Avellino capoluogo, anche il sindaco di Bagnoli “consegna” la fascia tricolore
03.12.2012, IlCiriaco.it
Marcia silenziosa per Avellino capoluogo. Sindaci, per protesta, consegnano fascia.
Sono partiti da piazza Kennedy, passati per piazza Libertà e fermati sotto il palazzo della Prefettura. Sette sindaci d’Irpinia, accompagnati da alcuni componenti del Comitato Avellino Capoluogo, hanno sfilato per le strade della città in una “marcia silenziosa”. Qualche metro, raccolti da uno striscione, e poi un minuto di sosta, accompagnato da un suonatore di tromba che eseguiva il silenzio militare d’ordinanza, appunto. Giunti alla meta, hanno infine consegnato, simbolicamente, le loro fasce tricolori di primi cittadini.
Peccato che fossero in pochi, sia ad assistere che, soprattutto, a partecipare. Giuseppe De Mita di Nusco, Aniello Chieffo di Bagnoli Irpino, Antonio Reppucci di Chiusano San Domenico, Massimiliano Carullo di Mercogliano, Carmine Coviello di Altavilla Irpina, Domenico Majello di Sant’Angelo a Scala, Stanislao De Lauri, di Parolise (raggiunti a manifestazione quasi terminata da Rodolfo Salzarulo, di Lioni), questa mattina hanno voluto difendere la “sovranità” di Avellino come prima città dell’Irpinia, e della futura provincia che ci vedrà uniti al Sannio, ma rappresentano solo una piccola parte dei sindaci.
Anche il comitato, che su Facebook conta ormai quasi 28mila iscritti, contava poco più di 40 persone. Per quanto silenziosa nell’intento, ci si aspettava una protesta molto più “rumorosa”, ma chi ha partecipato non vuole arrendersi, e si professa di dar ulteriore battaglia. «Il nostro è un atto di solidarietà alla città, capoluogo della provincia, che rischia di essere seriamente svalutata dalle ultime decisioni del governo centrale – ha dichiarato De Mita – Si tratta di scelte davvero discutibili. Una crisi non si affronta tagliando le piccole realtà. Mi dispiace che non ci sia stata molta risposta dagli altri “colleghi” sindaci, vuoi per impegni, vuoi per una sensibilità minore alla questione. Ma chi c’era ha manifestato la sua volontà, e non va sottovaluto il nostro gesto, anche se simbolico, di voler consegnare le fasce. Noi sindaci ci troviamo nella delicata posizione di “guardiani di confine”, di ispettori che riscuotono le tasse, ma poi non siamo tutelati. La tentazione di lasciare la fascia definitivamente è forte».
Fa specie che i più accaniti sostenitori della supremazia di Avellino capoluogo siano proprio quei primi cittadini dell’Alta Irpinia, che spesso proprio la città ha dimenticato, per non dire abbandonato.
«Noi non pensiamo che risolvendo il problema del capoluogo facciamo sparire tutti quelli che compongo la “vertenza Irpinia” – afferma Chieffo – Ma stiamo perdendo il collante, e il nostro esiguo numero lo dimostra. Lottare per Avellino capoluogo è lottare per ritrovarlo, perché altrimenti perdiamo le forze, le energie, e le possibilità di risposta. Se Avellino è l’Irpinia, noi difendiamo l’Irpinia, sempre e comunque».
«In provincia, soprattutto in Alta Irpinia, si vivono le maggiori difficoltà. Modificare così radicalmente un ordine delle cose che già di per sé ha delle carenze, aggravate dai recenti tagli, significa condannarci ad affrontare in tempi brevissimi, difficoltà ancora maggiori – gli fa eco Reppucci – Ormai siamo consapevoli di dover lottare fino allo stremo per difendere ciò che quotidianamente ci viene tolto: poste, ospedali, tribunali, e ora anche il capoluogo. Tocca a noi sindaci metterci la faccia. Siamo a contatto diretto con la gente e con i problemi, mentre la politica in alto loco è sempre più distante dai territori».
Ci va giù pesante Salzarulo, che sopperisce al ritardo con delle dichiarazioni al vetriolo ai microfoni di Radio Punto Nuovo. «Pasquale Viespoli è un indecente, una persona che ha costruito sull’illogicità una carriera politica che va avanti dal 1994. Spero proprio che mi denunci. Sarebbe un onore andare a dimostrargli che la logica è una cosa diversa dalla sua politica; lui è una persona qualunque. Benevento s’accorpi pure con Caserta, oppure se ne vada col Molise o con la Puglia; i saltimbanchi politici operino dove vogliono ma non sulla pelle di Avellino e dell’Irpinia».
Altre soluzioni le sta valutando e proponendo anche il Comitato. «Un referendum popolare, ma anche la creazione di una nuova regione, se dovesse essere necessario – lo dice Roberto De Pascale – Non stiamo fermi a guardare. Siamo aggrappati ad un decreto ma faremo tutto ciò che è in nostro potere. Mercoledì, ad esempio, saremo ricevuti Roma, a Palazzo Madama». Ad accompagnare la delegazione, ci sarà il senatore Oreste Tofani, di Frosinone. Una scelta consapevole o subita quella di non vedere coinvolta la politica irpina? «Né l’una, né l’altra. Tofani ci ha invitato, e per questo lo ringraziamo per la disponibilità. Questa è una questione che dovrebbe andare al di là dei partiti, del colore politico e delle sponsorizzazioni, e non siamo noi a dover bussare alle porte dei politici irpini, è una questione di sensibilità personale. Tofani l’ha avuta, e insieme alla sua provincia e a quella di Chieti abbiamo preparato un documento congiunto con una proposta, dove rimarchiamo l’incostituzionalità di questo decreto, e ne proponiamo delle varianti o la totale abrogazione». E se tutti questi sforzi si rivelassero, alla fine, inutili? «Non voglio nemmeno pensarci. Per il momento, abbiamo il sacrosanto dovere di salvaguardare i nostri 200 anni di storia».
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