29.08.2011, Articolo di Pasquale Sturchio

La “storiella” che sto per raccontare non è frutto di sola fantasia, pertanto, ogni riferimento a fatti, luoghi, tempi, situazioni, nomi, personaggi … è puramente casuale.

Anni fa, una giovanissima coppia del sud, dell’osso del sud (espressione molto illuminante della triste realtà meridionale coniata dall’economista prof. Manlio Rossi Doria, socialista) si trasferì al nord alla ricerca di un futuro migliore per i propri figli. Passano gli anni… Rocco, il terzogenito di  Carmela e Vincenzo, frequenta la quinta elementare in una scuola parificata.

Nonostante sia nato e cresciuto al nord (la famiglia però ritorna ogni anno, per le vacanze, al paese d’origine) non è ben integrato; il suo italiano ha un’ inflessione “sudicia”!!! viene così preso in giro dai compagni “nordici”. Non è molto bravo a scuola.

Un giorno la maestra assegna un tema a casa: “Descrivi attraverso un episodio il significato dell’avverbio contemporaneamente” .

Rocco chiede aiuto alla sorella Assunta, studentessa ginnasiale, che gli risponde: “come vedi sto studiando la matematica e ascoltando la mia  musica preferita, quindi, scrivi: “mia sorella studia il secondo teorema di Euclide  e contemporaneamente ascolta le canzoni di Eros Ramazzotti”.

Rocco non è convinto del significato contemporaneamente perché studiare la matematica è una cosa, ascoltare la musica è un’altra cosa. Si rivolge al fratello Salvatore, allievo di terza media che gli risponde, “come vedi sto studiando per il patentino  mentre ripasso l’inglese”, quindi scrivi: “mio fratello studia per conseguire il patentino e contemporaneamente studia l’inglese” (libro di testo “Play Boy!”).

Rocco non si convince e si rivolge alla mamma che sentenzia : “Sto preparando la cena e contemporaneamente  guardo la TV” .

Rocco ancora non è convinto e si rivolge al padre appena rientrato dal lavoro, molto stanco, e non vuol sentir parlare di scuola. Rocco comincia a piagnucolare. Il tema e stato svolto e teme la derisione dei compagni. Il papà, commosso, lo aiuta a condizione che sia lui a mettere nero su bianco. “Ti ricordi, quando eri piccolo, una domenica siamo andati al mare, ci siamo distesi sulla sabbia e ci siamo addormentati. Al risveglio non c’era più la mamma. L’abbiamo cercata dappertutto e finalmente tu l’hai trovata tra gli scogli, mentre il bagnino abbronzantissimo le praticava la respirazione bocca a bocca (Rocco ricorda un particolare: il culetto bianchissimo del bagnino!). Fu in quel preciso momento che con-tem-po-ra-ne-a-men-te io diventai un marito “cornuto”! e tu un figlio di zoccola!!!

Finalmente Rocco capisce il significato dell’avverbio contemporaneamente e tutto contento (!?!) scrive il suo tema. La storiella potrebbe finire qui ma continua.

Qualche giorno dopo la maestra legge in classe il compito di Rocco. I compagni si scatenano in un fragoroso applauso. Da allora Rocco è uno di loro. La storiella finisce qui ma mi resta un dubbio: Rocco è stato accettato dai compagni per aver ben illustrato il concetto dell’avverbio contemporaneamente oppure perché, come loro, è un figlio doc!?!!!.