Il ritorno di Bruce Chatwin
di Rosaria Patrone
Ciò che resta dell’ archivio di Bruce Chatwin, depositato presso la sezione “Manoscritti Moderni” della Bodleian Library, ben 41 scatole, per sua espressa volontà, potrà essere reso pubblico a partire da questo anno, il 2010. Le scatole numerate da 31 a 35 contengono gli ottantacinque taccuini (Moleskine), usati per i suoi appunti di viaggio, che vanno dal 1962 al 1988. La morte per AIDS nel 1989, a soli 49 anni, interruppe la carriera in piena ascesa di colui che Salman Rushdie (I Versi Satanici) ha definito l’ intelligenza più colta e brillante che avesse mai incontrato.Bruce Chatwin , ultimo nomade in un mondo sempre più ristretto, irruppe sulla scena letteraria nel 1977 con il suo primo successo, IN PATAGONIA, che cambiò radicalmente la concezione del racconto di viaggi. I libri che seguirono, da Il vicerè di Ouidah a Utz, confermarono la sua statura di scrittore capace di reinventarsi continuamente come cantastorie dei generi più svariati.
Ma quanti di noi che avremmo desiderato viaggiare con lui attraverso il Sudamerica o l’ Africa o l’ Australia possono dire di conoscere realmente chi sia Chatwin, con il suo orrore del domicilio, la sua inquieta erranza, la sua disperata volontà di vivere?
Perché, nella sua breve agitata esistenza, egli incarnò tante figure, dal giornalista all’ esploratore, dall’ archeologo ed esperto d’ arte allo scrittore?
Sposato da ventitrè anni, conduceva una intensa vita omosessuale; socialista, amava frequentare la gente ricca e famosa; simpatico e socievole, era soprattutto un solitario che amava esplorare i limiti della sua estrema solitudine; ma soprattutto gli piacevano immensamente le storie da raccontare: sugli amici, sulla gente che incontrava nei suoi avventurosi viaggi, su se stesso.
La sua è stata una delle figure più carismatiche, inquietanti e affascinanti del nostro tempo. Tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto in modo clamoroso, e questo provoca per forza una reazione.
Nicholas Shakespeare, che ne ha curato la biografia ha scritto: “ E’ morto giovane, ma non così giovane come credono in molti. A diciotto anni, era vissuto più di quanto fossero in gran parte vissuti coloro che avevano esercitato un influsso su di lui : Robert Luis Stevenson, T. E. Lawrence, Anton Cecov, Robert Byron, Arthur Rimbaud. Se fosse vissuto più a lungo forse sarebbe assomigliato alla descrizione che Chatwin stesso fece di Klaus Kinski nel ruolo del vicerè di Ouidah: “ Un adolescente di sessant’ anni tutto in bianco, con una criniera di capelli gialli. “
La strada scelta da Bruce, sulle orme degli antichi favolisti seduti accanto al fuoco comune, può sembrare superata ma c’è un che di chiaroveggente nel suo affermare che tutto si tiene. Nelle sue storie più belle ci concede di viaggiare liberamente. Ci fa conoscere popoli e testi che altrimenti non avremmo mai scoperto. Ci presenta un mondo più ordinato, più semplice, più emozionante: un luogo da indagare, aperto a tutti. La sua visione è al tempo stesso aristocratica e populista. Di certo avventurosa. Per certi versi Chatwin era uno snob, ma non un arrampicatore. Voleva partecipare, conoscere tutto, era un appassionato della vita.
Di Bruce Chatwin si può quasi dire tutto e il contrario di tutto , e sarà sempre vero! Mentre la sua opera è trasparente, agile e ingannevolmente chiara, la sua vita è stata deliberatamente opaca. Si arriva alla fine di un suo libro senza sapere nulla di lui. La sua notorietà come narratore di viaggi e come continuatore della grande tradizione anglosassone di letteratura di esplorazione non deve oscurare il fatto che Chatwin fosse anche un eminente e appassionato studioso. Ne diede prova in uno dei suoi viaggi in Afghanistan , al museo di Kabul, ove vide il tesoro di Fullol, in pezzi e ne comprese il valore straordinario.
Chatwin è tornato? In 41 scatole qualcosa ancora da pubblicare ci sarà di sicuro.
Aspettate con me!
Articolo, Il ritorno di Bruce Chatwin, Rosaria Patrone, 11.05.2010
Un bel ricordo. Un articolo interessante che stimolerà ancor di più la nostra curiosità. Un PERSONAGGIO da “approfondire”.