“Lurenzu r’ Car’vònu”
20.06.2012, Articolo di Biagio Amico (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2012 – Anno VI, n.2)
Ai 150.000 poeti estinti, pardon, dimenticati dalle nuove indicazioni nazionali per i Licei, contenute nel D.P.R. 15.3.2010 n. 89, mi permetto di aggiungerne un 150.001-esimo, tal “Lurenzu r’ Car’vònu”. Le notizie sul personaggio ce le fornisce il professor Alfonso Meloro, nel suo volume: “Bagnoli Irpino: Dialetto – Costumi – Folk”. Preziosa opera, curata da RMJ, con le tavole di Angelo Labbiento e l’impaginazione della DOMUS DEORUM CLUB, primo vagito della attuale Premiata Tipografia De.Ma.
Lorenzo nasce, vive ed è attivo a Bagnoli nella prima metà del novecento. Arguto, salace, vero genio dell’improvvisazione, è da annoverare tra i cosiddetti poeti a braccio. Dotato di vivida fantasia e di un formidabile talento descrittivo , quando l’estro irrefrenabile in sé si accendeva, era in grado di raccontare e fotografare la vicenda umana che intorno a lui si svolgeva con un incredibile realismo.
Le sue parole riportano le sensazioni di uno spettatore così come riecheggiano e si amplificano nel tormento dell’ anima sensibile dello scrittore. L’interpretazione letteraria si traduce in cronaca poetica e propone al lettore l’istantanea di un momento che diventa e si eleva a messaggio universale.
Ma per conoscere ed apprezzare Lorenzo nulla di meglio se non illustrare e descrivere la sua produzione artistica e, a tal proposito, non si può prescindere da quello che è considerato il suo cavallo di battaglia, la sua opera migliore, il suo capolavoro :“LI SCIATURI R’ VAGNULO”.
La scena si svolge intorno alla metà degli anni ’30 a Bagnoli Irpino, località Difesa. Protagonisti un gruppo di giovani “progressisti” appassionati ed antesignani di una nuova pratica sportiva : lo sci.
Molti anni dopo Bagnoli e Laceno avrebbero legato in maniera inscindibile il proprio destino a tale disciplina e in questo si coglie un ulteriore elemento di grandezza che è quello, in un certo qual modo, di essere sempre un po’ più avanti, precorrere i tempi, quasi predire il futuro. Ma andiamo ad esaminare i versi e partiamo con l’incipit :
Lu galantunismo vagnulesu
ivu a sciuvula’ tuttu a la R’fésa:
io sintiétti li schiamazzi,
e ‘ghjétti appriessu cu’ tanta ragazzi.
Strofa che introduce l’argomento, localizza l’avvenimento e catapulta il lettore al centro della scena. Ma poi Lorenzo continua ed ad un certo punto dice :
Chi ia chjanu – chjanu, e chi belòce,
e chi sbattia p’ ‘mpiettu r’ noci:
‘na babbilonia m’ paria:
chi s’azava e chi caria !
Per poi concludere con un’ultima pennellata :
S’ truvavu Capozzi ‘ngimma a lu fattu,
e facivu puru lu ritrattu,
senza sape’ ca ‘ chju arrétu
‘ng’ éra puru lu puetu :
ng’éra Lurenzu r’ Car’vònu
chi sturiavu subbutu la canzònu !
Francamente Lorenzo è geniale ed è incredibile come gli esperti ministeriali abbiano potuto dimenticarlo, depennarlo dalla lista dei magici 17, non accostarlo a Pascoli e Svevo e, udite udite, scandalo degli scandali, anche a Pirandello e D’Annunzio. Diciamocela tutta: questi esperti hanno preso una clamorosa cantonata.
Il motivo è fin troppo chiaro : Lorenzo cantava le gesta dei giovani “Progressisti”, simpatizzava per Gramsci e Turati, alle elezioni amministrative si schierava sempre con la lista Tromba e quindi “..si può cogliere una vera e propria volontà politica più che una semplice dimenticanza..”. Bisbigli maligni rivelano che fosse un convinto assertore della effettiva parità uomo-donna e che pare odiasse tutto ciò che sapesse di cisalpino, detto papale papale, un’altra sua colpa era che : “..non era né sessista né leghista..”.
Ma io ho preso a cuore la questione, la mia coscienza mi impone di alzare alto l’urlo della protesta e il ministro Profumo dovrà ascoltare anche me. Mi aspetto che il Circolo appoggi la mia richiesta, così come ha appoggiato , proposte analoghe, per carità, sicuramente più dotte ed elaborate della mia, provenienti da autorità e circoli affini.
Sia ben chiaro : io non voglio censurare nessuno.
Non è mia intenzione oscurare o limitare le altrui opinioni. Ognuno può pensarla come vuole e proporre ragionamenti che, a seconda dei punti di vista, possono essere : bizzarri , sconclusionati , strampalati oppure dignitosissimi e profondissimi, provenienti da menti raffinatissime. Quello che non mi sta bene è che tali opinioni, diventino le opinioni ufficiali del circolo senza che nessuno ne abbia discusso. Michele Gatta è il nostro presidente non il nostro monarca ed il consiglio direttivo che lo affianca non è certo una oligarchia dominante. Ritengo invece giusto e corretto che se e quando il Circolo voglia prendere posizione e prima di avventurarsi, lancia in resta, in talune crociate letterarie, debba consultare gli iscritti, avviando un minimo di discussione interna. Siamo nell’era di Internet, siamo tutti on-line, non penso sia un’impresa impossibile !!
In ogni caso, tornando a bomba, se la proposta di revisione, inoltrata al ministro Profumo dovesse passare, con tutti gli elenchi che ognuno, legittimamente, sta preparando, si prospettano tempi duri per i futuri studenti del 5° anno. Quei poveri alunni saranno costretti a studiare antologie di 200.000 pagine o PDF da 100 mega. Qualcuno ipotizza addirittura uno sdoppiamento, con un 5° anno bis, ad hoc per approfondire le tematiche del novecento. Si stamperanno libri spessi fino a dieci centimetri con edizioni a venti volumi. Andranno bene gli editori, ad eccezione di quelli locali, perché a Bagnoli quando si stampa si va sempre fuori, andranno bene i venditori di Hardware, perché si dovrà rinnovare il parco PC, ed andranno male, oltre agli studenti, i poveri genitori costretti a pagare somme sempre più alte, come al solito e come sempre è stato e come forse si vuole continui ad essere. Forse perché in tanti, troppi, non c’è una reale e sincera volontà di cambiamento. A tanti, troppi non conviene il cambiamento, forse anche a chi denuncia presunte dimenticanze o presunte mancanze. Le rivendicazioni culturali, poi, fanno sempre molta tendenza, specie se al tocco chic dell’intellettuale sapiente, si mescola la drammaticità da ultimo appello. Ed allora tanto meglio fare un po’ di casino , sollevare un po’ di polvere, provare a sgarrupare le cose. Com’era quella fras ? Ah! : “..io speriamo che me la cavo..”, se non mi sbaglio anche il tizio che l’ha pensata è un altro dimenticato del novecento.