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Michele Lenzi, le battaglie del sindaco-artista

28.11.2012, Il personaggio (di Riccardo Sica, da “Il Mattino” del 27.11.2012)

La ferrovia Avellino-Rocchetta e l’attenzione del ministro conquistata con uno schizzo.

Le riprese del film «L’ultima fermata» di Giambattista Assanti, che vede protagonista Claudia Cardinale, corrono, idealmente, sulle rotaie della Ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio. La notizia dà l’occasione per ricordare una pagina di storia dell’Ottocento, che varrebbe la pena conoscere o far conoscere meglio. La costruzione di quelle stesse rotaie, che passano attraverso la Valle del Calore, fu resa possibile dalla formidabile opera di promozione di Michele Lenzi, sindaco (dal 1878 al 1886) e pittore di Bagnoli Irpino.

Questi non esitò a contrastare vivacemente – recandosi a soggiornare più volte a Roma – l’allora presidente del Consiglio dei ministri, che intendeva far passare la strada ferrata nell’area dove si situava il suo paese natale. Si racconta che il sindaco di Bagnoli, pur di raccogliere appoggi intorno al suo progetto di costruzione della ferrovia, una sera, a Roma, partecipando a un ricevimento, non sapendo come avvicinare il ministro presso cui perorare la sua causa, si nascondesse in un angolo del salone e schizzasse il profilo della moglie del ministro, al quale fece pervenire, qualche giorno dopo, il magnifico e somigliantissimo ritratto, entrando così nelle sue simpatie.

Quando quella ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio fu completata, in occasione della sua inaugurazione Giustino Fortunato poteva giustamente esclamare: «La Civiltà, ormai, è vittoriosa nella Valle dell’Ofanto. Onore all’Italia!».

Nella realizzazione delle rete ferroviaria che porta a Bagnoli, il sindaco Lenzi aveva coinvolto con ogni mezzo, attraverso un’opera di feconda, fitta tessitura della rete di rapporti sociali, di incontri qualificati, di corrispondenze epistolari, personalità del mondo della cultura e della politica, come Giustino Fortunato, Nicola Lazzaro, Vittorio Imbriani e altri (si considerino soltanto le lettere del carteggio del «Fondo Scipione Capone» e del «Fondo Capozzi»).

Su quelle stesse rotaie della Ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, Lenzi incanalò metaforicamente le locomotive del progresso e della ripresa sociale dell’Alta Irpinia, e, in una dimensione più larga, del Mezzogiorno d’Italia. L’opera di preparazione al riscatto era già iniziata con la sua intensa attività di sindaco: pur in periodo di carestia, fece costruire la carrozzabile Bagnoli-Laceno che oggi reca il suo nome, fece aprire le strade Calore-Ofanto e Bagnoli-Acerno, curò la sistemazione della pianura del Laceno, intuendone, con fine sensibilità d’artista, il sicuro sviluppo turistico che si sarebbe verificato nel secolo successivo, contribuì alla sottoscrizione per la riedificanda Cappella del Santissimo Salvatore con un’offerta di mille lire, contro le trecento offerte da Vittorio Emanuele II e volle devolvere il ricavato della vendita del suo quadro esposto alla Promotrice del 1876 («Un Ospizio sugli Altopiani del Monte Laceno») a favore del fondo cassa per finanziare proprio la costruzione della Cappella citata.

Nella lotta per la valorizzazione delle risorse naturali e artistiche della sua terra e per il suo progresso sociale, Lenzi fondò a Bagnoli Irpino anche l’istituto Professionale del legno che poi si chiamò «Scuola di Arti e Mestieri». Invitò artisti e letterati, uomini politici e della cultura di grande grido, a visitare le bellezze di Bagnoli e dell’Irpinia. Delle grandiose feste che egli seppe organizzare al Lago Laceno rimangono ancora oggi, a indelebile testimonianza, gli inviti-menù riproducenti suggestivi schizzi a penna eseguiti da Michele Lenzi e da Achille Martelli (pubblicati, successivamente, dall’amico Lazzaro su «L’illustrazione Italiana» del 4 settembre 1881. Nel corso di queste affollatissime e indimenticabili feste campestri, Lenzi dava vita, fra l’altro, anche a una lotteria costituita da opere di pittura, scultura, ceramica, e da piatti a fumo, donati dai compagni d’arte. Ad attestare l’ammirazione per la bellezza di Bagnoli e la stima per il valore del rivoluzionario sindaco” pittore, rimangono gli scritti degli invitati, uomini illustri della politica, dell’arte e della cultura del tempo.

Sicchè Michele Lenzi legò il suo nome alla questione meridionale, contribuendo significativamente all’opera di risollevamento dalla miseria delle popolazioni del Sud, per l’affermazione del loro progresso, della libertà e dell’autonomia. Si racconta che nel 1860 egli era visto girare per le vie del Collegio elettorale con la sua cassetta di colori nel cui doppio fondo nascondeva le copie del «Proclama» di Francesco De Sanctis del l6 ottobre 1860, per propagandarne clandestinamente il contenuto. Nella lotta per il riscatto del Sud, inoltre, collaborò attivamente anche con Giustino Fortunato Non è un caso, infatti, se il l2 settembre 1879 il sindaco Lenzi, riconoscente, conferì a Giustino Fortunato la cittadinanza onoraria e gli ‘intitolò una delle nuove strade, così come fece più tardi il capoluogo della provincia per ricordare il grande meridionalista che «amò l’Irpinia come la sua Lucania» e che decantò, in particolare, nei suoi scritti, le bellezze naturali di Bagnoli e le sue glorie.

Il sindaco-pittore contribuì al progresso sociale anche combattendo il brigantaggio in Basilicata e a Bagnoli. E, se da garibaldino aveva contribuito a fare l’Italia, fatta l’Italia, contribuì a fare gli Italiani … Sostenne la necessità, infatti, che le coscienze popolari si autoeducassero e si formassero, attraverso opportuna opera di sensibilizzazione, al nuovo ruolo di protagoniste che esse erano chiamate ad intraprendere e a svolgere. Egli ne ebbe piena consapevolezza insieme con Giustino Fortunato, giacché per loro nessuna fiedeistica speranza era da riporre nello Stato Centrale. «L’aver compresa la strada dell’autonomismo- scrivevamo nella monografia dedicata a Lenzi – è motivo che implicitamente viene ad accomunare il nome di Michele Lenzi a quello di Francesco Saverio Nitto, Gaetano Salvemini, Sturzo, Gramsci, Gino Aria, Carano Dovito, Dorso, i quali, da sociologi, questa strada fecondarono con il peso del loro corredo teorico e dottrinario».

Su questa strada si incontrarono compagni di viaggio Michele Lenzi, Michele Capozzi e Francesco De Sanctis. Non a caso, la vittoria elettorale di Francesco De Sanctis a Bagnoli, determinata dal contributo di Michele Lenzi, significò proprio l’affermazione di quell’ ideale di Libertà per il quale «pativano carcere ed esilio un Settembrini, uno Spaventa, un Mancini» e per il quale lo stesso Lenzi dovette fuggire in Calabria, a Cortale, presso il compagno di pennelli Andrea Cefaly.

                                                                                                       

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