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Ottobre, mese cruciale per l’economia bagnolese

05.11.2012, Articolo di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” –  Ottobre 2012, Anno VI, n.4)

Ottobre per Bagnoli è sinonimo di: castagne, tartufi e funghi. Ottobre equivale  a dire: sagra della castagna, l’evento atteso un anno.

Dalla raccolta e lavorazione delle castagne, un tempo il pane dei poveri, dalla ricerca del nobile tubero e delle numerose varietà di porcini, tante famiglie bagnolesi ricavano una fonte di reddito che va ad arrotondare il bilancio familiare.

Quest’ottobre però è più giallo che marrone, è un autunno che non profuma di caldarroste, perché di castagne non se ne trovano o se ne trovano pochissime. Siamo lontani dagli anni in cui i castagneti erano una grande risorsa economica per Bagnoli.

Basti pensare che oltre la metà della produzione nazionale proviene dalla Campania ed in particolare da quest’alta valle del Calore, che con circa 30mila tonnellate di castagne prodotte ogni anno, rappresenta  circa il 10% della produzione mondiale, ma quest’anno a causa della prolungata siccità, che ha ampliato gli effetti del cinipide, presente in quest’area da circa un paio d’anni,  si raccoglieranno meno dei due terzi della produzione standard di castagne.

Quest’ ottobre è più giallo che nero, è un autunno che non  profuma di tartufi, perché oltre alla scarsissima produzione di castagne è povero anche di questo prezioso tubero. Il pregiato nero di Bagnoli I. è  pressoché introvabile. I cinghiali reintrodotti in queste terre con la creazione del Parco Regionale dei Monti Picentini, cresciuti in modo esponenziale, anche perché non ha avuto seguito la reintroduzione del suo principale predatore: il lupo picentino, stanno devastando le tartufaie presenti sul demanio comunale. Un ‘estate arida come quella appena trascorsa ha fatto il resto. Il risultato è che quei pochi tuberi che i cani da tartufo riescono a cavare dal terreno, vengono pagati a peso d’oro.

Quest’ottobre profuma solo di  funghi porcini. Almeno  la stagione micologica è stata clemente e  partendo dal basso tra castagni e querce, la raccolta di porcini è stata traboccante, la fruttificazione fungina si  è poi spostata ai boschi di  faggio, dove all‘inizio di ottobre ha regalato, ai tanti appassionati, un abbondante raccolta.

Boletus aereus, o volgarmente “menèta” a parte, è comunque  un ottobre  amaro quello che sta vivendo  Bagnoli. Per  l’economia locale, ottobre è un mese fondamentale, da questi frutti autunnali in tanti ricavavano una fonte di  guadagno utile: al bilancio familiare, a trascorrere in tranquillità i mesi invernali, a mettere un gruzzoletto da parte da utilizzare per spese straordinarie. Gi effetti di questa stagione anomala,  saranno per Bagnoli più devastanti della crisi economica globale che stiamo attraversando.

In quest’ottobre giallo, non resta che attendere e prepararsi al meglio all’evento dell’anno: la Mostra Mercato del tartufo nero, la sagra della castagna  o come ricordano gli anziani del paese, la festa delle castagne.

Nelle intenzioni degli ideatori di questa manifestazione, quella che  si svolge l’ultimo week end di ottobre, doveva essere una festa dove i protagonisti erano: “i frutti di ottobre”.

Negli anni, quella festa prima esclusivamente bagnolese è diventata un evento interregionale, in migliaia partecipano all’ evento e Bagnoli per l’occasione “indossa” il vestito migliore, (o della festa), e riesce in tre giorni a coniugare: arte,  bellezze naturali  e  gastronomia.  Riesce in occasione della sagra dove  non riesce in un anno.

L’evento “sagra” è una delle anomalie tipiche di Bagnoli.  Nella tre giorni dedicata alle magie d’autunno, apre i  monumenti e le chiese, mostra le sue bellezze artistiche, propone la qualità della sua
gastronomia, intrattiene il visitatore con convegni, mostre, attività ludico-ricreative, il tutto all’interno della suggestiva cornice del centro storico.

Non riesce però ad esportare il “modello sagra”, che non è perfetto intendiamoci, e a disporlo tutto l’anno, accontentandosi di arrabattarsi e sperare che gli inverni siano nevosi e le estati afose.

Partire dal modello “sagra”, è questa è la strada da intraprendere se si vuole realmente iniziare a rilanciare il turismo e creare occupazione, altrimenti si assisterà ad una nuova emigrazione verso l’Italia del nord, come in parte sta già verificandosi,  delle nuove generazioni,  ormai prive di futuro nella loro Terra natale.

                                                                                                       

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