La natura non cede il passo
21.01.2012, Articolo meteo (di Michele Gatta)
Nell’editoriale del 9 gennaio 2012 abbiamo analizzato lo scenario meteorologico che potrebbe realizzarsi nella seconda parte dell’inverno 2011-2012. Prima di fare un aggiornamento sul tema, vorremmo porre l’attenzione a quello che è successo nella seconda decade di gennaio.
Seguendo costantemente le mappe emesse dai vari centri meteorologici, si è evidenziato una fase estremamente difficile per i vari previsori sparsi nella nostra penisola. Il tutto lo si spiega dal fatto che l’evoluzioni proposte dai modelli sono andate completamente in tilt. Addirittura situazioni previste fra le 72-96 ore, venivano stravolte rispetto ad emissioni di solo 12 ore prima.
In questo contesto sono “scomparse” due irruzioni di aria fredda verso l’Italia che avrebbero portato neve anche a quote basse sull’appennino. Molto probabilmente sono venuti meno alcuni rilievi oceanici che hanno inficiato i dati d’inizializzazione che sono fondamentali per una previsione meteorologica. Pertanto in questa fase si sta procedendo con molta cautela anche nelle previsioni a breve-medio termine.
Ma veniamo all’aggiornamento. Tenendo presente quello che è successo, ci limitiamo a proporvi due tempistiche che possono essere anche compatibili fra loro. La prima è quella dai dati certi. Il tramonto del flusso occidentale che ci ha fatto compagnia in questa prima parte d’inverno, lo possiamo archiviare a partire dalla prossima settimana. La fase di riscaldamento in stratosfera stà cominciando a sortire i primi risultati in troposfera. I primi effetti dovremmo vederli fra la fine del mese di gennaio e gli inizi di febbraio, allorquando il vortice polare che già ha fermato la sua corsa, darà modo alle correnti di assumere una direzione più meridiana e quindi portatrici di flussi freddi verso latitudini più meridionali europee.
Intanto, in questa fase si è formato un “lago gelido” sull’Europa nord-orientale; nel contempo un redivivo anticiclone siberiano ha tutta l’aria di spostarsi verso occidente, addirittura fin verso la Russia europea. Qui passiamo alla seconda tempistica, che è quella previsionale e quindi soggetta a modifiche. Lo spostamento retrogrado delle correnti fredde continentali farebbero piombare molte nazioni del vecchio continente in una fase di gelo. Contemporaneamente il vortice canadese perderà vigore permettendo di fatto all’alta pressione delle Azzorre di elevarsi a latitudini più settentrionali andando a congiungersi con quello scandinavo e sbarrando la strada alle perturbazioni atlantiche. Questa progettualità ha comunque qualche riscontro nell’indice AO in fase di calo e questo dovrebbe permettere anche alla NAO di scendere, e quindi favorire campi depressionari anche in sede mediterranee.
L’analisi proposta aprirebbe una fase totalmente diversa rispetto alla prima parte dell’inverno. Comunque è tutta da valutare la direttrice dell’eventuale flusso freddo. Un flusso continentale alle medie latitudini porterebbe freddo e neve verso la Francia e l’Inghilterra, passando dalla Mittleuropa con il nord-Italia parzialmente interessato. In questo caso dal Lazio in giù solo piogge e temperature leggermente al di sopra delle medie stagionali. Un flusso freddo più nord-orientale favorirebbe il centro-sud con neve anche a quote basse.
Quello che vi abbiamo illustrato è una situazione che potrebbe avere obiettivi riscontri nella realtà. Alcune valutazioni, non strettamente meteorologiche, ci permettono di dire che la natura ancora una volta è la vera protagonista degli eventi. Con tutti i miglioramenti che la tecnologia ha fatto, l’impressione che abbiamo, è che la bassa predicibilità avuta dai modelli, altro non è che un riscontro dal quale si evince che la natura stessa ha spesso il sopravvento anche sulle elaborazioni dei sofisticati modelli dei vari centri mondiali.
Ci lasciamo con un ulteriore rebus: nella serata-nottata fra martedì e mercoledi prossimi, vedremo i nostri tetti imbiancati? Ne riparleremo nel prossimo appuntamento.