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Alta tracciabilità dei prodotti tipici. L’Irpinia si candida ad essere il centro di referenza regionale

11.03.2012, Ottopagine (di Mario Pennella)

L’Irpinia si candida ad essere centro di referenza regionale per i prodotti ad alta tracciabilità. Il progetto (allo studio già da tempo) è stato reso pubblico ieri, nel corso dell’incontro tra il gotha dei medici veterinari di tutt’Italia che si sta tenendo al Laceno (oggi in programma la terza ed ultima giornata).

Un progetto che parte da lontano e che vede in prima linea il presidente dell’ordine dei medici veterinari di Avellino, il dottore Vincenzo D’Amato. «Il nostro obiettivo – ha spiegato – è quello di unire gli allevatori sotto un unico marchio di qualità, evitando la massificazione».

In pratica si punta alla realizzione di un consorzio d’Irpinia, dove tutti lavorano per la realizzazione di prodotti diversi, ma con lo stesso marchio. Un’idea, questa, che ha incontrato i favori anche del presidente della Commissione regionale Agricoltura, l’onorevole Pietro Foglia. Ieri l’esponente dell’Udc ha presenziato all’incontro nel salone delle rappresentanze del Grand Hotel Grisone. 
Nel corso della sua visita Foglia ha annunciato che presto si terrà un incontro a Napoli, presso la Regione Campania. Per il presidente della Commissione agricoltura si tratta di un progetto «importante, che può creare ancor più interesse attorno a quei prodotti tipici locali di cui la nostra provincia è ricca, ma che non sono adeguamente rappresentati». Un progetto al quale Foglia sta lavorando anche in sinergia con l’Università Federico II di Napoli e l’Istituto Sviluppo Risorse Agricole. L’obiettivo da centrare è l’ottenimento di un un prodotto che abbia un marchio unico di qualità. La strada per arrivare alla meta, rispetto ad un progetto ancora in forma embrionale, passa inevitabilmente «nel coinvolgimento delle aziende produttrici, per poi giungere al riconoscimento del marchio nei livelli regionali». 
Ma ieri, al Laceno alla presenza del presidente del FNOVI Gaetano Penocchio, s’è discusso anche del ruolo del medico veterinario e della necessità di tenere la barra dritta su due punti: il numero dei professionisti e il ruolo del veterinario sul territorio. Nell’analisi del commissario dell’ISZM, il dottore Antonio Limone ha evidenziato il numero cospicuo di laureati (quasi 1.500 ogni anno) e la necessità, rispetto alle difficoltà dovute anche alla congiuntura economica, di evitare una deriva contenendo eventuali contraccolpi che potrebbero scuotere l’equilibrio interno. 
Quanto al ruolo del veterinario, Limone ha cristallizato l’importanza del professionista anche in relazione all’economia del territorio. «Molti comparti, dal turistico all’enogastronomico, poggiano sui prodotti tipici. Ed è nell’ambito di questi percorsi, dove si abbinano grandi vini a grandi formaggi, che il ruolo del veterinario è importante, perché mentore di un meccanismo che mette insieme produzione e salute. Ma anche il libero professionisti – ha aggiunto – è l’avanposto dell’epidemiologia sul territorio».

                                                                                                       

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