L’Irpinia (e Bagnoli, ndr) ricorda Pier Paolo Pasolini
31.10.2012, La commemorazione (di Paolo Speranza, da “Ottopagine” del 28.10.2012)
Il primo novembre del ‘79, a Bagnoli venne organizzata una storica giornata della memoria, a quattro anni dalla morte dell’artista. Era il ventennale del Festival Laceno d’Oro.
Quel 1 novembre del 1979 rappresentò davvero una “giornata particolare” sull’altopiano di Bagnoli Irpino. Il ventennale del “Laceno d’Oro”, fondato da Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, coincideva con il quarto anniversario della tragica scomparsa di Pier Paolo Pasolini, che nel 1959 aveva dato il suo autorevole impulso alla nascita del Festival internazionale del Neorealismo. A rendere particolare quell’evento furono la sensibilità e la lungimiranza di Marino e d’Onofrio: la figura di Pasolini, in quegli anni, era come rimossa nell’opinione pubblica (solo qualche anno più tardi, per iniziativa del segretario della Fgci Pietro Folena, l’eredità culturale di Pasolini sarebbe tornata con forza nell’immaginario collettivo), e solo due personaggi come loro, forti di un granitico culto della memoria, potevano concepire una cerimonia pubblica in ricordo dell’”amico Pier Paolo”.
L’eco di quella giornata giunse persino in India, dove il prestigioso periodico “Time & Tide” dedicò all’evento la prima pagina e un ampio reportage a firma del direttore, Devendra Kumar, uno dei numerosi cineasti di ogni parte del mondo che il “Laceno d’Oro” ospitò per più di vent’anni, fino all’88, al cinema Eliseo di Avellino e all’Ideal di Atripalda: “20 anni fa, sulle sponde del Lago Laceno – scriveva Kumar – il famoso regista realista e progressista Pier Paolo Pasolini, accompagnato da Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, decise di organizzare con cadenza annuale un Festival cinematografico internazionale con l’obiettivo di promuovere una visione sociologica del cinema ad Avellino. A conclusione del 20° Festival una delegazione di cineasti provenienti da tutto il mondo si è recata a rendere il suo omaggio all’uomo che ispirò la creazione del Festival di Avellino ed ha posto la sua corona di fiori. Per lasciare impressa nella memoria questa occasione, sul luogo è stata posta una grande lapide, per iniziativa di “Cinemasud”, da Camillo Marino, presidente del “Laceno d’Oro”, che ha reso un tributo al padre del Festival”.
Il dolente ricordo di Pasolini, sull’altopiano battuto dal vento, suscitò un’ineffabile commozione in quella pattuglia cosmopolita di intellettuali, non più giovani ma sempre uniti e ancora disposti a nuove battaglie culturali per il Neorealismo e per l’Italia del Sud, come i vecchi compagni superstiti dell’Ulisse dantesco.
“Ove cominciammo ritornammo”, scriverà di lì a poco d’Onofrio.
Il luogo dell’inizio era l’albergo “Al Lago”, dove il “Laceno d’Oro” era nato, sull’onda di un’utopia vincente. La lapide in memoria di Pasolini non poteva essere collocata che lì, anche se intanto, a Bagnoli, era tutto cambiato. Soprattutto dopo il ‘64, quando al lungimirante sindaco Tommaso Aulisa era subentrata una giunta democristiana che decretò la fine del Festival a Bagnoli, con una secca e inequivocabile comunicazione alla redazione di “Cinemasud”, all’Ept e alla Provincia: “Questa Amministrazione – si legge sul “Corriere dell’Irpinia” del 25 giugno 1966 – è del parere che per il corrente anno non venga svolta la manifestazione del “Laceno d’oro” e che i contributi dei vari Enti vengano destinati alla copertura degli anni precedenti, ammontante a circa L.300.000, ed alla esecuzione di lavori atti a migliorare la viabilità nell’interno del villaggio Laceno. Distinti saluti”.
In virtù di una superiore onestà intellettuale, tuttavia, Marino e d’Onofrio non giunsero mai a disconoscere l’esaltante esperienza del Festival sul Laceno, in un contesto genuinamente popolare, né i meriti di Aulisa, tantomeno ad enfatizzare le successive divergenze ideologiche con il poeta-regista di Casarsa, che era poi tornato in Irpinia, in virtù dell’amicizia con Marino, al tempo del suo Decameron.
A Pasolini “Cinemasud” dedicò anche uno dei suoi più importanti Quaderni, il 25°. Un documento prezioso, in cui l’elevato tasso di retorica convive, nell’animo dei suoi redattori, con un magma di sentimenti contrastanti e sinceri: il compianto per l’illustre amico scomparso, la nostalgia per l’entusiasmo garibaldino delle origini, il senso della gioventù perduta, l’intima consapevolezza di un’avventura intellettuale e politica che volge al termine, ma anche la convinzione di aver scritto un’indelebile pagina di storia.
Sono questi i motivi che fanno vibrare di commozione e di orgoglio le pagine di Luigi Serravalli, autorevole critico di cinema e d’arte e fraterno amico di Marino e d’Onofrio, a ricordo di quel “freddo 1 novembre del 1979” sul Laceno:
“Primo novembre 1979. Siamo riuniti, in occasione del ventennale del “Laceno”, proprio qui sull’altipiano, in riva al Lago, dove vent’anni fa il “Laceno” nacque per la fantasia di Pier Paolo Pasolini, Giacomo d’Onofrio, Camillo Marino ed altri amici. Ma è anche il quarto anniversario della morte di Pasolini, quando fu ucciso dietro un complotto di mandanti ancora oggi ignoti, ma facilmente presumibili, vicino ad Ostia a mezzo autunno, il giorno prima di quello dei morti. Gli amici oggi, in questa conca, dove milioni di anni fa dovette bruciare un vulcano, gli pongono oggi una lapide, in questa terra che doveva ricordargli per tanti aspetti il Friuli lontano e dove, diverse volte, il poeta trovò una parentesi di quiete ai giorni turbolenti del suo patire esistenziale. Siamo in pochi, oltre quelli di Avellino: il rappresentante bulgaro, il regista Mutafov, che conobbe Pasolini; il rappresentante della Romania Eugen Atanasiu; il rappresentante dell’India Devendra Kumar e Lare Kalatian del Bangladesh. In più qualche vecchio amico del poeta-regista, qui di Bagnoli Irpino o della zona del Laceno. D’Onofrio e Marino, profondamente commossi, ricordano l’amico. Lo ricordano quasi come se fosse lontano, impossibilitato a tornare, ma pur ancora tra noi. Pasolini era infatti gran parte della coscienza della cultura italiana e soprattutto di quella cinematografica e neorealista così viva nella tradizione del “Laceno”. Marino resta addirittura sopraffatto dalla violenza del ricordo. (…) Si avverte che per questa gente, qui convenuta, come per tanti, nel mondo, la tragica morte ha reso, veramente, Pier Paolo Pasolini più vivo, un vero estremo baluardo contro quell’epoca del Riflusso che egli aveva presentito e descritto così bene. Ma verranno altre stagioni e anche il Riflusso sarà solo una presenza in negativo, mentre i versi, le opere del poeta, qui così commemorato, testimonieranno la buona volontà di tanti”.