i carabinieri è stato, per vari motivi, un madornale errore di scelta.  E’ vero che essi rappresentano la parte sana delle istituzioni repubblicane. Che sono quelli di cui ci si può ancora fidare. A volte, però, anche sui piccoli reati, sono piuttosto intransigenti, dissonanti e incompatibili con l’indole buonista dei cittadini. E poi, che male fa asportare dal demanio boschivo, composto da quasi seimila ettari di faggeta pura, un ramoscello in evidente stato di degrado per alimentare il calore nelle famiglie? ( non si tratta, si badi bene, di apologia del furto). Le piante, com’è noto, si riproducono velocemente in modo spontaneo, e nel giro di qualche mese ritornano a risplendere nel lussureggiante incanto delle foreste. I reati sono ben’altra cosa! E le vicende riportate dai media negli ultimi giorni nel resto d’Italia ci hanno fornito la radiografia e la gravità di alcuni di essi. Il nostro, si ribadisce, è un paese tranquillo: ambito dai lavoratori della Benemerita proprio per questa caratteristica. Tanto ambito che, con la quiescenza, molti di essi nel passato hanno fissato la loro dimora tra le sue mura, fondendosi vita natural durante nell’accogliente comunità stanziale. 

W I CARABINIERI, comunque.

Amministrare è un compito difficile perfino per chi ha lavorato per lungo tempo negli enti locali, nelle banche e nella  amministrazione dello Stato. Se non si ha scaltrezza e familiarità con le leggi che governano la cosa pubblica, si corrono seri rischi di  annegare in un mare di guai. La sconfitta di Nello Chieffo ha portato con sé anche la sua incommensurabile competenza nel settore legale. E’ una gran perdita per il paese, anche perché l’esecutivo in carica ha esordito in modo maldestro mettendo in mostra caduche capacità legislative e una forma piuttosto spessa d’ignoranza amministrativa (giustificata, per il momento). Lo stesso, male indirizzato da parte di qualcuno, si è esibito con l’esporre, in un manifesto murale, la proiezione amministrativa trimestrale del Comune facendo ricorso a calcoli contabili che non stanno né in cielo né in terra; senza tener minimamente conto che per pervenire al pareggio, all’avanzo o al disavanzo di amministrazione si deve far ricorso necessariamente a tutti quegli elementi che contribuiscono al raggiungimento dei risultati di bilancio, ossia: fondo cassa + entrate accertate + residui attivi – uscite impegnate – residui passivi, e conseguentemente  sommare  algebricamente i dati. Il calcolo esposto nel tazebao non ha tenuto conto, nella proiezione, del fattore entrate. L’omissione delle entrate nel gioco algebrico sopra indicato annulla ogni ipotesi di pareggio, di avanzo o di disavanzo del consuntivo in proiezione parziale.

La gente ha bisogno di vivere il paese, e tutto quanto esso offra, nel bene e nel male. I fondi per la salvaguardia delle radure ( € 1.080.000 ) muniti del vincolo della destinazione, puntualmente disatteso dall’esecutivo in carica, (vedi assegnazione finanziarie di prebende ad Associazioni culturali  (amiche) o pseudo tali, che non hanno nulla a che vedere col benessere delle radure, in quanto non abilitate alla esecuzione di interventi collaterali utili al progetto per il quale sono stati assegnati i finanziamenti medesimi) potrebbero dar sollievo ai lavoratori disoccupati per i prossimi tre anni dando loro la precedenza su tutto. L’esecutivo metta da parte richieste e prestazioni professionali che mirino all’arricchimento.  Non si lasci trascinare dalle imposizioni di qualche giurassico notabile politico assetato di vendetta. Apra le porte che conducono al benessere.

I problemi esistono e son pure tanti. Non basta più dire: “qual è il problema”, che ha funto da leitmotiv della campagna elettorale di fine maggio.

                                                                                                       

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