La scuola in mezzo alla tempesta
30.10.2017, Articolo di Luciano Arciuolo, Dirigente Scolastico (da Il Quotidiano del Sud)
Prendo spunto dal documento che segue per chiarire, ancora meglio che in passato, alcuni aspetti centrali della crisi della Scuola nel nostro paese.
Il documento, redatto a cura del Coordinamento degli Studenti di Scienze della Formazione Primaria, mette in evidenza, infatti, due punti fortemente critici delle politiche scolastiche degli ultimi decenni.
Il primo è la incredibile confusione normativa in un settore, come quello dell’istruzione e della formazione dei cittadini di domani, che è cruciale per il futuro dell’Italia. La babele di riforme, di controriforme, di circolari, decreti ministeriali, contratti collettivi, contratti integrativi ha prodotto una confusione con la quale, ovviamente, vanno a nozze gli avvocati. Il risultato è che, spesso, le politiche scolastiche le fanno i vari TAR e il Consiglio di Stato, aggiungendo confusione a confusione e lasciando sospesi per anni i destini di persone che aspirano, in un modo o nell’altro, a lavorare nella Scuola. Ne abbiamo già parlato. La soluzione non può che essere un provvedimento legislativo che unifichi, armonizzi e, soprattutto, chiarifichi tutte le norme sul mondo dell’istruzione che si sono succedute negli ultimi anni, spesso contraddicendosi le une con le altre. Non solo: sarebbe opportuno che questo provvedimento legislativo venga sottoposto al parere preventivo del Consiglio di Stato, in modo da evitare la solita corsa alla sentenza favorevole dei TAR.
Il secondo punto critico è la selezione dei docenti. La legge 107/2015, con il suo piano straordinario di assunzioni, ha spalancato le porte della Scuola a persone che mai avevano avuto a che fare con essa. Producendo anzitutto non un innalzamento ma un abbassamento del livello di formazione dei docenti e, in secondo luogo, una svalutazione degli studi specialistici di tanti giovani che, pur essendo i più qualificati in quanto formati, o in formazione, al massimo livello, rischiano di restare per anni e anni fuori del mondo scolastico. Insomma: dentro i non formati e fuori i super specializzati.
Complimenti, verrebbe da dire.
In questo modo la scuola italiana si è caricata addosso un fardello del quale non potrà comunque liberarsi in tempi brevi, ipotecando così non solo il futuro degli aspiranti maestri e professori, ma anche di ignari e sempre meno entusiasti studenti.
La scuola ha bisogno di docenti non solo preparati, ma che hanno fatto un percorso formativo finalizzato all’insegnamento. E questi docenti hanno bisogno di essere lasciati in pace a fare il loro lavoro; hanno bisogno di strumenti legislativi chiari e non di stalking burocratico; hanno bisogno di classi meno numerose, nelle quali dedicarsi con la dovuta passione al lavoro che hanno scelto di fare.
Leggere il documento degli studenti di Scienze della Formazione, per tutte queste ragioni, è senz’altro esercizio utile per chi lavora nel mondo dell’istruzione.
Lo sarebbe anche per chi pretende di legiferare su di esso.
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