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Urge un intervento a regola d’arte …

di Domenico Bernardo

(Articolo tratto da “Fuori della Rete” 04/2010 – Pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39″ di
Bagnoli Irpino il 08.04.2010)

Innanzitutto desidero fare un augurio, dal profondo del mio cuore, al nuovo presidente del circolo Palazzo Tenta 39 e a tutti i suoi collaboratori. Buon lavoro! Bene, detto questo, passo all’oggetto della mia lettera. Ormai mi conoscete, ho la passione per le bellezze artistiche e, quindi, ancora una volta la mia attenzione si è soffermata su una di queste. Questa volta voglio parlarvi dell’affresco della Vergine che si trova in un’apposita nicchia in via Garibaldi. Un tempo la strada era appunto denominata “Rua della Vergine” dal nome dell’immagine sacra. Il riquadro rappresenta la Madonna con Bambino attorniato da angeli e su tutti vigila lo Spirito Santo sotto le sembianze di una colomba. L’opera, di autore ignoto, risale al 1400 ed è la più antica esistente in Bagnoli Irpino. Fu dipinta in quel sito perché alle spalle esisteva la casa dei monaci Verginiani. Rovinata dal tempo, è stata più volte restaurata da mani inesperte, per cui l’affresco ne è rimasto deturpato. Nel 1880 il pittore Michele Lenzi, nel restaurarla, fece un’importante scoperta: si accorse che sotto l’immagine, allora esistente, si trovava il vero affresco che fu accuratamente ripulito e riportato al suo antico splendore. Poiché la primitiva immagine dipinta nell’edicola era la Madonna di  Montevergine, ancora oggi dagli anziani è chiamata così.
Nel 1997, a spese della Corale di Bagnoli, l’affresco è stato ridipinto per perpetuarne nel tempo la bellezza. Dopo questo breve resoconto storico addentriamoci nell’oggetto del  problema. Bisogna ricordare che fino agli anni 60 circa, l’affresco versava in ottimo stato. Successivamente, sicuramente in buona fede, furono tolte le ante di legno e i coppi sul tetto e al loro posto fu messo un cancello di metallo scorrevole. Passando gli anni fu tolto il  cancello e sostituito da un vetro a protezione dell’affresco. Come ho detto sopra, nel 1997, a spese della Corale di Bagnoli, l’affresco fu restaurato ma dopo poco tempo dava segni di sbiadimento. Questo decadimento veloce mi ha fatto riflettere. Sono giunto alla conclusione che il danno è stato causato dal vetro. Infatti, durante l’estate, quando il sole batte sul vetro, la temperatura della parete su cui si trova l’affresco diventa molto alta facendo sbiadire l’affresco. La mancanza di ventilazione, data la presenza del vetro, accelera il processo di decadimento. Poi c’è da evidenziare anche che nella parte alta dell’affresco, ai due lati, manca l’intonaco. Questo danno è stato sicuramente causato da infiltrazioni di acqua verificatesi probabilmente quando furono tolti i coppi, fortunatamente rimessi recentemente.
In ultima analisi mi meraviglia che chi ha eseguito l’ultimo restauro non abbia evidenziato il problema del vetro. Tra l’altro, io non ho mai visto un affresco protetto come il nostro con un vetro davanti che impedisce all’aria di entrare. È risaputo che l’umidità che si crea all’interno, tra il vetro e l’affresco, non può asciugarsi se non c’è una corrente d’aria. D’altra parte non si spiegherebbe come mai ci sono affreschi esposti all’esterno che si conservano nel tempo e invece il nostro, incastonato nella nicchia e cosi protetto, si sia ridotto in queste condizioni. Per circa 600 anni la sua bellezza è rimasta inalterata. In questi ultimi 50 anni, a causa del vetro, ha perso circa il 50% della sua superficie. A questo punto faccio un appello
all’assessore alla cultura del Comune di Bagnoli Irpino Incoronata Vivolo dicendo che bisogna fare un restauro a regola d’arte se si vuole ripristinare la bellezza di questa opera come era in origine e farla durare ancora a lungo. Sicuramente vale la pena fare degli sforzi economici per questa bellezza artistica con tanta storia. Quante generazioni, quanti sguardi si sono soffermati ad ammirare questa Madonna col Bambino. Quante lacrime, quanti canti sono stati profusi dai pellegrini che fino a pochi anni fa si recavano a Montevergine. Sia all’andata che al ritorno si raccoglievano in preghiera davanti a questa immagine e dopo aver riposato poche ore e fatto colazione presso l’osteria Corso, in via Roma, ripartivano e ritornavano ai loro luoghi.
Non facciamo finire nel dimenticatoio la nostra storia!

Articolo, Urge un intervento a regola d’arte, di Bernardo Domenico, 04.04.2010 (formato PDF)

                                                                                                       

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