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Dal bacino dei Picentini risorse idriche per 3 milioni di persone

25.02.2012, Ottopagine (di Sabino Aquino, idrogeologo)

Dalla mancata pianificazione hanno origine tutti i conflitti. La Regione Campania non può più sottrarsi ad un legge quadro che disciplini l’intero settore, bilanciando i prelievi per l’Irpinia.

Tre i punti strategici dove si concentra tutta la portata d’acqua dell’Irpinia: Caposele, Serino e Cassano le tre sorelle in Alta Irpinia, Valle del Sabato e Valle del Calore.

Il comprensorio dei monti Picentini riveste un ruolo strategico nell’ambito della gestione e del coordinamento di diversi sistemi idrici dell’Italia meridionale. Infatti, gran parte delle risorse captate in tale comprensorio da alcuni dei più importanti acquedotti italiani (Alto Calore Servizi spa, Acquedotto pugliese spa, Azienda risorse idriche napoli spa) vengono destinate all’approvvigionamento idropotabile delle Regioni Campani, Puglia e Basilicata.

L’articolato assetto idrogeologico del territorio e la molteplicità di enti operanti ed interferenti nella gestione della risorsa idrica impongono necessariamente una pianifcazioni coordinata di breve e lungo periodo dell’uso delle acque sotterranee. Pianificazione che basata sulle reale potenzialità degli acquiferi e sul principio di sostenibilità della risorsa deve agevolare al livello interregionale i processi di interscambio tra i vari sistemi acquedottistici e garantire qualità e quantità della risorsa per le molteplici esigenge socio-economiche dell’utenza.

In tale ottica, l’ente regione sulla base delle peraltro ben note conoscenze idrogeologiche del territorio di interesse, deve intervenire con estrema urgenza, alla luce del ritardo accumulato negli anni, legiferando sull’argomento. In particolar modo, solo con una corretta pianificazione regionale sarà possibile utilizzare razionalmente le fonti idriche, che nel comprensorio dei Picentini assommano ad oltre ottimila litri al secondo ed approvvigionano allo stato una popolazione di oltre tre milioni di abitanti.

Nell’ambito della pianificazione, oltre alla ristrutturazione delle obsolete reti idriche che in alcuni casi disperdono fino al 60 per cento del prezioso liquido, non va poi trascurata la salvaguardia di questi bacini idrici, soprattutto potenziando il faticente sistema depurativo, che incide notevolmente sulla qualità di queste pregiate acque, che alla fonte vengono classificate come acque bicabonate alcalino terrose, con durezza non superiore ai sedici gradi francesi e pertando leggerissme.

Nell’ambito della pianificazione, messa a punto dall’ente regione, va inoltre anche definito il quantitativo di acqua che dalle stesse scaturigini deve essere restituito al reticolo idrografico al fine di permettere la vita nell’ecosistema fluviale. Inoltre, cosa non trascurabile, nella definizione dell’accordo di programma per il trasferimento delle acque dall’Irpinia alla Regione Puglia va certamente ridefinito il rapporto della portata idrica da destinare in Puglia a quella invece che deve soddisfare le esigenze idropotabili dell’Irpinia e del Sannio, allo stato tale rapporto è totalmente sbilanciato a  favore della Puglia, anche in considerazione del fatto che mentre in Irpinia e nel Sannio esiste allo stato una non più soddisfacente aliquota idrica (in relazione alle accrescite esigenze idropotabili notevolmente cresciute dopo lo sviluppo sociale dal terremoto in poi), per la regione Puglia vi sono, invece, opere di captazione alternativa, quali gli invasi, che essendo di notevolissima capacità rappresentano un’adeguata alternativa di approvvigionamento.

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Il nodo idrico (Ottopagine, 25.02.2012)

Quella lunga serie di norme e deroghe che ha sempre favorito la vicina Puglia

Da circa un anno la Puglia ha chiesto un incremento di trasferimenti della risorsa idrica alla Regione Campania, un’aggiunta rispetto a quello che già viene trasferito, così come stabilito dal decreto regio del 1942. La Campania non ha mai aderito alle richieste della Puglia, se non istituendo un tavolo regionale con gli Ato, le Provincie e i Comuni, oltre ai vertici regionali deputati.

In questo quadro sono due i nodi principali da sciogliere: il primo concerne la galleria Pavoncelli bis che con il completamento consentirebbe di raddoppiare la portata d’acqua alla Puglia, ma l’opera ha subìto un fermo in quanto la vicenda è nelle mani del Tar adìto dall’Ato di Avellino e dai comuni interessati dal bacino d’ambito,mentre sul versante pugliese i lavori sono in stato avanzato. Il secondo nodo, riguarda le singole convenzioni sottoscritte dall’Acquedotto Pugliese con i singoli comuni in cui insistono le sorgenti per la captazione delle acque, e parliamo di Caposele, ma anche di Cassano Irpino e Conza della Campania.

A Caposele, i riflettori sono accessi sulla Sorgente Sanità, dove in questi giorni il sindaco Pasquale Farina è in trattativa sul margine di profitto che deriverebbero dal 5 per cento delle sorgenti, ovvero il flusso d’acqua per il fabbisogno comunale. Il 95 per cento della portata idrica appartiene al demanio dello Stato, ovvero al Governo nazionale, assegnato per legge alla Puglie a ella Basilicata attraverso l’Acquedotto Pugliese. Dato che la Puglia non riesce ad ottenere dalla Campania più acqua di quella che ha (la costruzione della Pavoncelli è ferma), convoca i Comuni detentori delle sorgenti per ottenere maggiore disponibilità.

Ecco perché in questo momento è in corso il braccio di ferro a Caposele, insorge l’amministrazione comunale di Conza per il potabilizzatore e si elaborano clausole di profitto a Cassano in vista del rinnovo della convenzione con la società pugliese previsto per il 2018. L’apertura di un tavolo di concertazione di tutti i livelli istituzionali, appare la migliore soluzione possibile auspicata dai Comuni, alla prese con i dissesti idrogeologici da tamponare e la rivendicazione degli interessi dei territori. L’unica soluzione prospettata al momento, è l’apertura di un negoziato fra la Campania, la Puglia, la Basilicata e il Governo centrale, che decide in via definitiva sul trasferimento delle acque , dato che tutto viene regolamentato da precise e puntuali norme dello Stato.

                                                                                                       

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