Il giornalino “La Parrocchia” – Luglio 2011
06.07.2011, L’intervista alla restauratrice Margherita Gramaglia
In quest’uscita straordinaria dedicata all’Immacolata non poteva non mancare un’intervista a Margherita Gramaglia, restauratrice della statua e titolare della ditta Gramaglia e Prudente con sede presso l’ex palazzo vescovile di Nusco. Abbiamo così voluto raccogliere delle informazioni fondamentali attraverso alcune domande sul restauro della statua per portare a conoscenza di tutti il lavoro svolto nel lungo periodo di sosta della statua presso detta sede.
1-Potresti spiegarci brevemente il lavoro che hai svolto?
Sì, certo. Il restauro, come viene inteso oggi, è s0prattutto la ricerca di quello che è stato la statua nel passato. Per prima cosa quindi si effettuano i saggi di pulitura, proprio per vedere l’originale al di sotto degli strati di pittura e da quello, in seguito, si decide tutto quello che verrà dopo come restauro. Noi abbiamo fatto i saggi ed è stato tutto documentato e riportato alla luce tutto ciò che è stato possibile riportare. Ad esempio dalla pulitura del vestito è uscita una piccola traccia di quello che era in origine, ovvero una veste con tutta una serie di roselline, che poi è l’abito classico dell’Immacolata. Tuttavia trattandosi solo di un piccolo frammento si è preferito documentarlo e poi chiudere tutto, lasciando in superficie il vestito più noto ai Bagnolesi. E’ stato possibile riportare alla luce solo poche cose, ma per il resto si è deciso di rivestire tutto.
2-Sei in grado di stabilire, in base ai saggi di pulitura, i colori originari della statua?
Purtroppo non è possibile determinare con certezza assoluta i colori di partenza della scultura. Nel corso degli anni la statua è stata soggetta a numerosi restauri, e non è escluso che i primi restauratori abbiano grattato via tutto il colore sottostante. Ad ogni modo, sulla base dei saggi, possiamo dire che la manica della Vergine aveva una tonalità rosa, come pure il risvolto del manto era stato dipinto con un rosa tendente al viola. Vi era poi, come già detto, una serie di roselline molto caratteristiche. Decisamente particolare, inoltre, doveva essere il serpente: l”estremità della coda era molto colorata ma le varie tonalità tendevano ad unificarsi nella parte centrale, fino ad assumere una tendenza color panna. Un’altra cosa che vorrei sottolineare riguarda gli angeli: sono soltanto due quelli contemporanei alla statua dell’Immacolata, mentre gli altri sono stati aggiunti successivamente. E’ possibile riconoscere i due angioletti più antichi in base al volto, totalmente diverso rispetto al viso degli altri angeli, all’intaglio dei capelli ed al panneggio: solo i due angeli originari presentano dei drappi, dei quali uno era ricoperto di roselline e l’altro di foglie verdi. Le uniche “aree” della scultura che non sono state minimamente toccate dal restauro sono il volto della Vergine e le mani, poiché in questo modo si è voluto preservare l’aspetto più caratteristico agli occhi dei fedeli di oggi.
3- In quanto tempo sei riuscita a restaurare la statua dell’Immacolata?
Dunque, è cominciato tutto da circa un mesetto, ma credo che considerando i tempi tecnici e burocratici nel totale siano due mesi e mezzo.
4-Hai riscontato problemi durante l’esecuzione del restauro?
No, non particolari problemi, anzi è stata una statua che negli anni ha avuto una particolare attenzione da parte dei bagnolesi e quindi hanno sempre tenuto la massima cura preservandone il più possibile l’integrità. Comunque sono lavori che noi eseguiamo quotidianamente e sicuramente non è la prima volta.
5- Di tutti i restauri effettuati, quest’ultimo ti è risultato più impegnativo?
Diciamo che rientra nella norma dei restauri che facciamo sulle statue e quindi le fasi sono sempre le stesse, certamente cambia perché comunque, ci sono sempre delle sorprese diverse da una statua all’altra.
6- Quali sorprese ci sono state riguardo alla nostra Immacolata?
Qui, soprattutto la sfera che era fatta con questa specie di polvere d’argento, una cosa particolare e molto rara, abbiamo però preferito rimanerne soltanto un saggio di quello che era in origine poiché, non perfettamente integra. Si è voluto quindi, lasciare una testimonianza di quello che era in origine la statua; perlomeno di come era prima di essere stata messa sulla sfera, perché so che ci è stata messa successivamente.
Aniello Pallante
“La PARROCCHIA”, Anno VI, Numero 3, Luglio 2011 (674,80 KB)