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Raffaele Pallante e il mondo del Ciclismo

18.05.2012, L’intervista di Emanuele Di Capua (da “La Calzetta del Giro”, numero speciale del giornalino “Fuori dalla Rete” del 13.5.2012).

Raffaele Pallante (nella foto) è uno di quei ragazzi cresciuti con il mito di Marco Pantani. Lui come diversi suoi coetanei, dopo la tappa del 1998 conclusasi a Laceno, cercarono di emulare le gesta del Pirata di Cesenatico. Raffaele entrato nel circuito del ciclismo professionistico, ha dovuto abbandonare a causa di un infortunio. Oggi Raffaele è un giovane di 26 anni, che ha trovato fortuna lontano dal suo paese natio, e quando siamo andati a cercarlo per quest’ intervista, entusiasta ha accettato di raccontarci il “suo” mondo.

Come è nata la sua passione per il ciclismo?

Il ciclismo è una passione che si ha dentro dalla nascita, la mia si è sviluppata nel lontano 1998 quando il compianto e grande Marco Pantani vinse il Giro d’Italia, le sue imprese mi emozionarono talmente tanto da farmi iniziare l’attività di ciclista.

In che campionati e in che competizioni ha gareggiato?

Nella mia carriera ho partecipato a diverse gare di livello Internazionale, oltre a quelle di carattere Nazionale, come Campionati Italiani, Giri a tappe e Campionati Regionali.

Quanto e come si allenava ? Seguiva una dieta particolare?

Mi allenavo tutti i giorni da Novembre ad Ottobre, variando gli allenamenti e i chilometri in base al periodo e gli impegni delle gare stagionali. Certamente per fare l’atleta si deve seguire una corretta alimentazione ricca di carboidrati e proteine.

Come era retribuito un ciclista del suo livello?

Un ciclista Elite- Under 23 ha dei rimborsi spese e dei premi in denaro nelle gare , oltre ad avere un ritiro dove vivere con i compagni di squadra pagato dalla società.

Qual è stato il momento più bello della sua carriera? Il peggiore?

Ricordo con enorme piacere la mia prima partecipazione ad un giro a tappe da Under 23, che fu il “Giro del Friuli” un’esperienza bellissima . Il peggiore momento inevitabilmente è il forzato stop alla mia carriera agonistica avvenuto nel 2010.

Come mai si è trovato proprio in Toscana a fare il ciclista?

La toscana è la “Madre” del Ciclismo, al momento che mi si presentò l’occasione di poter approdare in una squadra Toscana che mi contattò per entrare nella sua rosa come passista-scalatore, fu enorme orgoglio per me. La squadra in questione è la storica “U.S. Francor” di Levane dove negli anni passati militarono grandi atleti come Colagè, Chioccioli, Trapè, Mealli, Cipollini Cesare fratello di Mario e molti altri, al timone della Fracor da ormai oltre 50 anni c’ è l’intramontabile Ezio Mannucci.

La vostra vita come è stata influenzata da questa carriera?

La “vita del Ciclista” è una vita fatta di regolarità e genuinità nel vivere, molte persone li chiamano “sacrifici” ad oggi posso dire che ti venivano tolte molte cose come le uscite con gli amici, le serate in discoteca e i divertimenti in generale, mi ha portato lontano dalla mia famiglia ma mi ha dato molti insegnamenti preziosi.

Come è il mondo del ciclismo visto da dentro?

E’ un mondo bellissimo, che ti fa viaggiare e ti fa conoscere molte persone diverse, è una vera propria scuola di vita, fatta di gioie e dolori, ma che ti dà una maturità che solo questo sport sa darti.

Cosa pensa del doping e di coloro che ne fanno uso? È molto diffuso secondo lei?

Il doping purtroppo come si sente in tv e si legge sui giornali è una macchia diffusa in molti sport, ma per fortuna ai nostri giorni molti sono i metodi per smascherare i cosiddetti “furbi” che ne fanno uso.

Qual è il rapporto tra il ciclismo e i bagnolesi?

Un buon rapporto, purtroppo da noi non si organizzano molte gare ciclistiche di livello medio- alto.

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La foto


 

                                                                                                       

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