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Laceno d’Oro – Biazzo:«Al progetto unico Bagnoli disse di no»

30.12.2011, Ottopagine (Rossella Strianese)

Tre anni fa il primo tentativo promosso da Biazzo e accolto dalla Regione, ma poi Bagnoli disse no.

L’idea del progetto unico che raccolga tutte le iniziative dedicate al cinema presenti in Irpinia per salvare il Laceno d’Oro, lanciata dal vicepresidente della giunta regionale Giuseppe De Mita dalle colonne del nostro giornale, piace. Sono molteplici gli interventi che abbiamo registrato in queste ore a sostegno del festival fondato da Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio sotto il nume tutelare di Pier Paolo Pasolini e portato avanti nell’ultimo decennio con abnegazione e coraggio da chi come Antonio Spagnuolo e Paolo Speranza ha custodito e difeso lo spirito del festival del cinema neorealista. E sono tanti anche gli interventi giunti ad arricchire il dibattito che Ottopagine ha voluto aprire nella consapevolezza che mai come in questo momento di crisi, economica e morale, del nostro paese, sia necessario che le istituzioni si riapproprino del loro ruolo investendo in cultura, creatività e innovazione per aprire orizzonti nuovi alle generazioni future di questa terra altrimenti destinata alla desertificazione.

Tre anni fa il primo tentativo di Biazzo. Tanti contributi, ma con i dovuti distinguo. A partire dall’ex assessore alla cultura del Comune di Avellino e consigliere provinciale dell’Udc, Salvatore Biazzo, che di quel “progetto unico” per il cinema in Irpinia fu il primo autore, tre anni fa. «Un progetto che per la prima volta metteva insieme la preziosa esperienza maturata con Spagnuolo e Speranza sul filone del Laceno d’Oro per una rasrassegna che si è sempre contaddistinta in termini di qualità, e l’aspetto territoriale della storica rassegna, con il comune di Bagnoli Irpino che rivendicava l’opportunità di riportare il festival sull’altopiano del Laceno. Il progetto – spiega Biazzo – incontrò l’immediato favore dell’allora assessore regionale al turismo, Velardi, pronto a finanziarlo con una somma che sfiorava gli 800mila euro. Alla fine fu Bagnoli a tirarsi fuori, all’ultimo momento, decidendo di voler proseguire da solo per la propria strada, e il progetto, così come lo avevamo immaginato, tramontò. Il Comune di Avellino presentò ugualmente la sua idea riuscendo a ottenere un finanziamento più ridotto ma utile a coprire le iniziative legate al Premio Marino e Cinema Sud. Il progetto di Bagnoli, da quanto mi risulta, non ottenne fondi».

Un progetto politico-culturale di ampio respiro. La volontà di mettere insieme i due aspetti peculiari della rassegna, quello puramente culturale improntato all’impegno sociale e quello territoriale, incontrò subito la disponibilità della Regione perché il progetto era ispirato da una idea di fondo che traguardava il singolo evento, proiettando il Laceno d’oro in una dimensione inedita, finalmente capace di coniugare le esigenze di promozione del territorio con le radici culturali e la memoria storica dell’Irpinia “neorealista”. «Perciò credo che parlare di progetto unico può indurre a considerare la questione solo sotto una prospettiva tecnica – continua Biazzo – Quello che ci vuole è un’idea culturale forte di base, che prenda questo inestimabile patrimonio lasciatoci da Marino e D’Onofrio, insieme a tutte quelle realtà che questo patrimonio lo hanno custodito e preservato negli anni, e lo renda un grande evento stabile e caratterizzante per Avellino e l’Irpinia. Ma questa idea – continua Biazzo – può essere implementata soltanto dalle istituzioni, Comune e Provincia in primis non possono sottrarsi al loro ruolo. Quindi va bene il progetto unico, ma che non sia solo una mera sommatoria di progetti in grado sì magari di intercettare i finanziamenti regionali, ma non di imprimere quella svolta culturale necessaria affinché il Laceno d’Oro diventi il festival del cinema per l’Irpinia. Quello che manca allora è un progetto politico culturale di più ampio respiro, che a mio avviso può partire solo dalla città di Avellino e nello specifico dall’ex Eliseo, che è il luogo naturale in cui ricondurre tutte le idee che col cinema hanno una qualche assonanza».

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30.12.2011, Ottopagine

C’era una volta l’Irpinia del cinema

L’intervento di Paolo Saggese

C’era una volta l’Irpinia del cinema. Così potrebbe iniziare un futuro capitolo della nostra storia “locale”, rievocando il “Laceno d’Oro” di Bagnoli Irpino, Atripalda, Avellino, e dunque il Premio cinematografico “Sergio Leone” di Torella dei Lombardi, e quindi il nuovo “Laceno d’oro” – Premio Camillo Marino, che nel corso degli anni duemila aveva ridato smalto ad un movimento culturale soprattutto nella città capoluogo gravemente e inspiegabilmente sopito. Al 2008, d’altra parte, risale l’ultima edizione del Premio dedicato al “Padre del Western all’italiana”, e da allora l’evento, che aveva raggiunto fama nazionale, è divenuto un sogno nel cassetto. Tra l’altro, fu proprio il Festival di Torella, occorre ricordarlo, ad inaugurare la Prima edizione di una Rassegna – Premio “Camillo Marino” l’anno dopo la morte di un protagonista poco valorizzato del cinema irpino quale è stato Camillo Marino. Merito, dunque, all’associazione “Immaginazione” e ad Antonio Spagnuolo l’aver dato vigore e testimonianza ad una cinematografia di qualità e ad aver promosso in Italia e non solo il ricordo dell’intellettuale e della filmografia impegnata nel sociale, con ospiti e premiati di fama internazionale. Adesso, abbiamo notizia di una momentanea interruzione del Premio per questa edizione 2011, e per questo esprimiamo vivo rammarico. Insomma, possiamo dire: “c’era una volta l’Irpinia del cinema”! Le ragioni di tale momentaneo stop saranno dovute, immagino, soprattutto ad un’assenza di fondi sufficienti, in un’epoca tra l’altro in cui la crisi economica ha notevolmente ridotto i finanziamenti pubblici soprattutto alle iniziative di qualità, mentre conservano ancora un qualche sostegno quegli “eventi” che richiamerebbero le folle, cosa d’altra parte non sempre vera. La questione, comunque, richiederebbe un’analisi complessa che in questa occasione è impossibile compiere, ma qualcosa occorre pur dirla: innanzitutto, in Irpinia e in Campania è assente qualsiasi progettazione di tipo culturale o turistico di un certo rilievo, ancora lasciata alla casualità e ad arbitri tipici di una politica miope e clientelare. Inoltre, gli intellettuali irpini pur dovrebbero operare una qualche autocritica, relativamente a limiti tipici di non poche realtà: in particolare, registro sempre di più l’incapacità di organizzare sinergie, e invece l’abilità a suscitare conflitti immotivati, antagonisti o rivalità. Insomma, la cultura irpina è fortemente dilaniata da piccole beghe alimentate da pochi mestatori isolati, che tuttavia indeboliscono una realtà già culturalmente debole. Occorre, dunque, un esame di pacata riflessione, che nulla toglie ai meriti importanti, che gli organizzatori del Premio “Camillo Marino” hanno guadagnato sul campo in questi anni. E proprio perché siamo giunti a questo punto, non sarebbe il caso di riprendere in considerazione una proposta ormai vecchia di due anni, che ipotizzava la possibilità che l’associazione “Immaginazione” e l’amministrazione comunale di Bagnoli Irpino mettano insieme le loro forze per continuare questa esperienza esaltante, che è un patrimonio di tutti e perciò non deve interrompersi a causa delle miopi beghe quotidiane?

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30-12-2011, Ottopagine

«Dall’eredità di Marino un’occasione di riscatto»

Eliseo, ruolo delle istituzioni e localismi

«Ho sempre pensato che non fossero inconciliabili le posizioni di chi rivendica un ruolo del territorio e vuole essere ancora protagonista come il comune di Bagnoli Irpino e chi ha portato avanti con tenacia negli anni il magistero culturale del Laceno d’Oro come le associazioni Immaginazione e Cinema Sud. Detto questo però oggi, davanti all’impossibilità di far proseguire quella straordinaria esperienza per mancanza di fondi, credo sia arrivato il momento che la città di Avellino si candidi a coprire un ruolo decisivo in questa vicenda. Finora il comune di Avellino mi è sembrato latitante».

«Sì al progetto unico». Antonio Gengaro, presidente del consiglio comunale di Avellino oltre che noto e appassionato sostenitore del Premio Camillo Marino – Laceno d’Oro che guarda con favore al progetto unico ma puntualizza la necessità di dare continuità al filone del neorealismo e più in generale alla qualità della proposta culturale così come è avvenuto fino ad oggi.
Decollo cinema Eliseo. «Il primo punto è il decollo del cinema Eliseo, che va affidato a queste associazioni – continua Gengaro – E’ da qui che deve partire il progetto perché diventi quella casa del cinema che tutti aspettiamo, capace di accogliere arti e mestieri della celluloide, e e una biblioteca specializzata sul cinema neorealista che sarebbe unica al mondo. L’eredità culturale del Laceno d’Oro e il marchio registrato appartiene agli eredi di Marino e D’Onofrio e all’associazione che ha saputo perpetuare lo spirito della rassegna portando ad Avellino nomi e film che mai avremmo potuto vedere. Nessuno finora però ha avuto la capacità di puntare davvero su questo elemento che altrove sarebbe stato caratterizzante per l’intero territorio. Penso a al Giffoni film festival, senza però quel corollario di divismo e gossip che accompagna questo genere di eventi, ma conservando l’impronta di impegno sociale con cui è nata la rassegna».
Non si perda il senso “neorealistico” del premio. Sullo scarso interesse dell’amministrazione comunale punta anche Nunzio Cignarella, uno dei soci fondatori del circolo di cultura cinematografica Immaginazione insieme ad Antonio Spagnuolo. «Il laceno d’Oro poteva diventare il fiore all’occhiello delle manifestazioni invernali della città di Avellino – dichiara Cignarella – ma si è preferito puntare tutto su zeppole e soppressate. Quanto al discorso di progettare un evento unico che tenga insieme tutti i festival del cinema irpini penso che sia un’ottima idea e del resto la rassegna già si svolgeva in giro per la provincia, non abbiamo mai avuto preclusioni. Tuttavia ci sono almeno due condizioni che vanno tenute in conto: la prima è che non si perda il senso “neorealistico” del premio che significa impegno sociale e attenzione alle tematiche culturali del presente, e poi che l’accorpamento non diventi solo un’occasione di mondanità, con la solita passerella di attori più o meno noti».
Serve un’idea complessiva di proposta culturale in Irpinia. Sull’elemento territoriale insiste invece Franco Vittoria, dirigente nazionale del Partito Democratico, che interviene nel dibattito richiamando la necessità di rilanciare un’idea complessiva di proposta culturale in Irpinia. «Un’idea che parta dal Laceno d’Oro e arrivi ai paesi di Franco Arminio per intenderci, che faccia dell’Irpinia una terra “riconoscibile” non solo per i suoi paesaggi ma anche per la sua storia e le sue radici culturali. Credo perciò sia arrivato il momento di mettere da parte vecchie querelle localistiche tra Bagnoli e Avellino e ragionare finalmente insieme, sacrificando magari anche l’aspetto di nicchia, per un momento più popolare, di grande aggregazione sociale. La ruralità e i paesi sono il carattere del festival. A Spagnuolo e Speranza va il merito di aver saputo conservare questo tesoro inestimabile come condottieri coraggiosi, ma quella intuizione di Camillo Marino può diventare per l’Irpinia saccheggiata e dimenticata una vera occasione di riscatto. Gli attori istituzionali devono scendere in campo e devono farlo adesso».

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30.10.2011, Il Corriere

«Difendiamo il Laceno d’oro»

Il monito di Costantino D’Argenio del Prci: «Le difficoltà che vive il premio sono un grave segnale per l’Irpinia. Necessario il sostegno delle istituzioni». Ma Del Mastro precisa: gli unici fondi disponibili investiti nel sociale

Un segnale preoccupante per il panorama culturale irpino. Lo sottolinea con forza Costantino D’Argenio, Segretario cittadino del PRC – Federazione della Sinistra, nel commentare l’allarme lanciato da Antonio Spagnuolo, presidente del Circolo Immaginazione, sul rischio di sopravvivenza del Premio Camillo Marino- Laceno d’oro, costretto quest’anno ad una pausa forzata. Non ha dubbi D’Argenio: «In questi giorni di crisi e di sacrifici, con un impoverimento notevole delle famiglie e i tagli alle risorse degli enti pubblici locali, è difficile parlare di cultura e della necessità di finanziarla. Eppure è proprio in momenti del genere che bisogna focalizzare i punti di forza per uno sviluppo possibile e cercare di sostenerli. Uno di questi può e deve essere per l’Irpinia il Laceno d’Oro e il premio Camillo Marino. Invece, avviene il contrario, e quest’anno addirittura non si riesce a svolgere la rassegna che era diventata un appuntamento abituale del dicembre avellinese. Riteniamo che ciò sia grave, e che l’Amministrazione Comunale e Provinciale debbano farsi carico di un progetto di sostegno e rilancio dell’evento, avvalendosi dell’esperienza formidabile di chi lo ha animato in questi anni». L’amarezza maggiore, prosegue D’Argenio è nel constatare che «Non è possibile che non si riesca a mettere insieme capacità, strutture -che pure ci sono, a partire dall’Eliseo -, e finanziamenti per realizzare finalmente un Festival di cinema d’autore che sulle orme di quanto fatto da Camillo Marino, riporti la grande cultura nella nostra provincia. Non è un miraggio, anche nel nostro sud martoriato, basta guardare a cosa avviene ormai da tempo in una realtà analoga alla nostra come quella di Giffoni e del suo festival per ragazzi».

All’appello di Costantino D’Argenio si unisce anche Franca Troisi del Centrodonna, associazione da anni impegnata nella promozione di rassegne cinematografiche nel capoluogo: «La scomparsa del premio sarebbe una perdita enorme per la città, il Laceno d’oro rappresenta innanzitutto un luogo di circolazione di esperienze e idee, capace di coinvolgere soprattutto i giovani, avvicinandoli a linguaggi complessi come quelli cinematografici, tra i pochi antidoti efficaci per contrastare l’incultura dei bar. Si tratta di un momento di socializzazione importante, che consente ai nostri giovani di conoscere persone con cui condividere interessi. Del resto, le scelte che ha fatto in questi anni il Premio Camillo Marino sono state importanti, facendo sì che Avellino abbracciasse l’arte europea nella sua complessità e i risultati si sono visti, favorendo la crescita in provincia di una fervida cultura cinematografica, che dà continuamente nuovi frutti. Dietro il premio ci sono teste pensanti, capaci di allacciare rapporti, di fare da ponte con la cittadinanza, di individuare le giuste strategie per veicolare tematiche e contenuti delicati. Sappiamo, infatti, che quando un discorso si interrompe diventa difficile riprenderlo, sarebbe, dunque, un peccato lasciare che una luce come quella del premio si spegnesse. La speranza è che quest’appello possa sortire un qualche risultato, sensibilizzando le istituzioni sull’importanza della rassegna per la città, perché possano trovare in qualche piega del bilancio i fondi necessari».

A ringraziare della solidarietà Antonio Spagnuolo: «Siamo contenti che la comunità irpina ci dia atto del lavoro svolto e che riconosca il valore del Laceno d’Oro per il panorama culturale irpino. Purtroppo, siamo ancora in attesa dei finanziamenti del 2009 e se non arriveranno questi fondi la rassegna non potrà certo essere organizzata. A venire meno è stato anche il sostegno dei privati, il cui contributo era comunque prezioso. Quanto al Comune, sappiamo bene che il contributo dell’amministrazione non potrebbe mai essere sufficiente, da solo, a garantire l’organizzazione della rassegna. Anche se prendiamo atto, ogni giorno, di più dello scarso interesse da parte delle istituzioni nei confronti della nostra rassegna. Certamente preferiamo un anno di pausa per il Laceno d’oro piuttosto che una rassegna di basso livello artistico, non sarebbe corretto nei confronti di una tradizione cinematografica che ha sempre fatto onore all’Irpinia».

Pronta la risposta dell’assessore provinciale Giuseppe Del Mastro: «Conosciamo il valore della rassegna, sappiamo quanto sia importante per il territorio e siamo amareggiati che il futuro del Laceno d’oro sia a rischio. Tuttavia, le esigue casse della Provincia ci hanno obbligato a fare una scelta, abbiamo perciò preferito investire i finanziamenti nel sociale, nella convinzione che fosse innanzitutto indispensabile garantire agli studenti diversamente abili un sostegno. In tempi così difficili non è possibile accontentare tutti, ecco perché abbiamo preferito assicurare un servizio che ci sembrava prioritario per la comunità ».

                                                                                                       

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