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Considerazioni a margine del reportage su Lafelia

05.03.2013, Editoriale di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Febbraio 2013, Anno VII, n.1)

Ritorno a Lafelia. Termina con questo secondo articolo, il reportage di Federico Lenzi, sul poggio che “ospita” la Giudecca, ossia l’embrione dell’odierna Bagnoli.

Due articoli davvero interessanti dalla duplice finalità:  descrivere  minuziosamente i ruderi dell’antico castello longobardo e della cinta muraria che un tempo difendevano il borgo medioevale ed evidenziare, allo stesso tempo, lo stato di degrado in cui versa quest’area, che doveva essere invece il  fiore all’occhiello della nostra Bagnoli.

Recuperare le nostre origini, valorizzarle e mostrarle al visitatore, questa è la sintesi che si evince leggendo questi due scritti.

Partendo da queste attente valutazioni, che si evincono chiaramente in questo reportage su Lafelia, sono scaturite alcune personalissime considerazioni.

La prima che definirei di carattere politico. Mi spiego. Negli ultimi vent’anni, in tutti i programmi delle varie compagini candidate alla guida del Comune, un ruolo principale è stato sempre riservato al Laceno e al suo rilancio turistico. La situazione attuale è sotto gli occhi di tutti e un enciclopedia intera non basterebbe per illustrare tutti i mali che l’affliggono. Ma questo è un altro discorso. Del borgo invece praticamente non vi è traccia: una proposta, un progetto degno di nota. Sembrerà strano eppure a mio avviso il rilancio turistico dell’altopiano passa anche attraverso il recupero del centro storico, di quel borgo oggi  bistrattato, deturpato, svuotato, abbandonato a se stesso.

Recuperare e  valorizzare il nostro borgo significa, innanzitutto recuperare le nostre origini, ma anche e sopratutto allargare l’offerta turistica, dare al visitatore l’opportunità di scegliere, estenderla a varie “categorie”, offrire un pacchetto che comprenda: gastronomia, cultura, sport e a cui aggiungere le bellezze naturali e paesaggistiche. Un patrimonio artistico e naturale  da tanti invidiato,  una miniera d’oro che qui  non si riesce a  sfruttare.

Probabilmente l’’avrò già scritto in qualche altro articolo inerente al centro storico? Pazienza!  Qualcuno penserà che si è rotto il disco e che dica sempre le stesse cose? Sarà anche vero,  ma la “Bagnoli antica”, la Bagnoli dei nostri avi, a me piace tantissimo e vederla in questo stato mi  fa rabbia. E pensare che  alcuni paesi, vedi la vicina Nusco, del suo borgo ne ha fatto un gioiello, tanto da essere definito uno dei  più belli d’Italia, traendone enormi vantaggi in termini economici e il nostro che non ha da invidiare niente a nessuno, che strutturalmente è integro, non vedo perché non si riesca a fare altrettanto.

Nella ricostruzione post terremoto si è pensato invece in nome della comodità e del progresso  di disfare gli antichi portali in pietra, gli infissi in legno, i coppi o embrici il tutto per far posto a materiali di moderna produzione.

Comodità, progresso, questo ha portato a lottizzare nuove aree, ad abbandonare tutto il centro storico perché non offriva i vantaggi e le comodità richiesti dalla società moderna.

Il risultato è sotto i nostri occhi,  un paese cresciuto a dismisura, che potrebbe senza problemi ospitare una popolazione cinque volte superiore a quella attuale, interi quartieri “fantasma”, edifici chiusi  e in diversi casi ridotti a dei veri e propri ruderi.

Bagnoli  che si  definisce  un  paese a vocazione  turistica, deve comprendere che la predisposizione all’ospitalità e l’accoglienza da sola non basta ad attrarre il visitatore, che il turismo passa anche da qui, dalla sua storia, dall’intrattenere i visitatori fra i suoi vicoli, nei monumenti  e raccontargli la nostra storia, il suo passato. Dobbiamo fare del nostro borgo un caposaldo della nostra offerta turistica.

La seconda considerazione scaturita  a margine di questi articoli la  definirei di carattere storico.  La storiografia locale, si basa quasi esclusivamente  sulle memorie storiche di Alfonso Sanduzzi, un corposo volume elaborato  ad inizio novecento e che arresta il suo racconto alla metà del XIX secolo.  Un testo utilizzato quasi come una bibbia, da cui attingere notizie circa il nostro paese  e i pochi lodevoli tentativi fatti successivamente, si basano proprio su questi scritti e non consentono una ricostruzione completa della nostra storia locale.

Eppure lo stesso Sanduzzi nella sua introduzione  afferma: che non avendo avuto la possibilità di riunire tutti gli elementi storici per un’ opera completa, in quanto impossibilitato a consultare gli archivi storici,  auspica che qualcuno nel prosieguo potesse completarle.

L’auspicio è che qualcuno possa davvero proseguire sulla strada tracciata dal Sanduzzi, una nuova ricostruzione degli avvenimenti storici del nostro paese, sarebbe utile a chiarire tanti aspetti della nostra storia ancora oscuri  e ad evitare in futuro tanti “falsi storici”.

                                                                                                       

2 Commenti »

  • Lucarchitec scrive:

    A mio parere, il centro storico di Bagnoli non sta messo male. Partendo dal fatto che è un centro che ha subito un grave sisma poco piu di 30 anni fa, si conserva ancora bene. Il materiale di spolio è veramente tanto, basta farsi un giro per i viottoli per vedere colonnine, conci, pietre messe un po’ cosi senza un ordine, però è ciò che succede in tutti i centri storici del mondo.
    Secondo me un’opera di valorizzazione, disciplinata dal comune con varie delibere potrebbe risolvere il problema.

    Per esempio, i negozi dovrebbero esporre tutti l’insegna che non intralci l’estetica dell’edificio, e preferibilmente in legno. Gli infissi, seppur moderni, dovrebbero essere in legno, ogni negozio deve riportare cosa vende a livello di tipicità. Nelle belle stagioni, tutti dovrebbero esporre fiori sui balconi…insomma cose che senza un esoso sborso di denaro, possono rivalutare un centro storico. Discorso a parte, i monumenti abbandonati, che hanno bisogno di un restauro, visto che Bagnoli è la regina delle cose abbandonate (basta vedere la rotonda, l hostel, le grotte, castello e cosi via).

    E comunque un sistema di cartellonistica è assolutamente necessario.

  • Federico L scrive:

    Come accaduto a molte bellezze storiche di Bagnoli anche questo castello e le sue mura di questo passo faranno una brutta fine. Il castello ha milleduecento anni di storia e le mura all’incirca settecento, ma invece di essere un’attrazione dentro ci hanno fatto un canile e un pollaio, alcuni tratti sono stati rifatti con i mattoni,facendo il giro delle mura lungo la collina si trova spazzatura (anche dei sanitari) e il tubo di scarico che ho menzionato nel mio articolo non c’è più perchè hanno rivoltato la terra fin sotto il castello per costruire la casa sottostante. Quella è un’area archeologica e non credo vada trattata così, spero che ora non inizino a fare dei terrazzamenti su quella collina per costruire nei terreni sottostanti. Non lasciamo che si cementifichi tutto, quelle pietre valgono molto e se ristrutturate sono più solide dei moderni materiali usati per costruire.

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