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Appuntamento con la democrazia

15.11.2012, Articolo di Giovanni Nigro

Accostando due fotografie, quella americana dell’election-day e quella italiana delle primarie snervanti, si esemplifica il detto classico e anche provocatorio che tra gli USA e l’Italia c’è veramente il “mare”. Non per questa distanza rende l’Italia simile alla grande potenza d’America. Infatti, il principio democratico è sempre quello; anche se non è stato sempre unitario in tutto il Paese, in questi anni della cosiddetta “Seconda Repubblica”.

Il popolo “sovrano” è stato annebbiato e messo all’oscuro della situazione politica italiana. Astensionismo e antipolitica l’hanno fatta da padrone con i media e l’informazione in generale sempre meno autonomi e più raggirati. Il principio democratico è il frutto delle varie lotte e delle varie pagine storiche italiane; cioè non si potrebbe mai pensare di annerire un così vero e puro concetto che, etimologicamente tradotto, vuol dire “governo del popolo”. Il popolo appunto, che ha assistito al degrado finanziario italiano, alla disoccupazione in aumento, alle riforme della Fornero. Dopo 15 anni di “berlusconismo” e un breve tempo del governo tecnico, con a capo il “professor Monti”, ad aprile si riapriranno i seggi elettorali.

In un momento di crisi mondiale, paragonabile a quella del 1929, si arriva al voto sperando in una rinascita del Paese. Secondo i dati riportati da l’Unità, del 12 novembre, l’affluenza alle urne ricade sotto il 50%; avendo conferma sulla Sicilia che ha registrato il 47% degli elettori. Abbastanza raccapricciante il calo della stima alla politica italiana che nel 1948 portava la partecipazione del paese al 90,2% e nel 1953 al 91,1%. Prima però bisogna scegliere. È arrivato, così, il momento delle primarie del centro-sinistra, poi avranno anche seguito nel centro-destra, ma con una meno ampia pubblicità e una meno forma democratica. Momento esclusivamente democratico.

I candidati, 5 per l’esattezza, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, il presidente di Sel Nichi Vendola, Laura Puppato consigliere regionale del Veneto e infine l’Onorevole Bruno Tabacci. Tutti e 5 concorreranno il 25 novembre per andare alle elezioni di presidenza del consiglio del 2013. Hanno girato in lungo e in largo tutto il paese ed hanno espresso le loro volontà e la loro voglia di rinascita italiana e di un centro-sinistra scomparso e frammentato dalla voglia inimmaginabile di potere. Enumerando il loro programma più o meno simile, hanno anche toccato temi pesanti e hanno lasciato sfogo alle più belle immagini di unione. Unione non impossibile, ma nemmeno fattibile; infatti, non hanno avuto sfogo solo le immagini ma anche le parole, pesanti e non, tra i detentori del “titolo”. A partire dal sindaco Renzi che ha usato parole di insana politica nei confronti delle fazioni avversarie, passando per Nichi Vendola e Pierluigi Bersani che discutono sulle coalizioni post-primarie, il cosiddetto gioco “Casini si o Casini no”.

Non finisce qui se ne parla ogni giorno del dibattito all’americana e della forza mediatica della televisione quella vera e non quella estranea alla politica, che non è il male del paese. Così Skytg24 accontenta tutti e lunedì ha fatto quello che ha intitolato, il confronto.

Il confronti dei FANTASTICI 5

Negli studi del reality musicale “X Factor”, il dibattito ha preso vita assistendo ad una vera libertà di parola, se non fosse per il cronometro. Infatti le risposte dei candidati, così disposti verso lo schermo: Tabacci, Puppato, Renzi, Vendola e Bersani, erano cronometrate. Il tempo variava dal minuto per la risposta al minuto e mezzo per la ribattuta. I temi scelti dalla redazione di SKYtg24 variano dalla “pressione fiscale” alla questione delle “coppie di fatto”, alla disoccupazione dei giovani all’Unione Europea, dalla “riforma Fornero” ai costi dei politici e altro.

Insomma se si voleva ascoltare gli “intenti” delle varie fazioni, non c’era che da seguire la puntata. Matteo Renzi inizia così alla domanda del presentatore sulla “pressione fiscale ” rispondendo “Il nostro è un Paese che sta morendo di tasse”. Ribatte sullo stesso tema il governatore della Puglia, Vendola “Si sta effettuando una violazione della costituzione” dicendo poi che ”Chi più ha non da e chi mena ha più da”. La questione IMU è ritratta invece da Bersani che vuole alleggerirla soprattutto sulla prima casa. Con il tema del PIL del 18% la situazione si sposta più nelle banche e nell’evasione fiscale. E a questo punto Renzi la butta sul modello americano dello sbarramento di 50 miliardi di dollari, Vendola e Bersani accennano a una tracciabilità del denaro liquido di 300 euro, la Puppato si occupa invece di esprimere il suo dissenso alla malavita che occupa il 7% del PIL. L’Italia in Europa viene vista come una “provinciale soprattutto dalla Germania”, così il sindaco Renzi sulla domanda sull’Europa. Bersani si spinge facendo un appello “Alla Merkel vorrei dire che stiamo su uno stesso treno solo che la Germania ha un vagone privilegiato, quindi non litighiamo”. Non si dovrebbe litigare tra provinciale e capoluogo altrimenti la regione va alla rovina. Bersani non ha detto per niente una cosa sbagliata.

Il tema cruente però resta la disoccupazione e i candidati fanno un appello ai giovani. Il segretario Vendola usa un verbo ormai quasi non più usato quello del “ribellarsi”, Renzi filosofeggia dicendo “troverai un lavoro se conosci qualcosa e non se conosci qualcuno” e gli altri si attaccano alle realtà universitarie che scendono sempre di più rispetto all’anno scorso arrivando per adesso al -6/7%. Ma un tema inaspettato e forse ormai accantonato di cui non si parla più è quello delle coppie di fatto e quindi dell’omosessualità; secondo il centro-sinistra e quindi i candidati tutti il tema è importante e va trattato secondo criteri di globalizzazione. E quindi, il segretario del PD denuncia il fatto che non si riesce nemmeno a fare una legge sull’omofobia in parlamento. Il dibattito si accentua sulle battute finali con il tema dei costi della politica, ormai toccanti le stelle e ormai essendo il punto di riferimento dell’antipolitica e dell’astensionismo. Con i vitalizi ai parlamentari si tocca l’unanimità; tutti insieme sulla stessa politica, l’abolizione o il regresso di danaro.

Sul tema invece dei finanziamenti ai partiti Renzi ha una visione diversa dal resto. Infine viene formulata la domanda che tutti si aspettavano come si deve andare avanti e su quali coalizioni si presume accedere. Qui Bersani rimane isolato dal resto, che rigorosamente caccia fuori l’UDC di casini e si tiene Vendola. Bersani dice “Io cerco di tenermi stretti tutti perché non voglio regalare a Berlusconi, alla Lega e ai populisti nessuno”. Finisce così il “faccia a faccia” dei “Fantastici 5” e si auspica ad una vera e facile espressione di governo che aspetta ad Aprile del 2013 il centro-destra.

                                                                                                       

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