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Di storico è rimasto solo il nome

24.06.2012, Articolo di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2012 – Anno VI, n.2)

Il centro storico rovinato in nome della comodità e del progresso.

Conoscere la storia del proprio paese è utile per comprendere che tutto quello che ci circonda ha un senso, che ogni cosa è stata realizzata per determinati motivi e non è di certo messa li per puro caso.

Bagnoli con la sua storia quasi millenaria, ha tanto da dire, i suoi monumenti, i vicoletti, le piazze, i palazzi, le casupole di un tempo, in seguito degne abitazioni, hanno vissuto tante vicende, sono cariche di storia.

A noi che questa storia l’abbiamo appresa dalla tradizione popolare, trasmessa oralmente da generazioni in generazioni e dalla storiografia locale, toccava il compito di conservarla, arricchirla tramandarla ai posteri.

Invece per quanto riguarda la storiografia locale, siamo fermi alla metà dell’ottocento, si basa quasi esclusivamente  sull’opera di Alfonso Sanduzzi, utilizzata quasi come una bibbia, da cui attingere notizie circa il nostro paese  e i pochi lodevoli tentativi fatti successivamente, si basano proprio su questi scritti e non consentono una ricostruzione completa della nostra storia locale.

Peggiore è la situazione del nostro centro storico la “casa” della nostra storia. Conservato discretamente fino alla metà degli anni sessanta è stato ricostruito praticamente senza criterio dopo il terremoto del 1980.

Privato e pubblico in quello che in certi casi può definirsi un vero scempio, hanno peccati in eguale misura, i primi perché hanno ricostruito senza tener conto del contesto in cui si trovavano, un borgo medioevale e hanno sostituito gli antichi materiali con altri moderni ma in totale contrasto con le strutture esistenti, in nome della comodità e del progresso.

I secondi perché hanno “avvallato” tali scelte, in mancanza di uno strumento, in questo caso un piano urbanistico che regolasse i criteri per la ricostruzione.

Da qui lo smantellamento di antichi portali in pietra, di infissi in legno, dei coppi o embrici il tutto per far posto nel migliore dei casi a materiali di moderna produzione ma almeno simili agli originali, nel peggiore a materiali che niente avevano a che fare con un borgo quasi millenario.

A questo triste destino non si sono sottratti nemmeno gli edifici pubblici e l’arredo urbano del centro storico. Subito dopo il terremoto, quando iniziavano ad arrivare i primi fondi si è pensato a ricostruire tutto senza dare priorità alle strutture di maggior rilievo, quando poi i contributi si sono assottigliati non si è pensato ancora una volta  a fare una selezione e dare priorità alle opere necessarie anche per lo sviluppo dal punto di vista turistico del nostro paese, con il risultato che oggi ci ritroviamo con il complesso monumentale di San Domenico e il Castello, solo per fare due esempi, ancora in fase di restauro, quando invece dovevano essere già restaurati e fruibili ai visitatori. Lo stesso discorso è valido per l’arredo urbano, si sono sostituiti i materiali antichi per altri moderni ma che cozzano con l’ambiente circostante e le stradine della Giudecca, solo per fare un esempio, ne sono testimoni.

A ciò occorre aggiungere un altro fattore: le diverse lottizzazioni realizzate nel corso degli ultimi decenni, che hanno causato il progressivo svuotamento del borgo a discapito dei nuovi quartieri sorti ai margini del borgo, forse troppi tenendo in considerazione il numero di abitanti.

Ai bagnolesi, nel centro storico, si sono sostituiti i tanti turisti che hanno acquistato i fabbricati disabitati, nella maggior parte dei casi, più che per amore del luogo per i vantaggi economici che ne potevano  ritrarre.

I nuovi abitanti hanno effettuato ulteriori ristrutturazioni ancora una volta nella maggior parte dei casi non tenendo conto del contesto in cui si trovavano.

Il risultato è che ad oggi abbiamo un borgo dove di storico ci sono rimaste poche tracce e pensare che dopo il terremoto il nostro era uno dei pochi in Irpinia a non  essere stato raso al suolo, a ciò si deve aggiungere che si è praticamente svuotato, ci sono interi quartieri abitati dai pochi anziani rimasti e fra un decennio saranno praticamente fantasma.

Bagnoli che da sempre si  definisce  un  paese a vocazione  turistica, non riesce a comprendere che la predisposizione all’ospitalità e l’accoglienza da sola non basta ad attrarre il visitatore, che il turismo passa anche da qui, dalla sua storia, intrattenere i visitatori fra i suoi vicoli, nei monumenti  e raccontargli la nostra storia è un modo per incrementare l’offerta turistica, un turismo di qualità fa della cultura uno dei suoi capisaldi, un offerta turistica  completa che comprenda:  gastronomia, cultura, sport e a cui si aggiungono le bellezze naturali e paesaggistiche,  non è da tutti, qui invece  c’è una miniera d’oro e non si riesce a  sfruttarla.

Recuperare il nostro borgo significa recuperare la nostra storia, un uomo senza storia è un uomo senza futuro.

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Le foto del centro storico

(di Daiana Bruno)

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