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Giro d’Italia dalle origini a oggi

20.05.2012, Articolo di Federico Lenzi (da “La Calzetta del Giro”, numero speciale del giornalino “Fuori dalla Rete” del 13.5.2012).

La corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo, il Giro d’Italia dagli albori ai nostri giorni tra aneddoti e curiosità per raccontarvi una delle manifestazioni sportive più grandi della nostra nazione.

STORIA

Nel lontano maggio 1909 in una poetica Milano il giornalista della “Gazzetta dello Sport” Tullo Morgagni, già fondatore del Giro di Lombardia (1905) e della Milano-Sanremo (1907), decise di fondare una nuova gara ciclistica maschile sulle strade della sua beneamata Italia. Da allora, tutte le edizioni fino al giorno d’oggi sono dirette ed organizzate dalla redazione della “Gazzetta dello Sport”. In verità, il giro doveva essere organizzato dal “Corriere della Sera” in collaborazione con la Bianchi, ma Gatti (fondatore dell’Atala) licenziato dalla Bianchi fece una soffiata alla Gazzetta che anticipò il quotidiano di “via Solferino”. Il primo giro fu suddiviso in otto tappe per un totale di 2448 km e toccò le più belle città dell’epoca: Napoli, Bologna, Firenze, Roma, Torino, Genova.. ; ritornando a Milano sede della testata organizzatrice. Il giro partì dal Rondò di Loreto alle 2:35 del tredici maggio e terminò il venti dello stesso mese, alla manifestazione parteciparono ben 127 ciclisti tra cui molti transalpini e di cui solo 49 terminarono la kermesse. La manifestazione era seguita tramite il quotidiano e grazie ai dispacci telegrafici appesi in piazza Castello. A discapito dei pronostici a vincere il giro fu il muratore italiano Luigi Ganna che portò a casa un montepremi di ben 5325 lire, mentre all’ultimo classificato spettarono 300 lire. Le tappe si susseguivano ogni due o tre giorni ed erano seguite da solo otto macchine che trasportavano: giornalisti, giudici, team e organizzatori. L’evento venne organizzato con sole 25000 lire. I ciclisti vennero divisi in due categorie: i campioni e gli isolati, i primi dormivano in taverne ed i secondi in fienili e case abbandonate. Molti ebbero la tentazione di nascondersi sui treni per accorciare le tappe. La prima edizione non si basava sul tempo totale, ma su un calcolo del punteggio a scalare. Al rientro a Milano una folla di ben cinquecentomila persone salutò festante il rientro degli eroi della bicicletta. In quei tempi non esistevano le moderne droghe, ma per reggere a dodici sfiancanti ore di marcia i ciclisti si affidavano a vari rimedi, quali: bere sangue di bue, erbe che arrivano dall’oriente, caffeina e coca, oltre ad ingenti abbuffate. Nel 1911 per festeggiare il cinquantenario dell’unità nazionale il giro partì simbolicamente da Porta Pia a Roma. La “corsa rosa” nel 1912 divenne a squadre formate da ben quattro membri , quello fu il giro più breve che ci sia mai stato e vide vincitori i cosiddetti “quattro moschettieri” dell’Atala. La classifica a tempo tutt’ora in vigore venne introdotta nel lontano 1924. Quell’anno ci fu il giro con l’altezza media più alta di sempre e solamente otto corridori superarono la morsa del gelo. A causa della Grande Guerra il giro venne sospeso per quattro anni e riprese nel 1918. Nelle prime edizioni i grandi protagonisti erano stati Ganna e Galletti, ma quando il giro riprese emersero leggendari campioni, quali: Girardengo, Brunero, Belloni e Binda. Tra i cinque prevalse in assoluto Binda che fu tanto forte da essere escluso dal giro 1930 ricevendo lo stesso il primo premio. Gli arrivi del giro iniziarono ad essere ripresi nel 1923 e nel 1930 la manifestazione conquista grande spazio nei cinegiornali. Nel 1947 sulla corsa si catalizza l’attenzione di Radio Rai con la trasmissione “Il girino innamorato” che porterà alle prime interviste ai corridori nel programma “Il giringiro” due anni dopo. Il primo giro in diretta tv parte nel 1953 e l’anno seguente arrivano le interviste nel pretappa. Ritornando al giro, nell’edizione del 1924 si segnala l’assenza di team e la presenza della prima donna al giro: Alfonsina Strada. La nascita della celeberrima maglia rosa si ha nel 1930 quando venne introdotta in onore del quotidiano organizzatore e fondatore, contraddistingueva il vincitore della precedente tappa. Il 33” fu anno di grandi novità, entrò in scena una nuova classifica dedicata unicamente alle salite e denominata Gran Premio di Montagna (nel 1974 assegnerà la maglia verde), il giro venne seguito da una carovana pubblicitaria che distribuiva prodotti omaggio, vennero organizzati giochi all’arrivo delle tappe e ci fu la prima tappa cronometrata (Bologna- Ferrara). L’anno seguente le tappe cronometrate divennero due e grazie ad esse si afferma Guerra soprannominato la “locomotiva umana”. Gino il “pio” o meglio conosciuto come Bartali riesce a vincere il giro del 1936 tra mille peripezie e l’anno seguente bissa. Bartali affermava di ottenere i suoi successi grazie alla fede e così rimediò il soprannome “Pio”. Coppi un altro grande della storia del giro riuscì a stravincere nel 1940 mantenendo la maglia rosa per ben dieci tappe consecutive. Durante la seconda Guerra Mondiale il giro viene fermato per cinque lunghi anni e ripartì solamente nel 1946 con la cosiddetta edizione della “rinascita” che lo vide entrare simbolicamente a Trieste tra tensioni e sparatorie. Fausto Coppi vince il giro del 1947, in cui ci furono ben venti tappe, nel 1949, nel 1952 e nel 1953. Quando Coppi non vinceva prendeva il suo posto il velocista Magni che più volte beffò Bartali. La Kermesse era stata diretta sin dalle origini dal direttore della Gazzetta Armando Cougnet, il quale venne sostituito nel 1946 da Vincenzo Torriani. Per la prima volta, nel 1949 la corsa partì dall’estremo sud (Palermo) e ci furono i primi traguardi volanti. Uno straniero riuscì a vincere il giro nel 1950, fu lo svizzero Hugo Koblet. Sulle macchine nel 1951 furono introdotte delle radio con un raggio di cento metri. Nel 1953 ci fu la prima ambulanza a seguito della corsa che venne detta giroclinica e la televisione trasmise le sue prime cronache. Questo giro venne ricordato dalla tattica di Coppi che proclamatosi arreso e mangiando scriteriatamente, riuscì il giorno dopo a beffare il favorito sul passo dello Stelvio. La tappa di Bordone nel 1956 passò alla storia come una delle più dure di sempre, in una forte tempesta di neve Gaul fugge inseguito da Magni che pilota la bicicletta con i denti avendo una spalla fratturata! Paradossalmente nel giro del 1959 nessun connazionale riuscì ad indossare la maglia Rosa. Coppi venne a mancare nel 1960 anno in cui il giro per omaggiare le Olimpiadi parte da Roma e vede la prima tappa con un percorso sterrato, ma coperto. L’organizzatore temendo intoppi diede addirittura l’ordine di gettare dalla montagna qualsiasi auto si fosse fermata ostacolando il giro. Il 44° Giro d’Italia fu quello del centenario dell’unità d’Italia e partì da Roma passando per Firenze e Genova, dove s’imbarcò sul “Carbo sao Roque” con cui raggiunsero la Sardegna ed in seguito Marsala. Nel 1964 il giro fece visita al papa Paolo VI da cui venne benedetto. Gimondi aveva vinto nel 1965 il Tour de France, ma venne beffato al giro da Motta e così l’Italia si divise in due tra questi campioni. Eddy Merchx nel 1968 debuttò al giro e venne soprannominato “il cannibale” visto che cercava sempre di superare se stesso. In molti pensavano avrebbe stravinto per anni, invece riuscì ad aggiudicarsi la competizione solo nel 68”, 70”, 72”, 73” e 74”; essendo squalificato per doping nel 69”. Francesco Moser riesce a dominare l’intero giro del 1979 mantenendo la maglia rosa per circa una settimana, ma viene subito oscurato da Bernard Hinault il quale riesce a vincere nell’80” e nell’81”. Nel 1983 il giro fu ricordato per il tentativo d’inserire del lassativo nel piatto del favorito Saronni da parte di un incosciente tifoso. Moser aveva deciso di ritirarsi, ma convinto dal suo capo, riesce a vincere la “sei giorni di Milano”, la “Milano-San Remo” ed il “Giro d’Italia” nel 1984, stabilendo vari record. Roche vinse il giro nel 1987 avendo già vinto il campionato del mondo, questa edizione come quella del 1988 fu dominata da stranieri. Gianni Bugno nel 90” riuscì a detenere la maglia rosa per l’intero giro e l’anno seguente un altro italiano Chiccioli riesce a vincere il giro. Miguel Indurias detto il “Navarro” partecipò vincendo il giro nel 92” e d’allora sino al 1998 nessun italiano riuscì a prevalere. Nel 93” Torriani lascia il posto al suo vice: l’avvocato Castellano nella direzione della corsa. Per omaggiare la nascita delle Olimpiadi moderne nel 1997 il giro partì d’Atene. Il 98” segnò il ritorno ed il riscatto da numerosi infortuni di Marco Pantani, che nel giro partito da Nizza uscì vincitore. A Madonna di Campiglio nel 99” Pantani viene fermato per un valore anomalo nel sangue. Nel 2000 il giro fece tappa a Roma in occasione del Giubileo. Sanremo 2001 è stata una tappa che è rimasta negli annali del ciclismo, durante dei controlli dei Nas vennero fermati ben due concorrenti. Dal 2001 al 2007 il giro è stato dominato dagli italiani con Gotti, Simoni, Savoldelli, Cunego, Pantani e Garzelli. Cipollini non è ricordato per i giri vinti, ma per il maggior numero di tappe conquistate nella storia della corsa rosa. Il 2003 nonostante la vittoria di Simoni è l’anno della consacrazione di Petacchi che tra Giro d’Italia, Tour de France e la Vuelta riscosse ben trenta trionfi. Il 2004 vede l’abbandono di Castellano e la successione di Zomegnan che sposterà le tappe del giro maggiormente verso le cime del Sud. L’edizione di quell’anno si aprì con la tragica morte di Pantani, in questo giro con la tappa di Montevergine, Cunego ipotecò la vittoria. Mai come nel 2005 ci furono tanti aspiranti alla vittoria, ma tra tutti prevalse Savoldelli. Nel 2006 il giro partì da Seraing in Belgio per onorare i minatori morti nel 56” ed in questa edizione s’impose Basso, che nel 2010 partndo da Amsterdam conquistò il suo secondo giro. Dopo sedici anni, il giro ripartì di nuovo dalla Sardegna e questa volta a trionfare fu l’italiano Di Luca. L’anno seguente la corsa rosa partita dalla Sicilia venne vinta dallo spagnolo Contador. Nell’anno del 150° anniversario d’unità d’Italia, si parte da Venaria Reale in Piemonte ed il giro è rivinto da Contador, ma in seguito per doping lo scorso gennaio è stato assegnato all’italiano Scarponi.

LE MAGLIE

maglia rosa: classifica generale- Rosa del primo in classifica. Rosa come “La Gazzetta dello Sport”, come una pagina, come un foglio di quelli che si accettano in cima a una salita e si stendono sullo stomaco per proteggersi dal freddo della discesa. Rosa come l’alba di un campione.La maglia rosa del primo in classifica i valori: Primato-Trionfo- Spirito di squadra

maglia verde: classifica gran premio della montagna Verde come i prati, i colli, i boschi, come le strade che li attraversano. Verde come la speranza, verde come la natura, l’ecologia, e dunque verde come il rispetto, verde come l’energia, quella del futuro, verde come il futuro. La maglia verde del primo nei gran premi della montagna. i valori: Scalata-Agilità- Resistenza. Un tempo era rossa.

maglia bianca: classifica miglior giovane Bianca come simbolo della freschezza e magari dell’ingenuità, della pulizia e magari del candore, della giovinezza e magari della timidezza. Bianca come le notti in bianco di un esordiente, di un debuttante, di una matricola .La maglia bianca del primo fra i giovani. i valori: Giovinezza- Entusiasmo-Caparbietà Nel 1976 venne introdotta una speciale classifica dedicata ai giovani (concorrenti con meno di 25 anni); abolita nel 1995 è stata ripristinata nel 2007. Nel 2009 la maglia bianca è stata intitolata a Fabio Cannavò storico direttore della rivista.

maglia rossa: classifica a punti E’ rossa, rossa come il fuoco, rossa per chi incendia la corsa, per chi si accende in uno scatto, per chi si ustiona in una volata. Rossa come la velocità, come i brividi, come l’ebbrezza. Ma anche rossa come il pericolo. i valori: Velocità- Scatto- Potenza E’ quella che avrebbe decretato la vittoria nei primi giri, viene data al leader della classifica a punti a scalare; introdotta nel 1966 venne sostituita nel 1969 dalla maglia ciclamino ed è tornata rossa nel 2010.

altre maglie: Tra il 1946 ed il 1951 era utilizzata anche la maglia nera per contraddistinguere l’ultimo classificato; essa conferiva grande notorietà ed un premio in denaro, ma dando luogo ad indecorosi spettacoli venne abolita. Dal 1983 al 2006 esisteva anche la maglia azzurra o intergiro assegnata in base a traguardi volanti per animare il giro sin dalle prime battute.

Trofeo senza fine: È una strada in salita, si parte da terra e si sale in alto, in cielo, forse in paradiso, non si sa dove, se un colle o un passo, se una torre o un valico, se un rifugio o una montagna balcone. È un girotondo, si va e si viene, si esplora e si scopre, si pedala e si torna. È anche un albero genealogico, in basso ci sono i pionieri, poi arrivano gli eroi, quindi tocca ai romantici, ai moderni, ai contemporanei, tutti uomini a pedali. È una molla e una spirale, un vortice e un gorgo, un tornado e un uragano. È aria, scia, vento. È un corridore che si arrampica, che decolla, che vola. È un libro, e le sue pagine si affidano al vento e decollano, e volano. Ed è una storia che ogni anno, tre settimane l’anno, si arricchisce di nuovi protagonisti, di nuove avventure, di nuovi capitoli. E che non conosce la parola fine.

TAPPE

Nel giro esistono ben tre tipologie di tappe: <pianeggiante e collina> un tempo escluse dal giro sono state reinserite grazie alle squadre di sprinter che regalano rocambolesche fughe nel finale. <cronometrata> una ogni tre settimane. Solitamente una cronometro preceduta da una cronoscalata e da una cronosquadra chiude l’evento. <montagna> fiore all’occhiello della kermesse, con pendenze che superano finanche il 20%. Non si basano sulla lunghezza come nel tour e perciò sono estremamente dure. Le salite principali si trovano sulle Alpi e sulle Dolomiti, ma anche al sud ne troviamo d’importanti come quella dell’Etna, del Terminillo e di Montevergine. La salita più dura della competizione è quella dello Zoncolan, definita dai ciclisti con il nome di “Kaiser”. Solamente nella corsa rosa esiste un’ascesa di tale difficoltà! Nel giro il passo più alto è detto “Cima Coppi” e la salita più ripida “Montagna Pantani”.

REGOLAMENTO

Al giro possono iscriversi solo squadre di rilevanza nazionale ed internazionale composte da sei o nove membri, più due riserve. Ai primi cinque classificati di ogni tappa, oltre al tempo totale, vanno rispettivamente: 16, 8, 4,2,1 punti. Tutta la corsa viene seguita da quattro giudici in moto e da altri all’arrivo o lungo il percorso nelle tappe cronometrate. Il capo commissario ha grandi poteri sulla gara: può deviarla, sospenderla o interromperla in caso di necessità. I corridori sono obbligati a portare due numeri sulla tuta, uno sul telaio ed un transponder per cronometrare la tappa. Non sono tenuti a rilasciare interviste durante la corsa e debbono mantenere libera la corsia di sinistra. Le squadre sono tenute a non sorpassare il gruppo per andar a prestare soccorso ad un membro e se esso non è fermo non possono passargli oggetti. Sono severamente vietate scritte pubblicitarie sull’asfalto ed i mezzi pubblicitari devono attenersi a severe regole e deviare prima del traguardo. Al seguito della corsa sono ammesse esclusivamente berline, cabriolet e moto. Chiudono la carovana un ambulanza e la polizia. Spesso, le autorità locali hanno uno staff per varie necessità, il quale deve attenersi al regolamento del giro che varia leggermente di anno in anno. L’intera kermesse è seguita da uno staff medico e paramedico, alla fine della tappa un camper aspetta nei parcheggi i partecipanti per controlli anti-doping. A pullman, camion, camper ed a tutti i mezzi più alti di 1,60 metri è vietato seguire la carovana. Tre vetture dell’organizzazione forniscono ruote e bici in caso d’emergenza, nelle tappe di montagna vi si affiancano altre due moto trasportanti ruote. Dopo 50 km dalla partenza e 20 km prima del traguardo(escluse salite e discese) i corridori possono attingere bevande e cibo dalle vetture di squadra. Le biciclette sono scelte secondo parametri e misure a cura degli organizzatori. Nelle cronometro ogni corridore è seguito a dieci metri da un auto e nelle cronosquadre da due. In queste speciali gare vengono abbonati 6, 4 e 2 secondi ai primi tre classificati sul traguardo volante e 20,22 e 8 sul traguardo finale. Le tappe sono suddivise in cinque categorie per i giudici ( senza particolari difficoltà, di media difficoltà, di grande difficoltà, di alta montagna e cronometrate) in base alle quali ed alla velocità media si aumenta in percentuale il tempo totale. I tempi sono arrotondati per difetto.

MASCOTTE

Dal 2009 la Mascotte del giro è lo stambecco G i r b e c c o , simbolo della velocità e della passione per la corsa. Nasce su una montagna ed affascinato dai grandi ciclisti si fa forgiare una bicicletta da Prometeo per seguire le loro orme.

                                                                                                       

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