La rapina al Sud: non solo scuola
06.12.2017, Articolo di Luciano Arciuolo (da Il Quotidiano del Sud)
Il Meridione d’Italia riceve dallo Stato meno fondi del Nord. La cosa riguarda non solo la Scuola e l’Università, delle quali abbiamo già raccontato, ma è generalizzata.
E’ chiamato metodo Calderoli, dal nome del Ministro leghista che, a cavallo tra il 2010 ed il 2011, ha messo su un meccanismo infernale per fare dell’Italia una specie di Robin Hood alla rovescia (Roberto Calderoli, medico chirurgo nato a Bergamo nel 1956, che, ci ricorda Wikipedia, nel 1998 ha sposato in prime nozze la sceneggiatrice Sabina Negri con rito celtico …).
Per ciò che riguarda la Sanità, ad esempio, i fondi sono ripartiti tra le varie Regioni in ragione della presenza di anziani, in modo tale che laddove, come in Campania, la vita media è più bassa (perché si muore prima …) arrivano meno fondi ministeriali. Ad esempio il Piemonte riceve 1.800 euro circa per abitante, la Campania ne riceve solo 1.700, con il risultato che alla nostra regione mancano 300 milioni, rispetto a quanto dovrebbe ricevere in condizioni di riparto normale delle risorse.
Si dirà: ma è solo un caso.
Non è così.
Per il finanziamento dei servizi comunali di istruzione, ad esempio, il riparto è fatto in base alla cosiddetta spesa storica. Quindi i Comuni del Nord, dove i vari servizi (mensa, trasporto scolastico ecc.) sono da sempre migliori, ricevono più soldi dei Comuni del Sud. Un’altra coincidenza?
Per fare la manutenzione delle strade provinciali e comunali i fondi sono stanziati non in base al bisogno (cioè dove le strade stesse sono in condizioni peggiori), ma in base al numero di occupati in quel territorio. Indovinate dove ci sono più occupati? Il risultato è che la provincia di Milano riceve, in media, 34 mila euro per km di strada, mentre quella di Napoli arriva a malapena a 9 mila.
La grande Agatha Christie diceva che un indizio è un indizio, due indizi fanno una coincidenza, tre indizi fanno un prova.
Ma l’elenco potrebbe continuare. Con i trasporti urbani, ad esempio. O con gli asili nido, come abbiamo già ricordato. Con le Università, per le quali i trasferimenti ordinari sono calcolati in base al numero degli studenti in corso (al Sud la percentuale degli studenti fuori corso è decisamente più alta) o i partecipanti al programma Erasmus o la quantità dei fondi privati ricevuti, mentre i fondi perequativi (ma perequativi di che?) sono distribuiti in base alla valutazione degli atenei.
Insomma, il Sud è indietro e deve restare tale.
Perché naturalmente anche la spesa complessiva dello Stato per ogni cittadino è, ad esempio, come risultato finale delle considerazioni precedenti, di 19.000 euro in Lombardia, di 15.000 euro in Veneto, di 13.000 euro in Puglia e di appena 12.000 in Campania.
Un padre di famiglia ha due figli, uno occupato e uno senza lavoro o magari con un lavoro precario. A chi dà la paghetta il papà? In Italia lo Stato la dà a quello che lavora.
Questi criteri di ripartizione, come detto, sono stati concepiti da un governo a trazione leghista, l’ultimo di Berlusconi, che dovette dimettersi perché lo “spread” era arrivato a 584, cioè gli interessi sul debito pubblico italiano erano vicini al 7% (un complotto internazionale, ha detto più volte Brunetta). Era il Novembre 2011.
Siamo nel Novembre 2017, quei criteri, nonostante le tante promesse dei governi-Pinocchio successivi, sono ancora lì.
E’ difficile credere che il prossimo esecutivo, probabilmente anch’esso a trazione leghista, possa porre rimedio ad una situazione che ha degli aspetti ridicoli, anzi tragicomici. Che, però, continuano a causare conseguenze disastrose per l’economia e per lo stesso tessuto sociale del Mezzogiorno.