I pugni in tasca
20.08.2013, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2013, Anno VII, n.4)
L’insostenibile leggerezza dell’ambiguità, quando la notte mangia la luce, fa sì che uomini dediti alla propria cura fuoriescano come pipistrelli al primo sentore di oscurità. Tra il giorno e la notte vi è quel momento magico che li mischia, momento in cui essi si fondono e confondono, è l’imbrunire. Appesi a testa in giù, essi sapevano già del tramonto, erano rondini ma all’occasione sarebbero divenuti pipistrelli, e così fu.
Così me li ritrovo vicini, troppo vicini, intenti a “porgere la mano all’avversario politico”: in quella mano tesa io ho visto i loro maledettissimi interessi, una mano aperta come quando si chiede il conto, per te che ti ritrovi di qua, ma che ti saresti trovato bene, e forse meglio, anche di là. Forse, semplicemente, sono io fuoriluogo in qualsiasi luogo. Non ho mai messo i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, per me la linea immaginaria netta di demarcazione non esiste, o meglio è sfumata, e in quella sfumatura i volatili nidificano, covando i propri interessi.
E’ come quel Pd tanto moderato da sforare oltremisura a destra, con a capo (prossimamante) un tale ragazzo che abbaglia per appeal e comunicazione, il Berlusconi 2.0, che conosce i trucchi delle nuove tecnologie digitali come il Cavaliere conosceva quelli dei media tradizionali (tv, giornali, radio), e dato che in politica vince non il più bravo e onesto, ma il più capace di farlo credere, dato che la politica mai come di questi tempi è essenzialmente comunicazione, vincerà Matteo Renzi. Un politico che non porta con sé nulla di rivoluzionario e originale, se non rottamare i politici datati che magari sono più rivoluzionari di lui, ma Renzi è un vincente, un predestinato, e vincere in politica è semplicemente tutto. Così che importa se quella bocca mezza aperta anche quando non parla non ha espresso mai un concetto vicino ad una idea di equità sociale, di solidarietà, di riscossa della classe operaia, di vicinanza ai poveri e agli immigrati, espressione di una passione politica gelida come quella dei tecnici scevri di ogni sogno da rincorrere o mondo migliore da costruire, che è talmente rivoluzionario da mettere addirittura qualche riserva ad una eventuale unione riconosciuta tra due persone dello stesso sesso.
Allora fa male, di più, poiché la generazione che egli incarna è quasi la mia, e tutti i suoi sostenitori hanno uno sguardo corto come quello che si è sempre avuto in Italia, ciechi come pipistrelli. Il loro brutale cinismo mi atterrisce, da Che Guevara a Renzi, l’estinzione graduale della sinistra, la fine della sensibilità umana, dalla passione e devozione per gli ultimi alla pragmatica politica finanziaria di banche che sfocia in un capitalismo liberale sfrenato e disumano, padre di tutte le disuguaglianze.
La nuova promessa del Pd è roba da prima Repubblica, così con mio grande stupore noto che l’assenza di una visione di “sinistra” e di uomini politici mossi da una sensibile concezione del mondo è oggi colmata da un politico che sta riportando all’attenzione i veri e gravi problemi che attanagliano una nazione, una società o il mondo intero, e l’unico che parli da persona di sinistra, è, oggi, Papa Francesco. Io, lontano anni luce dai dogmi e dai precetti della chiesa cattolica, agnostico fino al midollo, vedo nel suo tentativo di portare all’attenzione i mali della nostra epoca una azione che può dirsi politica e di sinistra. La classe operaia non riesce più a difendersi dagli attacchi dei media, è oramai priva di qualsiasi filtro critico, così crede di potersi tutelare passando da Berlusconi a Renzi. Quest’ultimo non si servirà della politica per salvarsi da eventuali processi a suo carico o per difendere il proprio patrimonio come il primo, questo è ovvio, ma le soluzioni economiche, la smania di protagonismo, l’insensibilità, l’assenza di umanità e umiltà sono le stesse.
Sono un uomo, sono rondine o pipistrello, sono giorno o notte, allora dico addio a voi con le mani tese, le mie sono raccolte in pugni chiusi nelle tasche. Faccio a meno dei vostri discorsi così tristi e immutabili, dei vostri corpi trasparenti e camaleontici, della vostra doppiezza, conosco solo un modo per fare politica, oppormi, ribellarmi e non tendere nemmeno un mignolo a questa maggioranza così opportunista, e con chi condivide questa idea io sarò ben lieto di proseguire qui a Bagnoli in nome di una vera opposizione, continuare con chi non va dove va questo mondo.
Ognuno sia responsabile delle proprie mani, ho promesso di essermi fedele sempre.
Tu,giovane e novello Zola, sei tutti noi.
Sei il “coraggio” di dire quello che tutti sanno, pensano, e dicono solo a bassa voce.
Sei “l’ubriacone” che tutti vorrebbero essere…
Bello il tuo articolo, quasi perfetto. Io non cambierei una virgola, e meno che mai la forza che emana.
Resta come sei.
Lascia che gli altri cambino bandiera e salgano sul carro dei vincitori; tu continua a scrivere, che lo fai davvero bene.
Continua a usare la penna, anche quando ti fanno cadere le braccia.