Incontro in Prefettura per abbruciamento e danni da cinghiali
28.06.2013, Irpinianews
Due problematiche di rilievo per il territorio irpino, in particolare per gli aspetti connessi alla sua vocazione agricola, sono state esaminate oggi nel corso di un tavolo di confronto convocato dal Prefetto Umberto Guidato alla presenza del Presidente della Commissione regionale Agricoltura, del Sub Commissario della Provincia, dei referenti dell’ Assessorato all’ Agricoltura e Foreste, del Comandante del Corpo Forestale dello Stato, del direttore ARPAC, di una delegazione dei Sindaci interessati e dei rappresentanti della neo istituita Associazione Verde Irpinia: la bruciatura dei residui vegetali e i danni provocati dai cinghiali.
Oggetto della prima riunione l’individuazione di possibili soluzioni alternative alla pratica, diffusa da decenni, di bruciare i residui derivanti dalla lavorazione delle nocciole e castagne – settore che rappresenta una parte notevole dell’ economia della provincia – ma sanzionata penalmente dal Codice dell’Ambiente a seguito di una recente modifica normativa che ha recepito la direttive europee in materia. Di grande interesse la proposta formulata a conclusione dell’ incontro ossia di analizzare , in sede di tavolo tecnico con ARPAC e referenti degli enti regionali in materia di agricoltura, proposte mirate a regolamentare , anche nella prospettiva della prossima adozione da parte del Presidente della Regione Campania, dell’ordinanza in materia di prevenzione incendi boschivi, le modalità di eliminazione dei residui vegetali che possano conciliarsi con il rispetto della vigente normativa.
In prosieguo dell’ incontro sono stati esaminati i possibili rimedi ai danni derivanti alle produzioni agricole oltre che alla sicurezza dei cittadini dalla diffusione di cinghiali sul territorio di alcuni comuni dell’ Alta Irpinia, tra cui Monteverde e Bagnoli Irpino. E’ stato convenuto che l’Amministrazione provinciale, che ha avviato da tempo un’attività di monitoraggio sulla presenza dei cinghiali, si farà carico di inoltrare apposita richiesta alla Regione Campania affinchè convochi un incontro con i Comuni ove è maggiormente avvertita la presenza di tali animali, al fine di individuare le modalità operative per contenere il fenomeno, considerato che trattasi di una specie protetta dalla normativa europea e quindi particolarmente diffusa.
Nell’ immediato è stato assunto l’ impegno da parte dei referenti del Settore Foreste regionale di chiudere i varchi presenti nelle recinzioni che delimitano la zona forestale al fine di evitare che i cinghiali attraversino la strada Ofantina mettendo in pericolo la sicurezza degli automobilisti . Il Prefetto ha espresso soddisfazione per gli esiti degli incontri che hanno consentito di programmare azioni mirate e condivise in grado di contemperare le esigenze di difesa dell’ ambiente con le istanze, espresse dagli addetti ai settori agricoli, di promozione e sviluppo dell’ economia del territorio.
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28.06.2013, Il Corriere
«I divieti uccidono l’agricoltura»
La protesta: il settore è in crisi a causa di una evidente azione repressiva posta in essere dalle autorità che confondono fenomeni colturali con quelli criminali di inquinamento.
Ad organizzare l’iniziativa l’associazione La Verde Irpinia e l’Adaci per ribadire che: “L’abbruciamento non è inquinamento, non è smaltimento illecito di rifiuti». E lamentano il fatto che «le autorità, le amministrazioni locali non hanno affatto accolto le istanze tese ad ottenere un disciplinare relativo questa pratica».
«Il settore agricolo della nostra Provincia, della nostra Città e dei comuni limitrofi ad Avellino – osservano – è in crisi a causa di una evidente azione repressiva posta in essere dalle autorità che confondono fenomeni colturali con quelli criminali di inquinamento. Da un anno a questa parte gli agricoltori irpini ed in particolare i coltivatori di nocciole, castagne, olivi e viti soffrono di questi problemi che stanno portando al tracollo la vera ed unica economia in grado di far ripartire l’Italia e la nostra Provincia.
Oggi l’agricoltura è l’unica realtà produttiva capace di offrire anche occupazione e sta morendo sotto i colpi di una retorica ecologista che nulla ha a che fare con essa».
Gli agricoltori si dicono «i veri ecologisti sono le “sentinelle” dell’ ambiente; anche il fenomeno dell’ abbruciamento non è inquinamento, ma una pratica agricola che oltre a tenere puliti i frutteti, salvaguarda il territorio da rischi idrogeologici. L’anidride carbonica che è emessa in atmosfera con gli abbruciamenti viene compensata e riciclata nel ciclo biologico delle piante».
«Negli ultimi tempi, in particolare a partire dal mese di luglio dello scorso anno, – affermano da La Verde Irpinia – è stata intrapresa una intensa azione repressiva dei fenomeni legati all’accensione delle foglie e del frascume che deriva, naturalmente, dalla coltivazione delle piante.
Tale attività repressiva ha condotto moltissimi piccoli coltivatori ad essere denunciati dalle Forze di Polizia alla locale Procura della Repubblica per il reato di cui all’art. 256 del Testo Unico Ambientale (T.U.A.-D.lgs. 152/2006). Ciò ha comportato: anzitutto, che essi sono stati e sono destinatari di un procedimento penale e di sequestri pregiudizievoli per la loro posizione davanti alla legge e davanti alla società, con grave danno anche di natura reputazionale; in secondo luogo, che per poter smaltire, come si pretende, le foglie e il frascume che deriva dalla coltivazione delle piante, hanno dovuto affrontare ulteriori spese.
Tutto ciò sta conducendo all’abbandono delle colture con ripercussioni sia di ordine economico che, paradossalmente, di ordine ambientale.
Infatti, sul profilo economico, la coltivazione di nocciole, castagne, vite, olivo ecc., nel periodo di crisi che vive la nostra nazione, risulterebbe essere l’unica attività capace di dare redditività e occupazione.
Con l’aggravarsi dei costi, e l’abbassamento della redditività si prospetta una recessione anche nel settore agricolo che invece, può risultare trainante per tutto il resto dell’economia.
Sotto il profilo ambientale, il ristagno di fogliame e frascume sui fondi rischia a breve tempo di occludere gli alvei pluviali col rischio imminente di formazioni di frane che in tal une circostanze di tempo e di luogo possono condurre, come già accaduto, a gravi eventi lesivi per la pubblica incolumità».