Cosa c’è nella scatoletta? Greenpeace dà il voto al tonno
23.11.2011, La Repubblica (di Monica Rubino)
E’ la conserva ittica più venduta sul mercato mondiale, ma l’industria del settore non rispetta l’ecosistema e fornisce poche informazioni in etichetta. Lo dimostra un’indagine dell’associazione ambientalista.
Il tonno in scatola è un prodotto abituale nel carrello della spesa degli italiani ma pochi sanno cosa c’è davvero nella scatoletta. Il rapporto di Greenpeace “I segreti del tonno” dimostra che il consumatore è male informato, perché i dati in etichetta sono ancora troppo pochi.
L’indagine. L’associazione ambientalista ha monitorato nei mesi di settembre e ottobre oltre duemila scatolette in 173 punti vendita in tutta Italia. Dei marchi monitorati – 22 in totale, che coprono quasi tutto il mercato italiano – fanno parte sia quelli dei giganti della grande distribuzione, come Coop, Auchan, Carrefour, Esselunga e Conad, sia quelli di aziende private. Sono state prese in considerazione varie tipologie di prodotti (come tonno all’olio d’oliva, al naturale, etc.), sia in lattina che in vasetti di vetro. I volontari hanno quindi registrato le informazioni presenti sulle etichette. Il risultato? Secondo Greenpeace “quando un consumatore mette nel carrello della spesa una scatoletta di tonno non sa davvero cosa compra”. Nel 52% delle lattine analizzate non viene indicata la specie di tonno e l’unica informazione fornita è un generico “ingredienti: tonno”. Quando la specie è riportata in etichetta viene descritta con il nome comune, mentre quello scientifico viene usato solo nel 12% dei casi. “Pochi ci dicono da dove arriva – continua Greenpeace – nel 93% delle scatolette non vi è alcuna indicazione dell’area di pesca. Solo AsdoMar, Donzela, Coop e in parte Mareblu indicano chiaramente da che oceano viene il proprio tonno. Il metodo di pesca è indicato solo nel 3% delle etichette, mentre nessuno specifica la data di cattura”.
Cosa dice la legge. L’Unione europea non richiede una particolare etichettatura per il tonno in scatola. Le conserve possono essere vendute con una scritta generica “tonno” per identificare diverse specie commerciali, come il tonno alalunga, obeso, pinna gialla o il tonnetto striato. Per i prodotti ittici freschi in Italia vi è l’obbligo, dal 2002, di indicare nome comune e scientifico, metodo di produzione e area di origine: questo però non riguarda i prodotti “in scatola”. Il nuovo regolamento europeo 2, pubblicato da pochi giorni sulla gazzetta ufficiale Ue, stabilisce nuove regole in materia di etichettatura degli alimenti trasformati e non. Tra questi dovrebbero esserci anche le conserve di tonno, ma non è ancora chiaro come ciascuna filiera alimentare si adatterà a tale normativa e si attendono i vari decreti attuativi. Se applicata a questo comparto, la nuova norma obbligherebbe le aziende a specificare almeno la provenienza del tonno utilizzato.
I punti oscuri. Secondo Greenpeace rispetto a due anni fa, quando l’associazione lanciò ha la campagna “Tonno in trappola” , la situazione non è molto migliorata. “Nulla ci viene detto sull’origine del tonno che è stato messo in scatola o su come è stato pescato – denuncia Greenpeace – molti consumatori non sanno che la pesca sconsiderata con i FAD, oggetti galleggianti che attirano gli esemplari giovani, sta distruggendo l’ecosistema marino e mettendo a rischio diverse specie marine, tra cui anche tartarughe e squali”.