“Biscotti alla Vaniglia”, il libro di Angela Contini
09.11.2012, LibriAmo (Rubrica di Antonella Iuliano, da “Fuori dalla Rete” – Ottobre 2012, Anno VI, n.4)
Eccoci arrivati al secondo appuntamento della rubrica “LibriAmo”, anche questa volta come la precedente desidero dare spazio a un’autrice emergente: Angela Contini.
Ho scoperto il libro di Angela due anni fa su quello che oggi è il ritrovo virtuale dei giovani, Facebook. Come spesso accade a chi è lettore non sono stata propriamente io a scegliere il libro, ma è stato il libro a scegliere me. La combinazione di una copertina stupenda e un titolo che sa di buono, hanno fatto si che non potessi resistere all’acquisto di questo romanzo e dopo averlo letto devo dire che ne è valsa davvero la pena. “Biscotti alla vaniglia” è un romanzo storico, d’amore e di vita tutto in uno.
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Veniamo dunque al romanzo. C’è da dire innanzitutto che quest’opera è ambientata durante la seconda guerra mondiale e nello specifico in quello che è stato il triste destino del popolo ebraico, l’olocausto. Nella quarta di copertina del romanzo vi è un’affermazione che racchiude bene quanto è ivi narrato: “anche all’inferno esiste l’amore”. Nel romanzo dove la crudeltà dei nazisti si palesa in tutta la sua furia, lasciando dietro di sé null’altro che il deserto,l’amore non è certo un fiore che può sbocciare facilmente, eppure è quello che accade a Rosalie, la protagonista.
Rosalie Dressler è una giovane donna ebrea che vive a Vienna con i suoi genitori e la sua sorellina Clara, poi un giorno tutto il suo mondo cambia. Le SS iniziano le loro funeste operazioni e come accade in molti paesi d’Europa arrivate a Vienna iniziano a rastrellare la città. Inizia così l’incubo della deportazione, della perdita, della separazione. Pagine di dolore e di disperazione ci raccontano la storia di questa giovane donna che perde la sua intera famiglia fuori e dentro Auschwitz.
Auschwitz, il campo della morte. Il campo dove lei seppure costretta ai lavori più umilianti scampa ad una morte certa grazie a qualcuno che forse il regime hitleriano non ha narcotizzato del tutto.
Sebastian Lichmer, capitano delle SS. Un giovane uomo che prima di entrare a far parte della macchina di sterminio nazista amava la musica e aveva dei sogni. Sogni che gli occhi di Rosalie ridestano, perché alcuni contatti non tengono in nessun conto l’essere ebrea, l’essere tedesco, l’essere “diverso”.
Un barlume di umanità farà capolino nel cuore del capitano, quando un giorno di nascosto offrirà a Rosalie dei biscotti che profumano di vaniglia. Un gesto semplice che lo porterà a compiere un gesto eroico.
Sono pagine da leggere, perché come a volte si apprende dai documentari sull’olocausto, quelli sono stati si giorni di morte, ma seppure ben nascosti dalla cenere e dal fumo dello scempio nazista, atti di umanità, seppur piccoli, ci sono stati. Angela in questo romanzo ci vuole dire come l’attaccamento alla vita può essere forte e soprattutto che sotto una divisa batte comunque un cuore umano, spesso schiavo più di un prigioniero inerme e innocente.
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Riporto di seguito una mini intervista che l’autrice mi ha gentilmente concesso:
1) Ciao Angela, prima di tutto grazie per la disponibilità. Per cominciare ci puoi raccontare brevemente come è nata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura risale ai tempi in cui ancora facevo fatica a tenere la penna in mano. Mia madre è solita dirmi che prima di afferrare il biberon, ho afferrato una penna. Ho scritto la mia prima storia (era un fantasy con protagonisti i puffi) a sei anni, la mia camera era cosparsa di fogli volanti su cui scrivevo racconti e filastrocche, mentre le barbie erano abbandonate a se stesse in una cassapanca. Probabilmente il merito di questa cocente passione va a mia nonna e alle mie zie che fin da piccola amavano tanto leggermi i libri di favole. Sono cresciuta in mezzo ai libri, non potevo non innamorarmi di essi.
2) Sei una scrittrice metodica o istintiva?
Sono l’una e l’altra. In me convivono ordine e disordine e convivono in maniera del tutto pacifica. In alcuni momenti della scrittura viene fuori il mio lato razionale e metodico, in altri, sono del tutto in balia della tempesta di emozioni che il personaggio prova. In ultima analisi, direi che sono gli stessi personaggi ad indicarmi la strada da seguire.
3) Biscotti alla vaniglia è un romanzo ambientato durante uno dei periodi più bui della storia dell’umanità: l’olocausto. Come mai hai deciso di ambientare il tuo lavoro proprio in questo periodo storico?
Il genocidio nazista è, come hai detto tu, uno dei periodi più bui dell’umanità. Studiato a scuola non da’ pienamente l’idea di quello che milioni di persone sono state costrette a subire per l’ideologia fuorviante di uno solo, così ho deciso di documentarmi da sola negli anni tramite libri storici, documentari e anche film. Il risultato? Un mare di emozioni che mi ha letteralmente travolto, per questo ho deciso di scrivere una storia che raccontasse attraverso personaggi di fantasia, ciò che tante persone reali avevano subito.
Semplicemente, ho sentito l’esigenza di farlo.
4) Tre aggettivi per descrivere il tuo romanzo.
Crudo, umano, ottimista (nonostante tutto)
Per acquistare il libro: http://www.bol.it/libri/Biscotti-alla-vaniglia/Angela-Contini/ea978885672360/
A presto con un nuovo libro da aggiungere in libreria.
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“Molti dei prigionieri parlavano di destino. “Questo è il nostro destino” dicevano “è così che devono andare le cose” dicevano ancora, ma io non ci credevo, non credevo al destino. Pensavo fosse solo una stupida invenzione degli uomini per cercare di giustificare gli eventi.
Quale destino poteva aver scritto una così tragica e orrenda pagina dell’umanità? No, non era opera del destino, era opera degli uomini a cui Dio aveva dato lo stupendo dono della libertà di scelta”.(A.Contini, Biscotti alla vaniglia)