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Benvenuti a Monnezzopoli!

01.05.2013, L’inchiesta (di Federico Lenzi)

Cosa accade quando il malcostume bagnolese si unisce a quello dei turisti.

Fare giornalismo non è solo l’articolo d’opinione o di politica, ma soprattutto parlare degli avvenimenti, delle persone e raccontare le problematiche della zona. Certamente non solamente in campagna elettorale per poi sparire nel nulla, ma interessarsi del paese costantemente anche negli altri cinquantanove mesi non elettorali.

L’inquinamento del suolo non è una cosa a noi estranea, molto spesso mi è capitato di sentire persone in ritorno da passeggiate lamentarsi dei rifiuti e delle discariche abusive nei boschi. Il nostro paese non è proprio una località completamente pulita e intatta, spesso inoltrandosi in zone fuori mano si trovano: sacchetti, grandi elettrodomestici, mobili e a volte anche carcasse di grandi animali morti.

L’anno scorso anche a Bagnoli è stata introdotta la raccolta differenziata dei rifiuti. Una pratica inventata da re Ferdinando II di Borbone nel 1832 e diffusa in molti paesi nordici, ma stranamente non a Napoli. Questo sistema permette di ricavare nuova plastica, carta e vetro da quelli già usati, asfalto e suole di scarpe dai copertoni e fertilizzante dall’umido; mentre le pile e gli oli se non sono riusati vengono smaltiti senza inquinare. Tuttavia questo metodo a Bagnoli è stato preceduto dal panico: centinaia di paesani hanno deciso di ripulire le loro case e si sono recati in pellegrinaggio ai vecchi e cari cassonetti per porgergli l’ultimo saluto armati di secchi, carriole, carrelli, ape-car, auto, furgoni, camioncini e chi più ne ha più ne metta. Questo ha richiesto molti viaggi ai mezzi d’”Irpinia-Ambiente” per rimuovere le cataste, ma tutto sommato la differenziata è iniziata con ottimi risultati.

Un tempo non essendoci cassonetti si usava gettare i pochi rifiuti prodotti nei dirupi intorno al paese (fino a cinquant’anni fa), ma all’epoca gli scarti erano tutti biodegradabile. Le bottiglie di vetro erano rare e costose e quindi non venivano gettate. Tuttavia, quest’usanza si è mantenuta e ancora oggi c’è chi scarica la propria immondizia in questi posti!

Premettendo che non sono a conoscenza di tutte queste discariche abusive mi limiterò a citare e ad allegare le foto solamente dei posti più deturpati che conosco. Il primo “monnezzaro” di cui voglio narravi, tra tutti il più inquinato, è quello in località S.Maddalena. Lì i concittadini scendendo verso S.Lorenzo si cimentano in quello che sembra lo sport ufficiale del paese: il lancio del sacchetto nel burrone sottostante! Tutta la strada ai lati è coperta di rifiuti, ma sporgendosi e guardando nel dirupo la visione è desolante: lunghe distese di sacchetti, oggetti in plastica e altri rifiuti scendono a valle. Il terreno è così colmo di rifiuti che a malapena si vede il terreno e alcuni sacchetti si sono impigliati negli alberi rendendo più lugubre il paesaggio. Vi si trova persino una grande cisterna in plastica, tegole, water e lamiere in abbondanza. Finanche le insenature nella roccia adiacente in alcuni tratti sono state usate come cestini! Salendo verso le mura del paese si notano alcuni ferri arrugginiti che testimoniano come dalla sommità della Giudecca si gettassero i rifiuti a valle, sotto il bastione delle mura troviamo addirittura alcuni lavandini e sanitari! Anche la Giudecca e alcune case nelle strade sottostanti essendo abbandonate ospitano dei rifiuti, nell’articolo sul castello a Lafelia già parlai del sottopassaggio pieno d’immondizia. Tornando a S.Maddalena preciso che sotto il burrone si sente il rumore dell’acqua che certamente vicino a questo schifo rischia di essere contaminata. Durante l’estate parte di questo scempio viene coperto dalla vegetazione.

Il “monnezzaro” per eccellenza è però quello in località Caliendo. Qui il fenomeno è così diffuso che il comune ha messo addirittura un cartello per vietare lo scarico dei rifiuti e posto ben due sbarre a chiudere il sentiero. Una sbarra è stata addirittura tagliata e sull’altra fa bella vista un copertone quasi in senso di sfida. La località è molto bella: si ammira la valle che nasce tra le gole rocciose e si va allargando. Questa stradina come dimostrano i primi rifiuti che s’incontrano è usata anche da gente che vi si apparta, dopo la seconda sbarra troviamo un grande cumolo di bottiglie di vetro e voltato l’angolo c’è di tutto ai bordi della scarpata (per non parlare di quello che hanno lanciato di sotto). Si vedono scii, scarti di muratura, mattoni, calcinacci, pezzi di cemento, sanitari, plastica, ossa di animali e una maglia su cui è finanche cresciuto il muschio! La cosa più grave è che un’incosciente ha persino buttato una batteria d’auto in cui è nata dell’erba, immaginate se una capra mangiasse lì dentro!

Salendo a Laceno al di sotto di qualche tornante si trovano dei rifiuti. Al colle della Molella andando verso le grotte del Caliendo si trova un’immensa discarica a cielo aperto vicino a quelle che dovrebbero essere la principale attrazione del Laceno! Altro che rilancio della località! Scendendo nella piana e andando verso il lago dall’hotel 4Camini s’incontrano anche lì dei copertoni e delle scarpe. Anni fa quando fu svuotato il lago anche lì sotto vennero ritrovati dei rifiuti, ma da alcune analisi fatte recentemente da un appassionato della località non risultano, fortunatamente, metalli pesanti nel bacino.

Avendo la passione per la bicicletta mi capita spesso di sostare alla fontana dell’Acqua Leggia durante gli afosi pomeriggi estivi. Dietro la fontana, vicino la sorgente, i rifiuti abbondano: un tempo c’erano anche dei grossi barili in ferro e si trova sempre della plastica che spesso viene bruciata (i prodotti petrolchimici se bruciati rilasciano sostanze inquinanti). E’ inconcepibile che una sorgente dove si reca metà paese a prendere l’acqua sia tenuta in questo stato. Ai lati di molte curve, in particolare quelle dove transitano i turisti (come quella tra il campo sportivo e la via del cimitero), si trovano molti oggetti buttati dal finestrino. Nei boschi e a volte anche nei castagneti si trovano alcuni oggetti in ferro e grandi elettrodomestici abbandonati!

Ciò che noi buttiamo nei boschi oltre a rendere incoltivabile il terreno ci ritorna in tavola mediante l’acqua, gli animali e i funghi! Le comuni pile contengono metalli pesanti che possono causare danni al sistema nervoso, al fegato e ai reni. Basta una semplice pila allo zinco ad inquinare trentamila litri d’acqua! Il baryum usato per schermare i tubi catodici delle vecchie televisioni provoca danni al cervello e al cuore con un breve contatto. Anche i tubi dei frigoriferi e gli oli delle auto sono dannosissimi per la salute e la natura! La plastica e i copertoni impiegano anni a deteriorarsi. L’articolo 733 bis prevede multe fino a tremila euro e anche diciotto mesi di reclusione per chi inquina un’area protetta (siamo in un parco regionale). Per le ditte e le aziende le sanzioni sono moltiplicate fino a duecentocinquanta volte. Anche chi non ha vigilato può incorrere in sanzioni.

Secondo il rapporto “Eco-mafie” di Legambiente l’Irpinia è il crocevia dei rifiuti tossici che dal nord la camorra smaltisce nella nostra regione. Basta vedere i terreni di Caserta dove non si può più coltivare, l’acqua non è potabile, gli animali nascono malformati e i tumori dilagano. La Campania è la prima regione in Italia per lo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Anche se non se ne parla molto questa è una problematica molto diffusa: nella discarica di Savignano Irpino sono state trovate tracce di rifiuti radioattivi, spesso le forze dell’ordine bloccano di notte questi camion che un tempo usavano l’Ofantina mentre ora si spostano lungo le vie secondarie. In passato alcuni boss hanno scelto i nostri monti per venire a nascondersi, dunque se noi lasciamo i boschi in queste condizioni per queste persone sarebbe facilissimo confondere i loro rifiuti speciali tra quelli buttati dai bagnolesi! Non per creare allarmismi, ma queste cose accadono proprio quando nessuno valuta seriamente i rischi.

Un impegno comune di tutta la cittadinanza credo che possa solo far bene, bisogna solo fare la differenziata (all’inizio ammetto sarà complicato, ma poi ci si abitua) che viene ritirata ogni giorno, le pile scariche si ritirano dove si acquistano le nuove, gli oli esausti si ritirano in comune e i grandi elettrodomestici sono ritirati gratis chiamando l’apposito numero. Ripulire le zone sporche e evitare di gettare le cose a terra o nei boschi sono azioni che rientrano nei piccoli grandi gesti da buon cittadino.

Ho saputo che alcuni turisti in una riunione degli utenti di “Laceno.net” avevano intenzione di venire a pulire i boschi! Dobbiamo pulirli noi, non deve essere il turista a venire armato di sacchetto! Tuttavia ci tengo a precisare che spesso sono proprio i turisti che il cestino non sanno proprio cosa sia e come si usa, quindi dopo i pic-nic di pasquetta o del primo maggio lasciano alle loro spalle cumuli di rifiuti! A volte, considerando che non ci sono controlli, con le auto scendono anche nella piana ignorando il divieto. Se fossero multati prima di tutto perderebbero il vizio e in secondo luogo il comune incasserebbe bei soldi dato che è un mal costume diffuso. Ai pochi turisti che vengono bisogna far rispettare le regole e non lasciarli liberi di fare ciò che vogliono, alcuni dei loro comportamenti allontanano dalla località un altro tipo di visitatori più corretti. Anche dal punto di vista turistico questo è un grandissimo danno d’immagine, i turisti vengono qui a cercare pace e relax in luoghi incontaminati e trovano questo scempio? Non possiamo dire di voler puntare sul turismo se non sappiamo tener pulito il territorio. Bisogna salvaguardare e proteggere il nostro ecosistema che è una risorsa da non buttare via.

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Il reportage fotografico

 

                                                                                                       

1 Commento »

  • Lucarchitec scrive:

    Che schifo…un posto che dovrebbe essere peculiare per il suo ambiente “incontaminato”…

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