La necessità di creare nuovi partiti …
07.07.2013, Articolo di Domenico Nigro ’82 (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2013, Anno VII, n.3)
Combinando insieme i risultati delle elezioni politiche dello scorso febbraio con quello delle amministrative, un dato appare evidente ed incontrovertibile: i partiti, nella loro costruzione attuale sono ormai finiti, destinati senza una veloce e profonda ristrutturazione ad un rapido e triste declino.
Che la fiducia della gente nei partiti fosse in continuo calo è dato conosciuto da tempo; nelle ultime tornate elettorali è emerso, in maniera evidente, che i partiti non riescono più ad interagire con le persone, non sono con loro in sintonia, non riescono a comprendere i problemi che attraversano la società e di conseguenza ad individuare idonee soluzioni. Prova ne è che, ancora oggi, vale più una propaganda basata su promesse illusorie che prospettano una realtà economica, sociale che non esiste più; vale più promettere posti di lavoro in fabbriche sull’orlo della chiusura, o prospettare un modo di gestire la pubblica amministrazione contrario alle più elementari regole del diritto, che un nostalgico discorso sull’appartenenza politica.
La gente, è evidente, è stufa di partiti costituiti in maniera oligarchica (se non addirittura monarchica), non accetta più determinati personaggi che, vantando doti particolari che permettono loro di elevarsi dalla massa, pensano di poter gestire tutto e tutti, dando ordini, imponendo scelte pretendendo che queste vengano seguite alla lettera. L’idea di uno che decide per tutti (a meno che questi non si chiami Berlusconi) non funziona più né in campo nazionale, né a livello locale; il tempo dei ras è evidentemente finito.
I leaders politici sono tali non solo quando hanno carisma e autorevolezza riconosciuti da tutti, ma anche quando hanno la capacità di ascolto della base, quando riescono a dialogare con gli altri, accettando anche critiche e suggerimenti. Spesso, anche nel nostro paese, avviene il contrario: in forza di una lunga militanza, di uno stare al comando di un partito da tempo, si pretende il diritto di decidere per tutti, con ordini insindacabili, nella convinzione che tanto tutti ascoltano e si adeguano senza batter ciglio.
La realtà è invece un’altra e prova ne è che a Bagnoli i partiti sono pressoché finiti. Da sinistra a destra, le sezioni sono ormai sparite, le riunioni una chimera, la parola tesseramento quasi del tutto scomparsa. Unica eccezione è l’UDC, anche se va detto che questi (per bocca degli stessi iscritti) non è un partito ma, più che altro, un comitato a (coerente) sostegno di una persona (o forse famiglia); per entrarvi non serve dichiarare l’appartenenza a valori o ideali, ma il sostegno (quasi idolatrico) ad una persona. Considerando il quadro non ci si deve meravigliare se la gente, soprattutto i giovani, non si identificano più nella politica (anzi ne fuggono quasi impauriti); in generale si guarda esclusivamente alla persona più che alle idee, e più un soggetto si mostra in grado di rottamare quanto è presente, più attira simpatie e consensi personali.
Appare necessario quindi una riforma dei partiti, rivalutarne la loro funzione per renderli più moderni e vicini alle persone. Nelle realtà piccole, come Bagnoli, l’attività dei partiti è fondamentale per poter avvicinare la gente all’amministrazione del paese; i partiti sono un necessario collante tra società e chi ne gestisce il governo, soprattutto perché aiutano le amministrazioni a meglio comprender le esigenze della popolazione, rappresentando inoltre un filtro tra quanto viene richiesto e quanto è lecitamente possibile fare.
Urge pertanto una rapida conversione del sistema, lasciare che le sezioni si riaprono al pubblico, che i leaders che verranno siano scelti e non imposti, che i futuri candidati siano selezionati per le loro effettive capacità di relazionarsi con la società, e non per le simpatie che possono ispirare in una persona. Il tempo dei monarchi locali è finito, occorre aprire una nuova fase politica, ripartendo dal sacrosanto principio che se valori, principi ed idee restano, le persone passono e devono cambiare; i partiti non sono lasciti ereditari né tantomeno proprietà esclusive di pochi soggetti.
Va sottolineato che mentre scrivo questa riflessione, qualcosa nella sinistra bagnolese si muove, mentre da altra parte tutto tace. A questo punto, anche alla luce dei risultati delle elezioni amministrative, è giunto il momento di dire con chiarezza che il Pdl bagnolese è finito da anni, non rappresentando più le idee del centro-destra, ma solo una vetrina da cui si affaccia qualche presunto aspirante politico. È giunto il momento di trovare un nuovo soggetto politico capace di dare spazio a quanti ancora oggi credono nei valori della destra, quanti ancora oggi pensano che parole come legalità, meritocrazia ecc siano necessari nella società moderna.
La riflessione è condivisa e ritenuta indispensabile se capace di risollevare le sorti dei partiti o dei movimenti politici di Bagnoli Irpino e non solo.
E’ indispensabile perché direttamente legata al futuro della cittadinanza. I rappresentanti politici, qualora eletti, presiedono le amministrazioni e i consigli nei vari Enti, adottano scelte, indirizzano e condizionano lo sviluppo del territorio.
Migliorare o reinventare una classe politica adeguata alle esigenze, significa migliorare le guide e le scelte amministrative. Con un intervento adeguato e la successiva messa a punto della macchina Comunale si può aspirare a riconquistare la fiducia della gente.
A tal riguardo, vorrei aggiungere che il sistema, in questo caso amministrativo, è efficiente quando tutti gli elementi della macchina, Comunale, viaggiano o tendono all’unisono.
Nella macchina Comunale sono importanti la capacità dell’autista quanto il funzionamento dei vari componenti, compresa la qualità del carburante.
Nel caso di Bagnoli Irpino come per tutti gli Enti, con le tornate elettorali sarà necessario non solo riqualificare o all’occorrenza cambiare l’autista, ma scegliere anche un buon carburante e revisionare o sostituire di volta in volta quei componenti, nessuno escluso, che nella macchina amministrativa sono mal funzionanti, per avanzata usura o per cattivo esercizio protratto nel tempo.
La gente è stufa non solo dei partiti o degli amministratori inefficienti, sanno bene che a volte le scelte impartite sono ostacolate, eluse o rimangono sospese per diverse responsabilità, in barba alla presenza di un sano dialogo o di una critica costruttiva tra maggioranze e opposizioni.
Per facilitare le scelte e perseguire i risultati con minori intoppi, è necessaria una rapida conversione del sistema che deve necessariamente coinvolgere tutti i suoi componenti, autisti, parti meccaniche e carburantdi qualità.
Sono d’accordo, la macchina Comunale, come i partiti non sono un lascito per gli amministratori che si alternano, né tantomeno un motore insostituibile specialmente se non in grado di percorrere la strada da scegliere….