Se nell’emergenza si riscopre l’identità
13.02.2012, Articolo di Angiolina Di Capua (tratto da “Il Corriere” del 12.02.2012)
“Tra i tanti commenti arrivati in redazione (de “Il Corriere”, ndr) ci ha colpito una bella lettera di Angiolina di Capua, bagnolese costretta per motivi di studio a vivere lontano dalla sua terra. Una lettera da cui emerge un forte senso di appartenenza alla terra irpina, riscoperto proprio in occasione della dolorosa emergenza neve”.
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L’attaccamento alla tua terra è un sentimento che svilupperai “quando sarai grande“. Un qualcosa che non sarai in grado di capire e apprezzare sino in fondo finché non diverrai adulto, emancipato dalle idolatrie adolescenziali della fuga dal paesino, e magari quando vivrai lontano da casa, dalla famiglia, dai vecchi amici, per studio, lavoro, affetti.
E tale avvertimento che ti davano in tanti, quando eri ancora un ragazzino desideroso soltanto di esplorare il mondo, poi ti sorprenderà un giorno in tutta la sua potenza e verità. Diverrai così consapevole di cosa voglia significare realmente la parola “radici” e potrai sentirti vicino al tuo territorio di origine, a casa tua. E’ un ‘disvelamento’ che può sopraggiungere in ogni momento della tua esistenza, soprattutto, però, quando dalla tua terra si alza un sentore di allarme, quando una tragedia, una calamità naturale, un evento straordinario la colpiscono e l’assediano.
Ed è ciò che sta avvenendo in questi giorni in cui l’intera penisola, centrosud in particolare, è travolta da un’ondata di freddo e gelo che definire ‘siberiano’ non è un vezzo da enfasi mediatica, ma un’amara constatazione fatta di cifre, percezioni e immagini agghiaccianti. L’Irpinia, la tua Irpinia, territorio montagnoso e in parte anche nevoso, è sepolta da un’abbondante coltre di neve che, leggi, in alcune zone ha superato addirittura quota due metri, talvolta persino tre. Paesi come Sant’Angelo dei lombardi, Lioni, Andretta, Calitri, Calabritto, Nusco, i tuoi paesi, e ancora Zungoli, Trevico, Frigento, Lacedonia, Villamaina, Bisaccia, per citarne alcuni, sono letteralmente sommersi da strati di neve allarmanti, condizioni che non si verificavano ormai da anni. Strade di collegamento chiuse, ampie zone da giorni senza energia elettrica, in alcune vi sono persino guasti alla rete idrica. Contrade e frazioni più remote del tutto isolate, dove nemmeno i mezzi spalaneve dei Comuni riescono ad arrivare.
Il quadro della situazione della provincia di Avellino è drammatico. Così come quello del vicino Sannio. L’abusata parola “emergenza” riprende la serietà del suo significato ed è la sola adatta a fotografare lo stato attuale in cui versa il territorio irpino: è piena emergenza neve, ufficializzata anche da quanto proclamato dalla Regione Campania. Ed ecco che, da studente fuori sede seppure a poca distanza, come nel mio caso Napoli, o molto più lontano, come tanti altri ventenni sparsi per l’Italia, ti ritrovi a seguire l’evolversi delle condizioni con un’apprensione insolita e preoccupata. La letture delle edizioni online dei quotidiani locali, le foto pubblicate dagli amici sui social network, le descrizioni dei familiari da casa diventano mezzi utili a ristabilire un filo, una connessione diretta con quanto sta avvenendo nella tua provincia.
Leggere i bollettini meteo, seguire gli aggiornamenti delle decisioni comunicate da istituzioni locali ed enti competenti probabilmente non sono mai stati per te un’attività usuale, una consuetudine, eppure assumono ora una valenza straordinaria: sono il modo che riscopri per cercare di monitorare lo stato di calamità, pur non essendo sul posto e non potendolo raggiungere.
Non si tratta di un semplice revival nostalgico di quando, da bambino o comunque in età scolare, aspettavi la neve per poter saltare la scuola e vivere secondo modi inconsueti per qualche giorno. Perché la neve, bisogna ammetterlo, è anche questo, soprattutto durante l’infanzia. Fenomeno atmosferico emozionante e assieme coinvolgente. Osservare il tuo paese totalmente innevato, la panoramica di un paesaggio imbiancato, ha un pacato e lontano sapore romantico. La neve per lo più piace, prevedere quanta ne scenderà, quanto durerà la perturbazione diviene l’hobby prediletto di molti adulti. Si consultano gli anziani come oracoli, portatori di memorie ormai distanti nel tempo, testimoni di aneddoti e ricorrenze remote. Si torna indietro negli anni per rievocare scenari eccezionali, ricordare l’ultima grande nevicata. Memorabile, ad esempio, resta quella del ’56. Fa parte della memoria collettiva delle nostre comunità. E’ un capitolo rilevante del nostro racconto popolare. Tratto tipico delle tradizioni in tanti dei nostri paesi.
Nel mio in particolare, Bagnoli Irpino, l’evento neve è associato a turismo, sci e al derivante profitto grazie agli impianti sciistici sull’Altopiano del Laceno. Il risvolto economico di un’ondata di neve può sollevare gli umori di una popolazione altrimenti infastidita dai disagi e dagli ostacoli alle diverse attività quotidiane.
Sono tutte impressioni, immagini, resoconti che appaiono, oggi che sei cresciuto e vivi lontano, più chiare e impari ad apprezzare. Lo sguardo si fa lucido e i toni attenti. Infatti, se la visione di scorci imbiancati e case sommerse di neve può sbalordire per l’assoluto valore spettacolare, d’altra parte le notizie drammatiche dei gravi disagi vissuti dalle popolazioni, delle vittime per assideramento, della viabilità bloccata, delle attività agricole e produttive ferme restituiscono il problematico risvolto della medaglia e vanno ad incidere su uno stato di tensione emotiva. Ed è questo, tutto questo, l’attaccamento alla tua terra che mai come prima avevi avvertito così forte. Una nevicata fuori dal comune che può farti sentire, da giovane, orgogliosamente e sensibilmente parte della tua zona di origine, legato a doppio filo con il tuo paese e la storia dei suoi abitanti. Attaccamento che può rivelarsi la preoccupazione per le difficoltà che si trova ad affrontare il tuo territorio, lo sgomento dinanzi a scenari che hanno dell’apocalittico, può avere i volti dell’indignazione e della rabbia nel dover constatare, per l’ennesima volta, quanto esigua e insufficiente sia la copertura mediatica nazionale per le vicende di una provincia troppo spesso dimenticata, o peggio, ignorata. Perché difficile da raggiungere. Perché le priorità notiziabili sono altre. Perché problemi di neve e gelo si registrano in molte altre parti d’Italia. Ed è vero, comprensibile. Non si tratta, infatti, di stilare un confronto-scontro sulla gravità delle condizioni meteo, nemmeno di intraprendere un’assurda guerra dei centimetri per sentenziare quale zona sia maggiormente colpita dalla neve.
La crisi meteorologica e i suoi tragici effetti accomunano più regioni, più territori della penisola. La rassicurazione di sicuri interventi da parte delle Autorità nazionali e locali fa ben sperare nella prontezza dei soccorsi e in una rapida ripresa quanto meno degli spostamenti e delle attività prioritarie. Ma il richiamo che ti ha sorpreso verso le sorti difficili in cui versa l’Irpinia ti investono di un senso di responsabilità nei confronti della tua provincia, del tuo paese. Senti di dover parlare della tua terra, per essa, in nome di essa, di segnalare le sue problematiche, di far luce sulla sua fetta di emergenza.
Perché se oggi l’Alta Irpinia è in ginocchio, il monito va, sì, alle istituzioni per fronteggiare lo stato di calamità della provincia, ma l’incoraggiamento e la fiducia che ti pervadono riguardano i suoi abitanti, che sapranno uscirne, sapranno cavarsela, anche questa volta. Fiducia nelle popolazioni locali, specie noi fasce più giovani, per contribuire, laddove sia possibile, a risolvere almeno l’indispensabile, in aiuto di chi necessita di un’assistenza immediata.
Attaccamento, si diceva, sentimento di appartenenza per il territorio di estrazione. Potrà sembrare una considerazione banale, ma per la generazione dei ventenni è una riscoperta importante. Perché, al di là di ogni melensa retorica, puoi intraprendere il percorso che aspiri, abitare in qualsiasi posto desideri, ma ciò che diverrai e trasmetterai agli altri affonderà sempre le “radici” in quella terra là dove sei nato. Ed è questo l’Irpinia, è casa tua.