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La pura utopia dell’accoglienza

01.03.2017, La testimonianza contraria all’accoglienza (di Nello Molinaro)

migranti-respingimenti-filo-spinatoDa giorni non si parla che dell’accoglienza di emigranti, la si propaganda con il progetto SPRAR e le sue sovvenzioni statali concesse ai comuni che fanno richiesta di accoglienza. Qualcuno è convinto che applicando questa modalità di accoglienza, si tampona lo spopolamento dei paesi dell’alta Irpinia, non comprendendo che le idee che si propongono non sono altro che pura utopia nell’applicarle ed inserirle nel contesto delle nostre zone, convinti e ritenerlo di farlo attuare da parte di amministratori conoscitori solo del presente ed attratti dall’elargizione di denaro pubblico, senza comprendere che cosi facendo non si fa altro che incrementare la disoccupazione già presente.

Si agisce senza guardare intorno nel constatare lo stato della comunità in cui si vive, gli è sfuggente la conoscenza della mancanza di lavoro e del degrado economico in cui sono precipitate le comunità dell’alta Irpinia che da anni si stanno spopolando di nostri giovani in cerca di lavoro in altri lidi lontani. Una situazione da tamponare e fermare con lo studio di forme e modalità di come creare lavoro ed occupazione, invece non si fa altro che rincorrere soluzioni illusorie proposte come il progetto Sprar, lo si fa con un leggerezza sconcertante senza tener conto non solo del presente ma anche del futuro.  

Di questo si parla in questi giorni a Bagnoli, e qualcuno tenta di incanalare le posizioni della gente sulle proprie, quel qualcuno che fin ad oggi non si è espresso con suoi interventi sulla questione Irpina lasciata dallo Stato al proprio destino, che ha generato di conseguenza la riduzione degli iscritti anche nelle scuole che si dirige.

Non si critica l’idea ma il modo ed il contesto in cui la vuole far primeggiare, inserendola in un territorio economicamente franoso in cui non vi è spazio alcuno per accoglierla.  Si pensi piuttosto a combattere ed opporsi all’abbandono da parte dello Stato delle zone interne degli Appennini aggravata anche dalla chiusura di organi amministrativi come tribunali, uffici statali e ospedali, ci si deve imporre non solo di ripristinarli ma anche con il richiedere diverse modalità dell’esercizio di impresa e favorire gli investimenti privati con la creazione di zone franche, in modo di incrementare il livello occupazionale dei giovani e farli rimanere in loco e creare famiglie con figli qui e non altrove, si studi il modo di come creare altra occupazione prima con l’assorbimento della nostra gente e solo dopo si può pensare ad altro.

Al momento, e penso che per anni,  tali progetti per la nostra zona sono solo illusori ed inattuabili perché si rivelerebbero creatori di altri disoccupati “immigrati” da sostenere. E’ come aggiungere disastri su disastri, ed è questo da tener in primis presente, perché quando si propaganda una determinata questione bisogna esaminare tutti gli elementi che la compongono, ed il  farlo con coerenza e saggezza si rileverebbe che tale progetto a Bagnoli come nell’alta Irpina è irrealizzabile perché manca la base su cui poggiarlo ed inserirlo dovuto al momento economico sfavorevole con la disoccupazione  che sta superando ogni limite di accettazione, e non è solo dei giovani ma di tutte le età lavorative, una situazione catastrofica che si è aggravata in questi ultimi anni con la crisi del turismo, la perdita dei finanziamenti di trenta miliardi delle vecchie lire “questione seggiovie, e la crisi castagnicola etc.

Con questo chiaro di luna si scelgono strade inattuabili, criticabili ed inaccettabili in toto. Cosa si racconta ai nostri giovani che con le lacrime agli occhi hanno lasciato la loro terra nativa in cerca di lavoro,  dove hanno trovato uno Stato e le istituzioni assenti  alle  loro esigenze, che al contrario è divenuto elargitore di denaro per l’accoglienza di emigrati. Cosa si racconta a quelle famiglie italiane e del nostro territorio senza casa e senza reddito che non arrivano a fine mese, che si troveranno a confronto di emigranti accolti, con vitto ed alloggio gratuito e non solo.

Fare l’accoglienza come propagandato non si fa altro che scatenare una guerra tra poveri. Quello che è grave in questa discussione e che è portata avanti con convinzione da chi pensa di compensare la perdita di alunni delle scuole che si dirige con i profughi. E’ sconcertante assistere a tale risoluzione pubblicizzata da un Dirigente scolastico,  che non si è domandato mai il perché non solo a Bagnoli e dintorni vi è lo spopolamento, anche scolastico, eppure dovrebbe comprendere che quando manca il reddito creato dal lavoro ed occupazione le famiglie con figli non se ne possono creare.

Mi venga spiegato: quale progetto si può fare se sono inesistenti le basi su cui si basa una vita sociale della comunità eretta sui  pilastri della convivenza civile ed economica che nel contesto storico in cui si vive sono basati sul  lavoro e l’occupazione con cui si crea reddito per vivere, e dare da mangiare alla propria famiglia.

Mi venga spiegato: quale inserimento nella società si può dare a chi si accoglie, quando la stessa società è carente economicamente ed occupazionalmente. Rivolgendomi a colui che propone l’accoglienza mi preme fargli presente che questo suo ragionamento lo si può ritenere valido ed attuabile nelle città e paesi del nord e centro dove la disoccupazione è ridottissima e c’è un reddito pro capite tre o quattro volte maggiore del  nostro, ma non certamente nel nostro contesto, dove si creerà unicamente la guerra tra poveri e perfino alla ricerca di lavori precari anche se pochi ma unici rimasti.

E’ bene prima di agire e propagandare rendersi conto della situazione economica in cui si trova il nostro paese e le nostre zone in cui si vive, è facile per chi  è  abituato, come anche chi scrive, alla fine del mese ad avere lo stipendio Statale o altro sicuro introito, volgere lo sguardo  solo agli emigranti, ma bisogna anche non trascurare i bisogni dei  propri paesani con famiglie che per campare nel 2017  sono costretti ad accettare lavori precari ed umili e stagionali quando si presentano.

Di questo bisogna parlare ed interessarsi, al contrario si perde il tempo tra congressi e congressini a studiare come accogliere gli emigranti e dargli un alloggio, mantenerli con il vitto, senza che venga spiegato il dopo e quale tipologia di lavoro assegnargli farli sopravvivere.

Nessuno ha la formula magica per risolvere questo problema epocale e non lo è nemmeno questo dei progetti Sprar . Nessuno può ricavarla dalla storia. Gli uomini si spostano, come spiega il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, «da quasi due milioni di anni». Ma mai prima c’era stato uno tsunami demografico di questo genere. Questo è il nodo: se possiamo tenere i nervi saldi e prendere atto con realismo della difficoltà di individuare qui e subito soluzioni salvifiche, un po’ come quando la scienza brancola dubbiosa davanti a nuovi virus, è però impossibile rassegnarci a certi andazzi. Di qua il tamponamento quotidiano e affannoso delle sole emergenze con la distribuzione dei profughi a questo o quell’albergatore (magari senza scrupoli) senza un progetto di lungo respiro. Di là le barriere contro gli immigrati in fuga dalla fame o dalle guerre con l’incitamento a fermare l’immensa ondata stendendo reti e filo spinato.

E non uno straccio di statista che rassicuri le nostre società spaventate mostrando di essere all’altezza della biblica sfida. Son persone anche se non tutte che fuggono dalla guerra e dalla fame bisognose di accoglienza,  tra queste non mancano gente dedite ai reati di cui non si conosce niente della loro vita e sono un rischio nascosto che si presenta con l’accoglienza, ma che anche se accoglienza sia è che essa venga attuata  nel rispetto dei diritti e dei doveri che lo Stato deve concedere e richiedere in primis ai suoi cittadini, ma quando ad una moltitudine di italiani manca la casa, i lavoro ed un reddito decoroso per dare da mangiare ai propri figli, in un paese dove i giovani abbandonano tra le lacrime la loro terra nativa come accade nelle nostre zone, è la logica del vivere comune che contesta tale tipologia  di accoglienza a cui si da vitto ed a alloggio, gratuito, negato agi italiani.

E’ questa discrepanza di comportamento che genera una guerra tra poveri e le conseguenti contestazioni che vediamo sugli schermi televisivi ogni sera. Ed allora poniamo da parte  la questione dell’ accoglienza traslando la soluzione  a tempi migliori se si avranno ed agiamo uniti alla risoluzionedelle problematiche che assillano la nostra gente ed i nostri giovani!

                                                                                                       

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