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Faccia a faccia Bersani-Renzi (vol. 2)

29.11.2012, Articolo di Giovanni Nigro

Ci hanno preso gusto i protagonisti dell’attualità politica. Hanno veramente iniziato un processo di “americanizzazione”; seguendo e inseguendo la tradizione d’oltre oceano. Si parla ovviamente dei candidati alla Presidenza del Consiglio alle prossime elezioni del 2013. Dopo il primo turno delle Primarie, che hanno portato al ballottaggio due candidati, il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani e il Sindaco di Firenze Matteo Renzi.

I due hanno ricevuto, rispettivamente, il 44,9% e il 35,55% dei votanti alle Primarie. Si parte quindi da queste percentuali di voto che assicurano al segretario del PD qualche punto in più, ma il Sindaco rilancia il tutto e vuole partire da uno “0 a 0”. Cercherà quindi di accaparrarsi i voti di chi volontariamente o meno ha votato per altre fazioni, come quelle del governatore lella Puglia, Vendola. La ricerca della “gratitudine”, annessa alla voglia di “rottamare” di Renzi acclamano una bella ed ultima settimana di campagna elettorale.

I due avversari, ma anche componenti dello stesso partito, giocano in situazioni e campi diversi. Infatti, la diversità è senza dubbio una bella qualità; però fa credere al “popolo votante” che il Sindaco toscano non sia poi così di sinistra, ma con un idea sua del PD. Diversi sarebbero comunque anche gli elettori dei due candidati. Il Fatto Quotidiano, in un articolo pre-primarie del 22 novembre scrive “l’elettore di Bersani è quello che sceglie come operatore telefonico la Vodafone, ma si ostina a chiamarla Omnitel”, quello di Renzi, invece “è quello che a calcetto finge di avere male al dito per non stare in porta”. Ma ancora, in ambito culinario l’elettore di Renzi “ad una pizzata con gli amici, si distingue ordinando uno spaghetto allo scoglio, che gusto con annesso risucchio”. La diversità regna incontrastata, ma potrebbe anche esercitarsi in una possibile alleanza post-primarie, con Renzi ministro di Bersani e viceversa. Onore quindi al “vinto”, sia uno che l’altro continuerà sicuramente a fare della politica il “pane quotidiano”.

Arriva quindi il momento di fare di più di quello fatto nei mesi precedenti perché al ballottaggio i due saranno costretti a non rallentare ma ad avvicinarsi sempre di più alla possibile Presidenza del Consiglio; anche perché il PD è diventato un partito importante o anche il primo d’Italia con il suo più del 30% dei consensi. Gli altri non equiparano questa percentuale, anche perché dall’altra sponda, la destra, non si è deciso ancora. Una cosa quasi sicuramente si sa Silvio Berlusconi non ha lasciato completamente, ma potrebbe però creare una sorta di Forza Italia 2.0; abbandonando il ”Popolo delle Libertà”.Il centro-sinistra aspetta e spera e si “americanizza”; cioè va in televisione. Ieri i due candidati in ballottaggio, Renzi e Bersani, hanno partecipato all’ultimo “Faccia a Faccia” a Rai1.

L’ULTIMO SFOGLIO

Un timer, un mediatore, delle domande e un pubblico vasto di svariati milioni di telespettatori; ecco tutto pronto alle 21:10 si va in scena. Conduce la giornalista Monica Maggioni che ricorda il tempo a disposizione dei candidati; 2 minuti per rispondere e 30 secondi per replicare. Bersani si presenta con la classica, ma ormai memorabile cravatta rossa e Renzi, invece senza giacca e con le maniche della camicia rialzate, quasi a significare il suo “rinnovamento giovanile” e politico. Temi e domande di attualità quindi, l’Europa, il Sud, le industrie, i tagli, la scuola e la legge elettorale. Senza però dimenticare il Medioriente colpito dai bombardamenti e dalle cause non dei cittadini, ma da alte cariche istituzionali.

Bersani dice che l’Europa deve assumere una posizione moderata, il Sindaco fiorentino ribatte dicendo che in Iran “le ragazze dell’Onda Verde non possono ballare e non possono amare” quindi si deve sensibilizzare il Medioriente. Il dibattito si sposta poi sulla questione del Sud, dove Bersani ha preso tanti voti e dove Renzi cerca di recuperare inserendo nel discorso le “raccomandazioni” e la poca “meritocrazia” del Sud. Ma senza trascurare la malavita organizzata che è attualmente l’azienda che ha più di tutti i soldi liquidi; “la mafia c’è, al Sud occupa i territori, ma al Nord investe” dice Bersani. Ogni domanda richiede in questo poco tempo sintesi e accuratezza dei candidati che a dirla tutta sembrano sereni e si stuzzicano anche un po’.

Sulla scuola Renzi attacca le vecchie amministrazioni dicendo che la scuola non è una “priorità” a parole. Bersani attacca Renzi sulle sue volontà di “rottamare” assicurando a tutti che nel suo probabile governo ci saranno 20 persone che si divideranno equamente in maschi e femmine; saranno giovani, ma con una spruzzata di esperienza che non guasta. Insomma un punto in comune ce l’hanno i due.

In collegamento dai comitati dei candidati; quello di Matteo Renzi a Milano e quello di Pier Luigi Bersani a Palermo che domandano ai candidati uno spunto sulla legge elettorale che-assicura Renzi- sarebbe meglio farla simile a quella dei sindaci. Ma accenna anche a una voglia di non andare più come il 2008, quando L’Unione di Prodi finiva perché troppo piena di alleanze, dando una spallata a Bersani. La replica viene presa alla leggera dal segretario del PD che assicura che ci sarà un centro-sinistra, con Vendola e i Socialisti europei, ma Casini? Su questa domanda si lascia andare sulla sua strategia che comporta la volontà di non lasciare nessuno a Berlusconi. Però afferma anche-difendendo Vendola-che in Europa lui sarà un grande aiuto e non una minaccia. Renzi conclude appellandosi al “futuro” che secondo lui non è Casini, ma sicuro Bersani.

Il dibattito all’americana funziona in Italia anche se si sa che qui non è l’America. Aspettando domenica per votare il candidato che da domenica e sera dovrà fare i conti con il popolo Italiano, per far fronte alla situazione che non è delle migliori.

                                                                                                       

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