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Chieffo: «L’unione dei comuni strada obbligata»

28.09.2011, Ottopagine (di Elisa Forte)

«Bagnoli Irpino ha un territorio particolarmente vasto, e immaginare di accorpare i servizi deve consentire anche la governabilità del territorio». Così il primo cittadino di Bagnoli Aniello Chieffo, che interviene a sostegno della tesi espressa dal sindaco di Lioni, Rodolfo Salzarulo, in merito all’Unione dei Comuni. Il comune altirpino è stato indicato, infatti, nella rosa delle amministrazioni comunali che potrebbero promuovere una gestione univoca delle sei funzioni fondamentali assegnate ai Municipi.

Sindaco, dunque, ritiene che la strada indicata dal suo collega di Lioni sia percorribile?
«Credo che l’Unione dei Comuni sia una strada obbligata e non c’è da inventare niente, non si può negare che la crisi finanziaria incombe e che i servizi vanno razionalizzati. Per disegnare un quadro operativo bisogna però scendere in particolari, per questo le fila del discorso sono state riprese».

Non più un segretario comunale per ogni campanile, ma uno che ne serva due, tre, quattro. Non più un servizio scolastico per ogni borgo, ma una sola scuola, magari con più succursali. Non più ognuno con la sua guardia comunale, ma un servizio di polizia municipale articolato su più comuni. Molti servizi però, dovranno essere modellati in base a specifiche peculiarità del territorio, e non sempre risulta facile la sintesi unitaria fra tutti i campanili…
«La gestione collettiva e territoriale prevede anche una collaborazione sul turismo, sui trasporti e sul sociale, per questo ritengo sia necessario rivedere il tutto su base provinciale e individuare le coordinate di riferimento».

Dunque, come si potrebbe gestire la funzionalità dei servizi all’interno di un comprensorio?
«Prendiamo ad esempio il caso di Bagnoli: il Comune ha un territorio enorme rispetto alle risorse umane disponibili deputate alla gestione, e sarà necessario tenerne conto al tavolo di concertazione con gli altri comuni limitrofi».

L’Unione dei Comuni, quindi, è una strada che è già stata tracciata in Alta Irpinia…
«Stiamo ragionando su come affrontare il percorso in linea di principio, non di scelta. L’associazione dei servizi è obbligatoria, al di là della lettura che ne fa la Lega, che serve agli scopi delle comunità sulle pendici delle montagne isolate. Qui da noi sarebbe una forzatura, perché le nostre comunità non sono situate a tremila metri d’altezza e costrette all’isolamento totale; noi siamo in grado di fare fronte comune e uscire dalla logica dei campanili. La segretaria comunale del Comune la dividiamo con un altro Municipio, che è quello di Castelgrande, un comune del potentino, ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto anche per la vigilanza».

La fuoriuscita dalla logica del campanile sarebbe possibile non solo in vista dell’associazione dei servizi municipali, ma anche per gettare le fondamenta di una politica programmatica territoriale, che consenta di seguire precise direttive di sviluppo…
«Ho l’impressione che sia solo una questione di testa, e che dobbiamo imparare a stare insieme, perché storicamente siamo stati abituati a stare da soli. In questo quadro è legittimo che ogni comune ha un suo obiettivo da portare avanti, ma credo che a questo punto non ci resta altro da fare».

Quale percorso state seguendo per concretizzare questo progetto istituzionale?
«Come territorio, l’unione annunciata è l’ultimo progetto presentato, e che affronteremo a breve, perché si tratta di una strada obbligata. Dovremmo avere invece, la capacità di anticipare le scelte ed evitare che ci vengano imposte d’imperio, per ridurre impatti spiacevoli o poco consoni al territorio e adeguare le nostre esigenze. Il primo passo verso questa direzione sarà sicuramente quello di eliminare le beghe».

                                                                                                       

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