La coscienza di … (a ognuno la sua)
07.01.2013, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da “Fuori dalla Rete” – Dicembre 2012, Anno VI, n.5)
Uno spettro si aggira per l’Italia – lo spettro dell’ incoscienza del sé. Questo spaventa più dello spettro del qualunquismo, che, a ragion veduta, pare in qualche senso giustificato, se per esso si intende una sfiducia endemica verso la politica e i partiti, una sfiducia che gli addetti ai lavori hanno saputo conquistare con merito.
E’ meglio non partecipare alla questione politica, o partecipare e sbagliare posizione andando a ledere i propri interessi? Il secondo soggetto ha più colpe: in preda al marketing politico, vede se stesso distorto, con una coscienza pilotata. Il primo sbaglia, forse, ma ha piena consapevolezza di quello che sta facendo.
Meglio il povero operaio anti-politico, o l’operaio stupido liberista? Il primo, meno peggio, sicuro.
Meglio ancora, ma pare un’abilità oramai persa, una classe operaia che riprenda coscienza di sé e rispolveri lo spettro che nel 1848 si aggirava per l’ Europa, e che tanto timore incuteva al papa, allo zar, e non solo…
No, non è un discorso anacronistico, il papa sta sempre lì, sempre potente e sopravvalutato, gli zar hanno cambiato denominazione, ma dominano sotto le vesti di primi ministri e presidenti, Metternich e Guizot oggi hanno altre facce, e ci seducono con l’arte della retorica mediata dalle nuove tecnologie, ma ciò che non sembra assolutamente anacronistica, immutabile, è la misera condizione della classe operaia e delle classi meno agiate, e la distanza sempre più marcata tra queste e le classi più “alte” e “nobili”. Gli ultimi, in questo sistema liberista e dominato da un capitalismo selvaggio, sono controllati, anestetizzati, difficilmente possono cambiare condizione, e per questo perennemente illusi.
La coscienza del sé avviene secondo proiezioni esterne: cos’è Dio, se non la proiezione di sé? Questo variegato campo di religioni non è altro che la coscienza capovolta del mondo, una proiezione su un oggetto che diventa soggetto, e il soggetto-uomo che diventa uomo-oggetto. Tutto si realizza nella mente, e sovente sfugge la condizione di vita reale.
La coscienza del sé affonda le proprie radici nella società civile, ossia nel luogo degli interessi egoistici dell’uomo, a detta di Marx ed Engels, che rappresenta l’antitesi della famiglia, la comunità immediata: spetta allo Stato ristabilire l’unità scissa dalla società civile.
Avanzando nel tempo di oltre un secolo e mezzo, realizziamo che la società civile impera in un vortice di irrefrenabile smania di liberismo e capitalismo, che le distanze tra stati e classi diverse hanno raggiunto lunghezze e profondità spropositate e mai raggiunte prima, che il sogno del bene comune è diventato il sogno realizzato del bene privato di nazioni ricche e fiere, ma senza dubbio ignobili.
Stati ricchi in maniera eterogenea, poiché ricca è una minoranza di popolazione, che detiene la stragrande maggioranza della ricchezza interna di una nazione, è il caso dell’Italia.
Lo Stato non assiste, e il mercato libero divora brutalmente fette di mondo e famiglie disagiate, povera gente e operai senza diritti, mortificati dalle condizioni imposte dal sistema e dalle classi dirigenti ingorde e disoneste. Ora, la grande maggioranza dei cittadini del nostro paese, il 90% circa, non possiede che il 50% dell’ intero patrimonio nazionale, questo vuol dire che il 10% della popolazione detiene il restante 50%: se non è un sistema iniquo questo, io proprio non saprei… Poi col tempo siamo diventati sempre più avidi, malvagi ed egoisti, guardando sempre meno fuori casa nostra: perché devo sentire in un giorno cento volte la parola Europa e zero la parola Africa? Costruzione dell’Europa, spread, debito pubblico, Euro… eiiii giù mancano pane, acqua e medicinali!!! Un mondo normale non comincerebbe a risolvere i problemi cominciando dai più gravi, piuttosto che avanzare in primis questioni marginali? (ma sulle quali speculano paesi potenti, gruppi benestanti di persone e banche strozzine!).
Il problema, e ritorno al discorso lasciato in sospeso sopra, è questa dannata e distorta coscienza del sé, la perdita di consapevolezza, poiché se realizzassimo le condizioni di vita reale della nostra classe operaia e quella degli ultimi, stabiliremmo innanzitutto che siamo maggioranza abbondante, e che dovremmo incominciare a difendere la nostra condizione, non continuare a comprometterla come abbiamo fatto e continuiamo a fare (democrazia cristiana-ventennio di Berlusconismo), alzando barricate sociali, religiose, economiche, etniche. Cambiare si può, prescindendo dalla coscienza e conoscenza a priori, acquisire consapevolezza e battersi per migliorare le condizioni di vita delle masse popolari. Occupiamoci di politica, ma facciamolo in maniera seria, intelligente e sensata, altrimenti meglio mettersi da parte e non fare danni. La mia coscienza mi dice di sostenere una politica di sinistra, più giusta, sensibile, equa (che adotti una patrimoniale, ad esempio), e me ne frego della ragion pura e di chi crede sia utopia o argomentazione arcana. Tutti dovrebbero vivere male al solo pensiero di tanta iniquità, soprattutto i più ricchi, ma non lo facciamo e non lo fanno, e così facendo assomigliamo sempre di più ad animali, anziché ad umani; il capitalismo, in questo senso, ha accentuato questo processo di disumanizzazione. Qualcuno ha ipotizzato che l’uomo si differenzia dagli animali, in quanto ha “coscienza di sé”: probabilmente sbagliava, le due specie non si sono mai separate (con tutto il rispetto per gli animali…). Le eccezioni, ovvio, sono parte integrante dell’impianto, e ce ne sono… autentico esempio di umanità, non solo a parole, morto per un sogno chiamato giustizia (vedi foto).
Ora il Natale: concepiremo un nobile pensiero di solidarietà e un vigoroso sentimento di bontà, confezione regalo e fiocco rosso… puro compiacimento e scrollata di sensi di colpa. C’ è da scommetterci, scadenza breve come i latticini, un sentimento effimero che non vedrà capodanno.