Spartirsi la morte con lietezza
16.03.2013, “Pensieri” di Franco Arminio (dalla pagina facebook dell’autore)
Tutti dobbiamo morire, ma solo alcuni sentono la morte ogni giorno. Sono le persone che mi piacciono. Le uniche persone che mi piacciono. Chi non sente la morte non mi interessa, è inutile nasconderlo, prima o poi la mia noia diventa evidente davanti agli accaniti al contingente. Mi interessa la morte, non la necrofilia.
Quasi tutti i politici pensano poco alla morte, ma sono necrofili, maneggiano pensieri morti, compiono azioni morte. La meraviglia è quando incontri una donna che sente la morte. Quando abbracci una donna che ha l’orecchio appoggiato sulla morte e quindi anche su Dio e sulla poesia. Non è un ascolto che arriva da adulti o da vecchi. La morte di cui sto parlando arriva a quattro, a sei, a dieci anni. Arriva e non va più via.
Le persone che incontriamo raramente sono interessate al giardino nero della nostra infanzia. E allora non ci resta che trasformare il giardino in un orto. Scrivere in fondo è arare la morte e cercare di trarne qualche frutto. Io ho sempre cercato una donna che prima di avere confidenza con me avesse confidenza con la morte. La morte e le seghe sotto il tavolo, la sensualità di chi non ha fiorellini nell’anima, ma una bestia feroce che non si sfama mai.
L’errore che spesso facciamo è tenere la besta fuori di noi, la allontaniamo pensando di essere più appetibili. Per fortuna a volte arriva qualcuno che ci vede veramente, e ci fa tornare a casa, noi e la nostra bestia. Sono cose che per accadere non hanno bisogno dei fitti e anemici commerci sessuali dei nostri giorni. Le vere confidenze nascono quando sappiamo spartirci la morte con lietezza. Quando sappiamo tenerla vicina, possiamo essere vicini a tutto.
L’amore è proprio questo sentire il tutto e non solo chi solletica il nostro narcisismo.