Rosa che … arrossisce!
26.07.2013, La poesia di Pasquale Sturchio
Rosa che … arrossisce!
Su di un balcone
di rose fiorito
una ragazza ricama
un bouquet di rose!
***
Rosa dolce
Rosa elegante
Rosa fragile
***
Rosa simpatica
Rosa romantica
Rosa melanconica
***
Scivola via
la rosa tunica di Rosa!
***
Impetuosi spuntano
turgidi rosei boccioli
e appare l’ascoso umido nido
di rosa profumato!
***
Rosa che … arrossisce!!!
Commento-recensione di Giuseppe Marano:
FLASH dalla poesia di Sturchio
Dopo qualche tempo ci capita sott’occhio la ROSA di Sturchio e la troviamo sempre più rutilante avvolgentesi intorno ad un nucleo dalla carica condensata al limite d’un’ esplosione dirompente. Questa volta individua subito l’alfa e l’omèga del nostro disperato andare perseguitati dalla immedicabile attrazione cosmica: la Rosa divina sconfinata ferita che produce ed assorbe il tutto (ed anche noi purtroppo che sentiamo l’assorbimerto, che dovrebbe esser dolcissimo, come straziante fatalmente inappagata attrazione!). Comincia musica in sordina sottile che avvolge pure noi nelle sue spire invisibili e ci tira insensibilmente in gorghi profondissimi smemoranti che attingono la prima impulsiva accensione, il primo palpito di vita. Ma da dove viene questa nativa accensione? L’idillio è concentrato nella ricerca del focus che ha acceso la vita, nella incandescente scaturigine. L’immersione è rapida, rapida l’ebbrezza da sub che ci trascina smemorati affocati e stravolti come Marsia dal sole vermiglio calore/colore della rosa, polla sorgiva delle nostre asserpanti ossessioni vitali…Altro che rosa fresca aulentissima che appari in ver l’estate! Tu sei, invece, quella che dà vita per struggerla! Che non ci inebria col suo profumo, tutt’altro: non facciamo a tempo a sentirlo che ne siamo tramortiti dal calore ruggente avvolgente annullante come quello che si sprigiona da un’atomica…Poi cerca di dissimulare il poeta l’ardore annichilente…ma non ce la fa…perchè come buco nero, meglio rosso ella (la rosa)…risucchia ed annulla nel supremo acme godurioso di giubilo macrocosmo e neutrini umani…penso che l’Ariosto ci aiuta ad avvicinarci, non a svelare, l’impossibile mistero, solo che il proposito irresistibile del cavaliere, è proiettato in un’aura di auspicabilità struggente nella consapevolezza dell’ impossibilità: “Corrò (=coglierò) la fresca e mattutina rosa/ che, tardando, stagion perder potria./So ben che a donna non si può far cosa/ che più soave e più piacevol sia/ancor che se ne mostri disdegnosa/e talor mesta e flebil se ne stia…”