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Disoccupazione giovanile, la malattia italiana

26.04.2017, Articolo di Gianluca Cella (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2017, Anno XI, n.2)

gianluca-cellaCon l’avvento dell’Euro si prospettava un roseo futuro per l’Italia entrata nell’unione europea. Il tasso di disoccupazione era all’epoca del 9,1% e il dato sembrava diminuire drasticamente a partire dal 2002 e fino al 2007. Dopo l’arrivo dell’euro ci furono circa 5 anni di benessere per il nostro paese. Ma nel 2008 avvenne qualcosa che portò la disoccupazione a crescere nuovamente e in modo esponenziale. Attualmente il tasso di disoccupazione è pari al 12,2 % (quella giovanile oltre il 40%). Come è stato possibile tutto ciò?

Le risposte sono tante e lo stesso le cause. Ma ce ne sono alcune che invece ne sono una causa diretta e indiretta da non sottovalutare. La prima è stata la crisi finanziaria del biennio 20007/2008, definita la “Grande Recessione” che ha colpito l’europa in conseguenza di uno stato di crisi nato negli Stati Uniti nel 2004 per problemi legati al mercato immobiliare. Crisi che poi si è sparsa in tutto il mondo tranne che in Cina e India. I principali fattori di crisi furono le materie prime come il petrolio e i prodotti alimentari. Considerata da molti la crisi economica peggiore mai verificatasi, seconda solo alla “Grande Depressione” di inizio XX° Secolo.

Questa crisi è durata circa 6 anni e ovviamente ha causato un aumento della disoccupazione mondiale. Ma quella Italiana aveva qualcosa di diverso. La maggiorparte dei disoccupati risiedeva, e risiede tuttora, nel meridione. Il cosiddetto “Mezzogiorno”. Perchè tale diversità? Semplicemente perchè in Italia c’è da sempre stato questo dualismo tra Nord e Sud. Il Nord definito da loro stessi più industrializzato, mentre il Sud definito (sempre da quelli del Nord) come più arretrato. Una condizione che non è cambiata perchè non lo si è mai voluto fare.

Oltre alla crisi economica un altro fattore ha contribuito alla disoccupazione crescente, ed è stato il cattivo controllo della conversione Lira/Euro. All’epoca dell’arrivo dell’euro in Italia, negli uffici postali con un versamento di qualche decina di mila lire, si prendeva una busta contenente delle monete in valuta Euro di pari valore. Nel tempo i prezzi in Lire furono convertiti in Euro. 1000 lire equivalse a 0,52 Centesimi di Euro, 10000 lire equivalse a 5,20€ e così via discorrendo. Ma in poco tempo le cose cambiarono e quello che era una volta 1000 lire divenne 1€ e 10000 lire divenne 10€. Il tasso di conversione aumentò del doppio. L’unico a non subire lo stesso destino fu il salario dei lavoratori che, ad esempio, da 2 Milioni di lire passò a 1000€. All’epoca come ora c’erano le trattenute ma non erano pari ad oggi. Si trattava di poche centinaia di mila lire, mentre oggi solo di trattenute si arriva quasi a metà dello stipendio. Un operaio che prende in busta paga 1300€, si vede una detrazione che va da 400 a 600€. Metà dello stipendio il più delle volte.

Questa cattiva gestione della conversione ha impoverito il popolo che nel corso degli anni ha visto diminuire le possibilità di avere del denaro in più per poterne godere in termini di qualche periodo di riposo o togliersi uno sfizio. Gli unici a beneficiare di questo errato controllo sono stati i già cosiddetti “ricchi”, coloro che già con la lira avevano un tenore di vita molto alto per ciò che facevano lavorativamente. Gli imprenditori, i medici, i banchieri e la classe politica sono tra quelli che hanno beneficiato maggiormente dell’euro. Gli imprenditori pagando la classe operaia la metà del prezzo salariale originario, si sono arricchiti. I medici hanno convertito le 100 mila lire in 100€ per il pagamento delle visite, quindi guadagnando il doppio. I banchieri hanno beneficiato di tassi di interesse doppi, mentre i politici si sono arricchiti con i Vitalizi e gli stipendi stellari che prima erano comunque alti, ma che con l’euro sono raddoppiati.

Crisi ed euro sono state le principali cause della disoccupazione Italiana giovanile. Ma un altro fattore ha contribuito a peggiorare le cose…l’immigrazione. Il fenomeno migratorio è iniziato in modo incontrollato nel 2009, un anno dopo la crisi con l’arrivo di sempre più migranti ritenuti profughi di guerra. L’italia ha istituito un accordo con la Libia inizialmente e poi con la Siria. I cosiddetti profughi che sbarcavano in Italia per lo più provenivano dalla Nigeria e da zone Subsahariane, quindi non sono definibili profughi di guerra. Inoltre nessuno di loro ha un documento identificativo, questo rende molto lungo il processo di identificazione dello stato di profugo o di clandestino. Il tutto ha portato ad una permanenza di tali individui per diversi mesi, addirittura anni, in centri di accoglienza ad esclusiva spesa dello stato. Inizialmente la spesa si aggirava intorno a 1,2 Miliardi di Euro, ma oggi nel 2017 la spesa è arrivata a circa 4,4 Miliardi di Euro. Tali costi sono legati alle spese di salvataggio e di accoglienza. L’unione europea però non ha dato alcun reale aiuto economico all’italia a gestire l’accoglienza, visto che circa il 60% del totale dei migranti risiede in Italia, mentre il restante 40% è diviso tra i membri dell’unione. Infatti l’europa ha dato come contributo economico all’Italia sempre meno con il passare del tempo. Il massimo aiuto è stato di circa 250 milioni di euro. Nulla in confronto alla spesa affrontata dall’Italia. Ma da dove arrivano tutti questi soldi? Semplice…dal popolo italiano.

Negli ultimi 10 anni le tasse sono aumentate sempre di più ed in ogni campo, inoltre sono stati tolti fondi a settori vitali come la sanità e la sicurezza. Le piccole e le medie imprese venivano, e vengono ancora oggi, tassate sempre di più costringendole al fallimento. Tutto ciò ha fatto sì che molti lavoratori hanno perso il lavoro, di cui un gran numero con ancora davanti a sè anni di mutuo da pagare portando alla crisi di molte banche. Alcune sono chiuse portando alla perdita dei guadagni di una vita di lavoro.

Ad aggravare la situazione anche il Terremoto del centro Italia che ha portato a spese economiche di un certo rilievo. Con il fenomeno dell’immigrazione clandestina, l’Italia ha dimostrato di non essere in grado di gestire la sua economia. Il debito pubblico è ai massimi storici e la errata accoglienza sta creando disagi agli italiani che ovviamente si vedono abbandonati, soprattutto quando vedono che il loro governo, offre tutto ad uno straniero clandestino mentre toglie agli italiani quel poco che possiedono.

Oggi la disoccupazione è un problema che è sentito soprattutto al Sud. Quei pochi giovani che ne hanno la possibilità, trovano lavoro all’estero, ma per chi rimane resta quel senso di vuoto e di fallimento che non lascia speranza per un futuro. Molti giovani hanno da tempo rinunciato a trovare un occupazione e nemmeno la cercano più. Cosa comprensibile quando per anni si fa di tutto per trovare lavoro e ci si trova sempre con tutte le porte chiuse in faccia. In italia il tasso di mortalità è cresciuto, anche per l’enorme numero di suicidi tra giovani degli ultimi anni. Il tasso di nascita invece è diminuito drasticamente, visto che oggi è difficile trovare lavoro per sostenere una famiglia. Moltissimi giovani desiderano avere una famiglia, dei figli e una casa, ma nelle condizioni attuali per parecchi resta solo un sogno irrealizzabile.

Anche in Irpinia la disoccupazione si fa sentire, soprattutto nei paesi dell’entroterra. Nel nostro paese, Bagnoli Irpino, si vive da anni in uno stato di crisi crescente. Il cinipide da oltre 10 anni ha messo alla dura prova il raccolto delle castagne, che è parte della nostra economia. Molti giovani lavoravano nella cura e raccolta di questo frutto ed ogni anno sono sempre di più quelli che non possono più svolgere tale attività. Oltre a non riuscire a trovare lavoro stabile, anche il lavoro saltuario che gli necessitava per tirare avanti alla giornata è venuto a mancare. Le nascite a Bagnoli sono calate drasticamente al punto tale che il presidente delle scuole Luciano Arciuolo ha proposto l’apertura di uno SPRAR, che però non ha visto consensi. Una tale proposta, per quanto nobile e valida sia, è una soluzione temporanea che non risolve in ogni caso il problema. La soluzione sarebbe di creare nuovi posti di lavoro invece di toglierli. Tale soluzione gioverebbe all’intera Nazione, aumentando le nascite e facendo circolare la moneta.

Si è perso il lume della ragione se si pensa che tagliando a destra e a manca, aumenti il reddito pubblico nazionale. La disoccupazione è come un cancro che cresce e distrugge tutto. L’Italia si sta perdendo nell’ipocrisia di chi crede ancora oggi che il problema non sia legato all’Euro e al suo errato utilizzo. Non resta che sperare in un cambiamento in questo 2017 che possa riportare l’Italia ad essere una Nazione al pari della Germania o dell’Inghilterra. In caso contrario, ci ritroveremo ad essere una Nazione senza giovani.

                                                                                                       

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