Intervista a Ermenegildo Parenti, autore del libro “Florete Flores”
05.12.2017, A cura di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2017, Anno XI, n.5)
“Florete Flores”, un invito a recuperare il passato.
Gildo Parenti ci racconta la sua nuova indagine storica condotta insieme a suo nonno il Prof. Giuseppe Dell’Angelo sui riti e le tradizioni bagnolesi, raccolta nel nuovo libro Florete Flores , riti e tradizioni a Bagnoli Irpino (Delta 3 Edizioni € 5.00). Un libro in cui la parola chiave è il termine “tradizione”. Per gli autori è fondamentale rimettere le tradizioni bagnolesi al centro della vita comunitaria. L’auspicio è quello di risvegliare la comunità bagnolese a recuperare il passato, perché come conclude l’autore, in questa interessante intervista “Non possiamo lasciar morire, né socialmente né storicamente il nostro paese, è tutto connesso: la storia è troppo importante per metterla da parte”.
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A distanza di sei anni dall’uscita di “Bagnoli Irpino e le sue radici cristiani”, ecco “Florete Flores” una nuova ricerca storica sui riti e le tradizioni bagnolesi. Come è nata l’idea di questo secondo libro?
Il 2011 è stato un anno molto importante per me. Poco prima che venisse pubblicato “Bagnoli Irpino e le sue radici cristiane” mi sono trasferito in Alto Adige per motivi di lavoro. Ho cambiato vita. In quel periodo non avrei mai immaginato di scrivere un nuovo libro sul mio paese d’origine…e non lo immaginavo nemmeno lo scorso anno, quando mio nonno mi ha proposto di sviluppare una ricerca storica sulle tradizioni di Bagnoli. Quindi l’idea va “addebitata” esclusivamente a lui. Io ho avuto il merito di prendere a cuore questa ricerca, di appassionarmi ad essa, di coglierne l’importanza.
Parlaci un po’ di questa tua ultima opera letteraria.
Ci tengo a sottolineare la cosa più importante. La parola chiave di questo libretto è “tradizione”. Il termine deriva dal latino e indica l’atto di trasmettere qualcosa: un insegnamento, una memoria…tutta una serie di elementi che poi vengono pian piano a plasmare i caratteri distintivi di un popolo. Purtroppo l’uomo contemporaneo vive di alterazioni o addirittura della perdita delle proprie forme tradizionali. E con la scomparsa delle tradizioni viene meno anche la nostra identità. È fondamentale rimettere le tradizioni al centro della vita comunitaria: come credo religioso o come rito laico, fa poca differenza. È necessario, però, sentirle di nuovo nostre, parte di noi e della nostra storia, e saperle trasmettere a chi non le conosce. Perciò spero che questo libro venga usato anche a scuola e possa essere letto ai ragazzi e con i ragazzi. Per lo stesso motivo abbiamo scelto come titolo la formula biblica florete flores, intesa in senso laico come invito a risvegliarsi e recuperare il passato.
Sia “Bagnoli Irpino e le sue radici cristiani” che “Florete Flores” hanno un unico filo conduttore: la memoria storica di tuo nonno, il maestro Giuseppe Dell’Angelo coautore di entrambi i libri e una ricerca storica lunga e scrupolosa. Raccontaci un po’ la progettazione del libro, come l’hai strutturato, quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
La fase di stesura è durata il tempo di un’estate: due mesi circa. La progettazione, invece, è stata la parte più delicata, quella che mi è costata più fatica. La verità è che inizialmente mi sentivo abbastanza scettico per via dei materiali a disposizione. Non volevo che il libro risultasse una ripetizione di notizie già sviluppate in passato. Poi, nel corso della ricerca, mi sono reso conto che c’erano ancora molti episodi poco noti che meritavano di essere riscoperti e trasmessi. E mi sono accorto con vergogna che il primo ignorante sulle tradizioni bagnolesi ero io, soprattutto sui documenti storici. Ignoravo, infatti, l’esistenza di un testo del 1716 in cui si parla della Sacra Spina di Bagnoli e non sapevo che per tale reliquia era stato istituito nel 1663 un pubblico processo presso la Corte Vescovile di Nusco con tanto di esami ufficiali. Non ero a conoscenza dell’esistenza di un’altra reliquia, una piccola parte del braccio di San Domenico, per la quale si indisse un altro autentico processo nel 1674, in presenza di medici e studiosi. E ancora: cos’è la “Capisciola” di Sant’Onorio? Quale evento specifico ha determinato la nascita della processione di “Santanesta”? Cosa si intende con le parole “Visciola” e “Formichella”? Come è sorta esattamente la tradizione della “Vacca di fuoco”?
Partendo da questi e altri interrogativi, sono nate le quattro sezioni del libro (la Sacra Spina, Santanesta, la Vacca di fuoco, la Capisciola di Sant’Onorio) che diramandosi sono andate ad approfondire aspetti sociali, politici, religiosi e culturali delle tradizioni bagnolesi.
In questa nuova indagine tratti diversi temi. C’è un capitolo o un argomento del libro che ti ha particolarmente coinvolto o a cui tieni particolarmente?
Sono particolarmente legato al capitolo sulla Sacra Spina e ai riti che in passato erano legati a questa reliquia. Tante persone non li conoscono. Basti pensare che, fino alla metà del Novecento, la Sacra Spina veniva esposta al pubblico durante i periodi di siccità e carestia. La scorsa estate è stata particolarmente secca: ecco, esporre la Spina in situazioni simili costituirebbe un recupero delle nostre tradizioni e, per i credenti, un momento di “comunione” nella preghiera.
Ci tengo tantissimo, poi, agli approfondimenti sulla reliquia di San Domenico e sulla figura di Ambrogio Salvio. Ho profuso molte energie per reperire ed analizzare le informazioni. Sono stato a Napoli diverse volte, tra chiese e biblioteche. La mia famiglia, mia madre in particolare, ha avuto molta pazienza con me la scorsa estate: praticamente ho coinvolto tutti, direttamente o indirettamente, nelle ricerche e nei viaggi.
Come nasce la tua passione per la storia locale?
Ho sempre amato la Storia in generale, soprattutto quella più antica. Da piccolo mi entusiasmavano i Greci, gli Egizi e le civiltà della Mesopotamia. L’interesse per la storia locale è sbocciato in modo naturale: una passione nasce in modo spontaneo perché ce l’hai già dentro di te. Poi certamente i racconti di mio nonno hanno saputo aprire un varco…
Ci sono secondo te dei temi della storia di Bagnoli non ancora sviluppati e su cui occorre continuare a indagare?
Sarò ripetitivo, ma penso che debba essere svolta un’indagine completa su Ambrogio Salvio, una ricerca sugli anni giovanili e sul periodo trascorso in Puglia come vescovo di Nardò, mirata soprattutto a metterne in luce l’animo oscillante tra fragilità umana e risolutezza di servitore di Dio.
Il brigantaggio a Bagnoli è un tema molto affascinante che finora è stato sviluppato solo sommariamente. Sarebbe importante interrogare le varie fonti a disposizione e sistemare tutte le informazioni in un testo definitivo.
Infine, ci sono ancora diversi punti oscuri sulla storia della nostra Collegiata e sul convento di San Domenico. In quest’ottica, sarebbe interessante catalogare i tanti documenti storico-religiosi custoditi nell’archivio della Chiesa Madre di Bagnoli, un’operazione che necessita tempo e pazienza, ma che potrebbe portare al reperimento di notizie significative sul nostro passato.
Questo tuo impegno nel raccontare cosa è accaduto nel passato non può portare al rischio di restare ancorati ad una visione verso i tempi che furono e non riuscire ad andare avanti?
Qualcuno ha scritto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Sicuramente la conoscenza del passato è fondamentale per comprendere il presente e iniziare ad intravvedere il futuro. Questa, che sembra una frase fatta, è una grande verità su cui sono stati versati fiumi di inchiostro nel corso dei secoli. Eppure, sebbene la storia sia considerata indispensabile, è triste vedere che gli uomini non imparano nulla da essa. Anzi, come dice lo scrittore inglese Huxley, «il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna». Ho già parlato dei benefici che il recupero delle tradizioni porterebbe alla nostra comunità. Spero non sia stato un lavoro vano.
Cosa dobbiamo aspettarci in futuro? Hai nuovi progetti in vista?
Poco fa ho elencato alcune tematiche interessanti ma sono solo idee, non ho nulla in cantiere per il momento. Mi auguro che si continui a indagare sul nostro passato, sulla nostra identità, e non è necessario che lo faccia io, dovrebbe essere tutta la comunità ad interessarsene. Non possiamo lasciar morire, né socialmente né storicamente il nostro paese, è tutto connesso: la storia è troppo importante per metterla da parte.