Festività di Santa Nesta del 24 maggio 2010 – Le foto
Note storiche (a cura di Michelino Nigro)
Nel 1142 San Guglielmo da Vercelli, dopo aver fondato il monastero di Montevergine, con alcuni discepoli e con San Giovanni da Matera, dimorò per oltre un anno sull’altopiano Lacero , intenzionato a fondare un nuovo cenobio. Qui, mentre era assorto in preghiera , gli apparve il SS. SALVATORE, che gli comandò di recarsi la dove maggiormente urgeva la sua opera; nella valle dell’Ofanto, dove ancora imperversavano riti cristiani greco-scismatici “ NE STES IN LOCO ISTO “,non stare in questo luogo, questo gli comandò il Signore . San Guglielmo si recò nel territorio di Sant’Angelo dei Lombardi dove fondo il “ GOLETO”, un monastero di monache. Sull’altopiano Laceno, sul luogo dove era avvenuta l’apparizione e dove già vi erano i ruderi di un antico delubro pagano, i monaci di Montevergine edificarono una Cappella dedicata al SS. SALVATORE e un romitaggio. Sul Laceno esisteva però anche un’altra chiesa , fondata da Santo Amato e che Ambrogio Salvio aveva ricostruito, nel 1540, dedicandola alla Madonna della Neve. I pastori, alla Madonna della neve, loro protettrice, in questa chiesa ogni anno celebravano una festa e facevano la relativa processione . In seguito al terremoto del 1694 la chiesa crollò, e della festa della Madonna della Neve se ne perse anche il ricordo. Solo nel 1882 in occasione , di una terribile siccità che imperversò per tutta la primavera , i pastori allarmati per i pascoli inariditi, ripristinarono l’antica festa sul Laceno . Non essendoci altro luogo sacro essi fecero capo alla chiesa del Salvatore che , da allora. denominarono “SANTA NESTA” , parole allusive al comando che il Signore aveva impartito al Santo da Vercelli , e che erano incise sul frontone della chiesetta. Da allora , il lunedì successivo alle Pentecoste, ogni anno, la statua della Madonna Addolorata, viene portata in processione a Laceno , e qui nei pressi del Lago tra preghiere, canti e abbondanti libagioni tutta la popolazione si intrattiene in festa, facendo ritorno a sera , inebriati dall’aria e con il volto arrossato dal sole di montagna. Notevoli sono le frotte dei giovani partecipanti, che con la loro genuina baldanza conferiscono alla festa un clima di spensieratezza ed allegria..
Le foto 2010
(a cura della redazione)