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Caccia al petrolio in Alta Irpinia: Bagnoli ha già deliberato contro

02.11.2012, Ottopagine (di Christian Masiello)

Sindaci divisi sul “no”, attendono la Regione. Otto Comuni valuteranno i dati.

Le autorizzazioni concesse dal Ministero per lo Sviluppo Economico e ratificate dalla Regione, nell’ambito dell’intesa prevista dalla legge (sentiti i sindaci direttamente coinvolti nella conferenza di servizi del 2008) non bastano per ora a trivellare. In realtà, come ricorda la scheda di riepilogo pubblicata a lato, Italmin Exploration srl detiene il permesso di scavare un pozzo esplorativo, ma solo dopo aver incassato l’avallo regionale sulla valutazione d’impatto e d’incidenza, ora in istruttoria…

A dieci anni dalla presentazione della richiesta di studiare il sottosuolo dell’Alta Irpinia e dell’Ufita, per accertare la presenza di idrocarburi liquidi o gassosi, la ‘Italmin’ ora è in attesa che la Regione Campania autorizzi l’attività di scavo di un pozzo esplorativo a Gesualdo. Baricentrico rispetto all’area interessata dalle ricerche (estesa per 698,5 chilometri quadrati), il sottosuolo del piccolo comune ufitano consentirà ai tecnici di accertare la presenza di idrocarburi entro un raggio vastissimo. A due anni dalla decretazione del permesso di ricerca, rettificato nel febbraio del 2011, la Italmin e la sua joint venture costituita in corso d’opera (con la cessione dell’ottanta per cento delle quote alla Cogeid di Roma), hanno raccolto fino ad ora tutti i dati possibili dalla rielaborazione delle ‘linee sismiche esistenti’, partendo cioé dai rilevamenti sismici riconoscitivi progressivamente realizzati dall’Agip a partire dagli anni ‘50. Da notare che i sette pozzi realizzati a metà del ‘900 dall’Agip a Bisaccia (Lago Ciccullo), Guardia Lombardi (Monte Forcuso), Lacedonia (Serre), Montecalvo (Malvizza), Rocca San Felice (Monte Forcuso), Sant’Angelo dei Lombardi (Fontanillo) e Trevico (Pescara), attraversano l’area di ricerca autorizzata da Mise e Regione con il progetto ‘Nusco’ e forniscono una mappatura dettagliata accurata.

Quei dati, di pubblica consultazione in base alla legge 6/1957 (che ha istituito l’Unmi, Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi, poi divenuto Unmig, oggi competente anche sull’attività geotermica), hanno offerto la prima chiave alla ‘joint venture Italmin-Cogeid’ per leggere il territorio sotto la superficie. Esaurito lo studio dei rapporti disponibili (le carte geologiche e strutturali, i profili finali dei pozzi, le linee sismiche e le documentazioni di analisi del suolo e del sottosuolo) le società ‘permissionarie’ ora puntano ad una perforazione esplorativa, per trovare conferme alle ipotesi formulate dagli studi. Mentre l’opinione pubblica appare incuriosita da queste vicende, allertata da un comitato civico impegnato a sensibilizzarla rispetto ai rischi ambientali che deriverebbero da una attività estrattiva vera e propria (sul modello di quella attiva a poche decine di chilometri nella Val d’Agri in Basilicata), i sindaci restano divisi su cosa fare.

La maggiorparte degli amministratori locali, esattamente come fecero nel 2008 i Comuni invitati alla conferenza dei servizi iniziale con Italmin, Regione e Ministero, per ora sembrano voler scaricare le responsabilità sulla Regione, ben sapendo che le operazioni di trivellazioni, anche quelle esplorative, non potranno realizzarsi senza l’avallo tecnico su valutazione di impatto e di incidenza. Prima di esprimersi con chiarezza contro o a favore, si riservano la conclusione delle procedure a Palazzo Santa Lucia, dove anche le soprintendenze dovranno esprimersi. Del resto già nel 2008 i Comuni, salvo Luogosano, lasciarono socchiuse le porte all’ipotesi di uno studio finalizzato alla ricerca di idrocarburi. Basta leggere gli atti:?i rappresentanti di Carife, Cassano, Castel Baronia, Castelvetere sul Calore, Flumeri, Nusco, San Mango sul Calore e Vallata, non negarono il proprio assenso al permesso di avviare le verifiche, pur chiedendo “di essere informati preventivamente circa la realizzazione delle opere e delle infrastrutture di ricerca”, mentre altre decine si defilarono. Allora Luogosano ottenne (ai sensi dell’articolo 14-quater della 241/90 (che regola gli ‘effetti del dissenso espresso nella conferenza di servizi’, oggi modificata) lo stralcio del proprio territorio dal perimetro “al fine di salvaguardare l’integrità di vigneti e oliveti). Bagnoli ha detto no nelle scorse settimane. Gli altri temporeggiano.

 

                                                                                                       

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