Migranti: l’appello di Luciano Arciuolo a Papa Francesco
07.03.2017, Lettera Aperta a Sua Santità Papa Francesco e p. c. a S. E. Mons. Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-
Caro Papa Francesco, mi chiamo Luciano Arciuolo, ho 57 anni e vivo a Bagnoli Irpino, un paesino della provincia di Avellino. Sono il Dirigente Scolastico delle Scuole di Bagnoli Irpino, Nusco e Castelfranci. Da anni assisto allo spopolamento dei nostri paesini e vedo le nostre scuole ospitare sempre meno alunni. Da qualche tempo, inoltre, guardo con commozione e partecipazione le immagini dei poveri cristi che, ogni giorno, sbarcano sulle coste dell’Italia o della Grecia. A volte, non riuscendo a sopportare quei filmati, sono costretto a cambiare canale o ad allontanarmi.
Qualche settimana fa ho avuto un’ idea: perché non ripopolare le nostre scuole e i nostri paesi ospitando questi fratelli, che arrivano da noi con occhi pieni di speranza ma anche di paura? Allora ho scritto ai Sindaci dei tre comuni in cui ricadono le mie scuole, proponendo loro di dare la disponibilità ad accogliere queste persone: avremmo ripopolato scuole e paesi e, oltretutto, avremmo creato posti di lavoro per i nostri giovani, disoccupati e disperati.
Mi hanno risposto di no, tutti e tre. Hanno consultato la loro gente e hanno risposto di no.
E’ triste, ma devi sapere, caro Papa Francesco, che la gente consultata dai tre sindaci è composta in gran parte da persone (tu le chiameresti “sepolcri imbiancati”) che, la domenica mattina, si imbellettano e vanno in Chiesa, ad ascoltare la parola del Signore (troppe Chiese, ormai, sono aperte solo per loro, nonostante le Tue esortazioni). Non solo: quando a Giugno c’è la processione dell’Immacolata, queste persone sono tutte là, in fila. La statua, poverina, dà loro le spalle, non le vede e perciò sta ferma. Perché, evidentemente, se le vedesse scapperebbe a gambe levate, pur di liberarsi della loro compagnia …
Io, lo ammetto, vado raramente a messa. Preferisco seguirla a casa, in TV. Ascolto, così, anche la Tua parola. Non vado a messa. Però non ho mai tradito la mia famiglia; ho accudito mia madre paralitica per trent’anni; non devo niente a nessuno; ho adottato a distanza due bambini e una famiglia di profughi. Ma non vado a messa e quindi non sono un santo. Da buon post-comunista, anzi, sono addirittura in odore di scomunica. Eppure sento forte il dovere di ascoltarTi.
Ma quelli che frequentano così spesso la casa del Signore e che dovrebbero seguire i Tuoi insegnamenti, come fanno a dire di no a questa gente disperata? E a continuare a dire di no, anche quando è stato loro proposto di accogliere solo otto (otto!) bambini e minori non accompagnati?
Mi aspetto da Te, caro Papa Francesco, una parola capace di smuovere le coscienze, almeno di quelli che si dicono cattolici e praticanti.
Con grande stima, ammirazione e affetto.
07.03.2017, F. to Luciano Arciuolo
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